Berlino assicura “grande fiducia” a Dublino: con le riforme supererà la crisi
Il governo tedesco ha espresso oggi “grande fiducia” nella capacità di Dublino di
attuare le previste riforme per superare la crisi. “Il governo tedesco appoggia appieno
le politiche del governo irlandese e ha grande fiducia nelle coraggiose politiche
di riforma contenute nel piano quadriennale che verrà presentato all'inizio di dicembre”,
ha detto il portavoce del governo, Steffen Seibert. Intanto, in un'intervista al quotidiano
francese "Le Monde", il direttore del Fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf),
Klaus Regling, fa sapere che la missione di Commissione europea, Bce e Fondo monetario
internazionale in Irlanda durerà “circa due settimane, per analizzare la situazione,
valutare i bisogni finanziari e identificare le riforme strutturali da operare”. L'Efsf,
sottolinea Regling, interverrà solo “su mandato unanime dell'Eurogruppo". La situazione
irlandese, sottolinea Regling, è “sotto controllo” dal punto di vista del bilancio
pubblico, che “ha finanziamenti fino alla metà del 2011”, ma “è il settore bancario
che penalizza il Paese, dopo lo scoppio della bolla immobiliare”.
In Pakistan
attentato senza vittime ad una moschea ahmadi Un commando armato ha aperto
il fuoco vicino ad una moschea della minoranza musulmana ahmadi a Lahore (Pakistan
nord-orientale) ma è stato messo in fuga dalla pronta reazione dei servizi di sicurezza
senza che vi fossero vittime. Lo riferisce DawnNews Tv. Un portavoce della polizia
ha reso noto che un gruppo di quattro o cinque uomini ha attaccato la moschea nel
quartiere di Mughalpura con armi di piccolo calibro, impegnandosi in una sparatoria
durata alcuni minuti, prima di fuggire. Minoranza all'interno del mondo islamico,
gli ahmadi sono stati spesso perseguitati. In Pakistan nel maggio 2010 almeno 93 persone
sono state uccise quando furono attaccate contemporaneamente a Lahore due moschee.
Attentato
a un alto ufficiale dei servizi segreti yemeniti Un alto ufficiale dei servizi
segreti yemeniti è rimasto gravemente ferito oggi dopo essere stato pugnalato da due
uomini in un quartiere della capitale Sanaa, non lontano dall'ambasciata americana.
Lo hanno reso noto testimoni secondo i quali il colonnello Ibrahim Abbas è stato attaccato
all'alba nel quartiere Saawan, nel nord est della città mentre si stava recando in
moschea per la preghiera dell'alba. Gli aggressori lo hanno colpito con numerosi colpi
del pugnale tradizionale curvo yemenita alla schiena e al collo, e il colonnello è
stato ricoverato in uno stato definito “grave”. Al Qaeda, nata nella penisola arabica
dalla fusione dei rami sauditi e yemenita della rete terroristica, in questi ultimi
mesi ha moltiplicato gli attacchi contro le istituzioni nello Yemen.
In
Cisgiordania i coloni ebrei cercano di evitare la moratoria sugli insediamenti Uno
sciopero generale è stato indetto per domenica in numerosi insediamenti in Cisgiordania
in un primo atto di protesta contro il governo di Benyamin Netanyahu nella eventualità
che esso accolga la richiesta statunitense per una nuova moratoria di tre mesi per
rilanciare negoziati di pace con i palestinesi. Israele ha già osservato una moratoria
di dieci mesi, che si è conclusa alla fine di settembre. Mentre Netanyahu attende
ancora dai dirigenti americani alcuni chiarimenti sugli incentivi che Israele riceverebbe
se accettasse un ulteriore congelamento dei progetti edili in Cisgiordania, il movimento
dei coloni ha deciso di rompere gli indugi. Domenica dunque - secondo quanto ha riferito
il presidente del Consiglio degli insediamenti Dany Dayan - nelle colonie cisgiordane
resteranno chiusi gli uffici municipali e gli edifici scolastici, mentre a Gerusalemme
sarà organizzata una manifestazione di protesta. Ieri Dayan ha partecipato a Tel Aviv
ad un dibattito organizzato dal Centro Peres per la pace, in cui ha ribadito che le
colonie in Cisgiordania “sono ormai un fatto compiuto”: non solo non saranno sgomberate,
ma al contrario sono destinate ad estendersi anche in futuro. Malgrado il suo atteggiamento
rigido, Dayan ha rivelato di aver ricevuto minacce anonime - presumibilmente da coloni
estremisti - per aver accettato l'invito del Centro Peres, che è favorevole invece
al ritiro da numerosi insediamenti per consentire la realizzazione di uno Stato palestinese
indipendente.
