Il nunzio apostolico ad Haiti: servono fondi contro l'epidemia di colera
La popolazione di Haiti protesta contro il governo che non ha fornito misure né strutture
adeguate per far fronte all’epidemia di colera in atto. A parlare all’agenzia Sir
è mons. Bernardito Auza, nunzio apostolico della Santa Sede a Haiti, confermando le
ultime allarmanti notizie sugli scontri tra manifestanti e caschi blu dell'Onu (Minustah
è il nome della missione di stabilizzazione) a Cap-Haitien, che hanno causato morti,
feriti, saccheggi e il blocco delle operazioni umanitarie. Il colera ha già causato
1110 vittime e si contano 14mila contagi. Le autorità temono che si possa arrivare
a diecimila vittime e 200mila casi di contagio, anche oltre i confini del Paese. A
proposito degli scontri, il nunzio afferma che secondo le forze delle Nazioni Unite,
queste sono "manifestazioni politiche che mirano a ostacolare le elezioni del 28 novembre
prossimo". Dal canto loro, i manifestanti protestano contro l’Onu, accusandolo di
aver portato il colera ad Haiti, attraverso caschi blu nepalesi (il ceppo del colera
è infatti sud-asiatico). Per il presule Auza, "la rabbia della popolazione è causata
anche dalla nostra incapacità di migliorare la situazione degli sfollati del terremoto
del 12 gennaio. La miseria aumenta anziché diminuire, si spendono somme da capogiro
per la campagna elettorale mentre non vi sono fondi per la lotta contro il colera".
Cap-Haitien, osserva il nunzio, "era una città bellissima, ma ora è diventata irriconoscibile,
una baraccopoli piena di sporcizia ovunque". Per contrastare l'epidemia, le agenzie
umanitarie e i centri di salute della Chiesa "fanno quello che possono - dice mons.
Auza - fornendo medici, strutture e medicine". “Al momento - precisa - è molto più
sicuro stare nei campi che nelle bidonville, perché almeno nei campi vi è acqua potabile
e si vive sotto gli occhi vigili delle Ong e della comunità internazionale”. Le baraccopoli,
invece (il 67% del territorio di Port-au-Prince), "sono sporche, i cibi sono venduti
in mezzo all'immondizia e alle macerie, tra animali che razzolano liberamente e mangiano
i rifiuti non raccolti per giorni o settimane. L'acqua potabile, poi, è un problema
ovunque”. Dinanzi a questa tragedia, l’arcivescovo di Santo Domingo, cardinale Nicolas
de Jesus Lopez Rodrigue, nella vicina Repubblica Dominicana, dove ci sono casi di
contagio, ha chiesto alla comunità dei Paesi latinoamericani e a tutta la comunità
internazionale, di mantenere le promesse di aiuto alla popolazione haitiana. La Chiesa
locale, intanto, ha promosso una colletta domenica prossima per aiutare a combattere
il colera. A intervenire da subito è stata l’associazione Medici Senza Frontiere (Msf).
Stefano Zannini, il capo della missione di Msf ad Haiti dichiara che sono necessarie
più organizzazioni per curare i malati, specialmente adesso che i casi stanno drammaticamente
aumentando in tutto il Paese: “Non c’è più tempo da perdere in riunioni e dibattiti.
Ora è tempo di agire”. (C.P.)