L'ufficio 'Tratta' dell'Usmi compie dieci anni di impegno missionario per salvare
le donne sfruttate
Era il gennaio del 2000 ed iniziava un cammino di concreta esperienza in risposta
alla triste realtà delle donne sfruttate e schiavizzate. In dieci anni di servizio
missionario l’Ufficio “Tratta donne e minori” dell’Unione delle Superiore Maggiori
d’Italia (Usmi) ha sostenuto l’opera di tante religiose a favore di donne immigrate.
A questo cammino è dedicato il convegno nazionale dell’Usmi, apertosi oggi a Roma.
Per un bilancio su questi dieci anni di generoso impegno, Amedeo Lomonaco ha
intervistato suor Eugenia Bonetti, responsabile dell’Ufficio “Tratta donne
e minori” dell’Usmi:
R. - Emerge,
molto forte, la creazione di questa vasta rete che siamo riusciti a mettere insieme
proprio grazie alla collaborazione di tutti, soprattutto di congregazioni religiose
e di tante religiose impegnate nei Paesi di origine, di transito e di destinazione.
E’ una situazione di grande sofferenza che noi vorremo si trasformi in una situazione
di speranza per queste donne e per il loro futuro.
D. - Avete dunque
creato una grande comunità per risanare le ferite di queste donne, lontane dalle loro
terre, senza futuro. La società civile è sempre pronta e preparata per sostenervi?
R.
- No. Gli interventi che sono stati fatti ultimamente non seguono la linea di reintegro
di queste persone ma seguono esclusivamente quella della repressione, della criminalizzazione
delle vittime. In questo caso, diventano ancora più vittime.
D. - Durante
il convegno è stato anche presentato il suo libro, a cura anche della giornalista
Anna Pozzi e intitolato “Schiave”, delle edizioni San Paolo. Quali realtà, quali storie
emergono da questo libro?
R. - Sono le donne stesse che raccontano le
loro storie. Siamo tutti chiamati in causa perché bisogna spezzare queste catene che
nel 2010 vedono ancora esistere milioni di persone rese schiave dai nostri sistemi
di vita. La vita religiosa coglie immediatamente la sofferenza di queste persone.
Noi vogliamo essere donne nel vero senso della parola. Vogliamo essere donne che diventano
madri per accogliere la vita di queste persone, aiutarle a ritrovare la voglia di
vivere e di pensare al loro futuro. (vv)