Calma in Madagascar dopo il tentato golpe Il governo
del Madagascar ha chiesto alla popolazione di evacuare la zona del campo militare
alla periferia della capitale Antananarivo che da due giorni è la base di un gruppo
di ufficiali ammutinati. L'annuncio è stato fatto con un messaggio in televisione
e alla radio. Ieri otto milioni di malgasci sono stati chiamati al voto per un referendum
costituzionale e oggi malgrado una certa apparente calma la gente continua ad interrogarsi
su quello che potrà accadere nelle prossime ore. Sembra che le forze filo-governative
tengano sotto controllo la situazione e abbiano confinato i golpisti nella caserma
di Bani nella base aero-navale di Ivato. Riguardo al referendum costituzionale di
ieri, secondo le fonti contattate dall'Ansa i risultati del test elettorale saranno
comunicati nei prossimi giorni, anche se si sta delineando una vittoria del sì, a
favore di Andry Rajoelina, l'attuale presidente dell'autorità di transizione.
Il
procuratore capo del Tpi certo che Mladic e Hadzic saranno catturati entro il 2014 Ratko
Mladic e Goran Hadzic, gli ultimi due criminali di guerra serbi richiesti dalla giustizia
internazionale, saranno sicuramente catturati entro il 2014, quando cesserà il mandato
del Tribunale penale internazionale dell'Aja (Tpi). Di ciò si è detto convinto il
procuratore capo del Tpi Serge Brammertz. Esprimendo un giudizio positivo sul lavoro
degli inquirenti serbi impegnati nelle ricerche dei due fuggitivi, Brammertz - che
nei giorni scorsi è stato in visita a Belgrado – ha tuttavia ribadito che “si deve
e si può fare molto di piu”. “L'ipotesi principale è che Mladic sia in Serbia, dove
è stato visto l'ultima volta nel 2006, anche se naturalmente non escludiamo altre
opzioni”, ha affermato il magistrato, secondo il quale l'ex generale gode di forti
appoggi tra i militari. “Dal momento che Mladic è un militare, vi sono ragioni di
presumere che venga appoggiato e protetto da ambienti militari, anche se non dispongo
di informazioni precise al riguardo”, ha detto. Ratko Mladic ex capo militare dei
serbi di Bosnia, è accusato di genocidio e crimini contro l'umanità in primo luogo
per l'assedio di Sarajevo e il massacro di 8 mila musulmani nel luglio 1995 a Srebrenica.
Goran Hadzic, ex capo politico dei serbi di Croazia, è anch'gli ricercato con l'accusa
di genocidio e crimini di guerra.
In Ucraina le modifiche alla Costituzione
cancellano l’ipotesi di elezioni a primavera La Corte Costituzionale ucraina
ha approvato le modifiche apportate alla Costituzione in base alle quali il mandato
del Parlamento è stato esteso di un anno, di fatto consentendo di indire le prossime
elezioni nell'ottobre 2012 e non nella primavera del prossimo anno. Con questa decisione,
la Corte ha dato ragione alla maggioranza parlamentare filo presidenziale. Il primo
ottobre scorso la Corte costituzionale ha cancellato la riforma politica del 2004
che riduceva i poteri del presidente a vantaggio del premier e del Parlamento, riservando
a quest'ultimo la nomina del primo ministro e della maggior parte dei ministri.
In
Nuova Zelanda preoccupazione per 33 minatori Sono 33 i minatori che risultano
dispersi dopo un'esplosione avvenuta in una miniera di carbone in Nuova Zelanda. L'incidente
è avvenuto nella miniera di Pike River Coal presso la costa orientale dell'isola del
sud, a 50 km dalla cittadina di Greymouth, verso le 16.30 (le 4.30 di stamattina in
Italia). I minatori registrati per il turno erano 35. Due sono riusciti a tornare
alla luce e vengono ora sentiti da funzionari della compagnia per determinare la portata
dell'incidente. La miniera produce carbone di alto grado per la produzione di acciaio,
specie per il mercato indiano, ed è situata sul versante opposto della catena di Paparoa,
rispetto alla miniera ora chiusa detta Strongman State, dove 19 minatori sono morti
in un'esplosione nel 1968. Le operazioni a Pike River Coal sono state travagliate
da ritardi, in particolare per il crollo di un pozzo di ventilazione quando stava
per avviare la produzione. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 323
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