2010-11-19 14:46:03

Il nunzio apostolico ad Haiti: servono fondi contro l'epidemia di colera


La popolazione di Haiti protesta contro il governo che non ha fornito misure né strutture adeguate per far fronte all’epidemia di colera in atto. A parlare all’agenzia Sir è mons. Bernardito Auza, nunzio apostolico della Santa Sede a Haiti, confermando le ultime allarmanti notizie sugli scontri tra manifestanti e caschi blu dell'Onu (Minustah è il nome della missione di stabilizzazione) a Cap-Haitien, che hanno causato morti, feriti, saccheggi e il blocco delle operazioni umanitarie. Il colera ha già causato 1110 vittime e si contano 14mila contagi. Le autorità temono che si possa arrivare a diecimila vittime e 200mila casi di contagio, anche oltre i confini del Paese. A proposito degli scontri, il nunzio afferma che secondo le forze delle Nazioni Unite, queste sono "manifestazioni politiche che mirano a ostacolare le elezioni del 28 novembre prossimo". Dal canto loro, i manifestanti protestano contro l’Onu, accusandolo di aver portato il colera ad Haiti, attraverso caschi blu nepalesi (il ceppo del colera è infatti sud-asiatico). Per il presule Auza, "la rabbia della popolazione è causata anche dalla nostra incapacità di migliorare la situazione degli sfollati del terremoto del 12 gennaio. La miseria aumenta anziché diminuire, si spendono somme da capogiro per la campagna elettorale mentre non vi sono fondi per la lotta contro il colera". Cap-Haitien, osserva il nunzio, "era una città bellissima, ma ora è diventata irriconoscibile, una baraccopoli piena di sporcizia ovunque". Per contrastare l'epidemia, le agenzie umanitarie e i centri di salute della Chiesa "fanno quello che possono - dice mons. Auza - fornendo medici, strutture e medicine". “Al momento - precisa - è molto più sicuro stare nei campi che nelle bidonville, perché almeno nei campi vi è acqua potabile e si vive sotto gli occhi vigili delle Ong e della comunità internazionale”. Le baraccopoli, invece (il 67% del territorio di Port-au-Prince), "sono sporche, i cibi sono venduti in mezzo all'immondizia e alle macerie, tra animali che razzolano liberamente e mangiano i rifiuti non raccolti per giorni o settimane. L'acqua potabile, poi, è un problema ovunque”. Dinanzi a questa tragedia, l’arcivescovo di Santo Domingo, cardinale Nicolas de Jesus Lopez Rodrigue, nella vicina Repubblica Dominicana, dove ci sono casi di contagio, ha chiesto alla comunità dei Paesi latinoamericani e a tutta la comunità internazionale, di mantenere le promesse di aiuto alla popolazione haitiana. La Chiesa locale, intanto, ha promosso una colletta domenica prossima per aiutare a combattere il colera. A intervenire da subito è stata l’associazione Medici Senza Frontiere (Msf). Stefano Zannini, il capo della missione di Msf ad Haiti dichiara che sono necessarie più organizzazioni per curare i malati, specialmente adesso che i casi stanno drammaticamente aumentando in tutto il Paese: “Non c’è più tempo da perdere in riunioni e dibattiti. Ora è tempo di agire”. (C.P.)







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