Il vescovo di Faisalabad: Asia Bibi, simbolo delle sofferenze dei cristiani in
Pakistan
“Come cristiani, una piccola minoranza, continuiamo a promuovere la pace, la giustizia,
il dialogo e l’armonia, ma anche a difendere e sostenere valori come la democrazia,
lo Stato di diritto, la libertà di coscienza e religione e tutti i diritti inalienabili
dell’individuo, per il bene del Pakistan, che è la nostra patria”. Così, in un’intervista
all’agenzia Fides, il vicepresidente della Conferenza episcopale pakistana e vescovo
di Faisalabad, mons. Joseph Coutts, parla della difficile situazione dei cristiani
nel Paese, tornata sotto le luci della ribalta con la vicenda di Asia Bibi, la donna
accusata di blasfemia. “Asia è una donna che subisce un’ingiusta sofferenza – ha aggiunto
il presule – è il simbolo di tutti i cristiani vittime dell’odio religioso e della
legge sulla blasfemia in un Paese dove, negli ultimi dieci anni, l’intolleranza religiosa
è cresciuta”. Il vescovo è anche testimonial della campagna per l’abolizione della
legge sulla blasfemia promossa da Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) come una “battaglia
di civiltà per il Paese”. “Quando si affronta la questione, si tocca un tasto che
suscita forti emozioni; si passa subito al piano irrazionale", ha proseguito. "I partiti
fondamentalisti dicono che la legge serve a tutelare la religione ma non è affatto
vero, perché la legge si presta ad abusi e strumentalizzazioni”. Secondo il parere
di mons. Coutts, è fondamentale “mobilitare l’opinione pubblica e la società civile”:
a questo proposito, la comunità cristiana ha chiesto l’abrogazione della legge e ora
i giuristi stanno pensando a modifiche procedurali che introducano meccanismi finalizzati
a eliminare la possibilità di abusi. “Oggi sono molti i musulmani che, nella politica
e nella società, sostengono questa campagna”, ha concluso il presule. In effetti Sherry
Rehman, parlamentare musulmana del Pakistan People Party, ha annunciato che nella
prossima sessione di lavori dell’Assemblea nazionale presenterà una mozione per la
revisione della legge antiblasfemia: “Un test per tutto il Paese, che deve liberarsi
dal radicalismo e dall’estremismo”. Molte le pressioni dello stesso mondo islamico
al capo della Corte Suprema del Pakistan, Iftikhar Muhammad Chaudhry, affinché intraprenda
un’azione di sua iniziativa, mentre alcuni giuristi si dicono pronti a fare ricorso
alla Corte federale della Sharìa per tornare ad affrontare la questione da un punto
di vista religioso: l’Islam, infatti, non prevede l’applicazione della pena di morte
alle donne. Infine, dopo le numerose voci di sdegno sollevatesi a livello internazionale,
il presidente Ali Zardari ha chiesto al ministro per le Minoranze, Shahbaz Bhatti,
di consegnargli un rapporto ufficiale sulla vicenda di Asia Bibi. (A cura di Roberta
Barbi)