2010-11-19 15:45:48

Afghanistan, rapporti con la Russia, terrorismo e riforma dell'Alleanza al centro del vertice Nato


Non un vero e proprio calendario di disimpegno dall’Afghanistan ma una nuova linea di azione. Sembra questo l’obiettivo da aspettarsi dal vertice Nato di Lisbona che si apre nel pomeriggio alla presenza anche del presidente Karzai. Peraltro l’appuntamento di oggi e domani è voluto per ripensare tutta la strategia dell’Alleanza atlantica. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

Un nuovo ‘concetto strategico’ di Alleanza: modalità di azione per adeguare capacità e strutture alle nuove sfide della sicurezza. Questo ci si aspetta dal vertice Nato che si sta per aprire. Ma c’è un altro punto centrale: la svolta nelle relazioni con la Russia. L’obiettivo sarebbe una vera e propria partnership per lottare insieme contro il terrorismo internazionale, il narcotraffico e la pirateria. Dopo la tensione seguita al conflitto russo-georgiano, si parlerà del discusso scudo anti-missile e si chiederà la partecipazione di Mosca. Ma pesano le divergenze tra USA e Russia sullo scudo antimissile e i dubbi di Washington sulla ratifica in tempi brevi da parte di Mosca del Trattato Start sul disarmo nucleare. In ogni caso, a ben guardare nell’immediato è sull'Afghanistan che la Nato si gioca il futuro. Dopo nove anni di guerra, alla presenza del presidente afghano Karzai, l'Alleanza e gli altri 20 Paesi che partecipano alla missione Isaf, dovranno proporre da Lisbona una tabella di marcia per la consegna della responsabilità della sicurezza e della costruzione del Paese nelle mani delle autorità locali. Poi il ruolo della Nato cambierà: non più combattente, ma di sostegno. E a questo proposito al suo arrivo poco fa a Lisbona Obama ha assicurato che a transizione conclusa il Paese “non sarà abbandonato a sè stesso”. Resta da dire del fantasma della crisi che aleggia: l’effetto 'domino' sui Paesi più a richio di Eurolandia - Portogallo-Irlanda-Grecia - potrebbe approdare al vertice Nato di Lisbona nel bilaterale tra il presidente Usa e il presidente portoghese.

Sui motivi di una ridefinizione dei ruoli dell’Alleanza atlantica, fermi restando il principio della difesa collettiva e l’obiettivo di garantire pace e libertà, Giada Aquilino ha intervistato Ennio Di Nolfo, storico delle relazioni internazionali:RealAudioMP3

R. – A me pare che la Nato abbia passato tutta la sua esistenza cercando di ridefinire il proprio ruolo. Se ripenso agli anni dal ’49 in avanti, fino a oggi, noto che la Nato ha ridefinito il proprio ruolo almeno tre volte: nel ’75, quando ci sono stati gli accordi di Helsinki e, quindi, i problemi interni all’Europa e ai quali la Nato era destinata in prevalenza sono cessati; nel ’99 con la dichiarazione strategica di Washington, quando la Nato ha accettato di operare al di fuori dei confini stabiliti dal Patto; e adesso, quando il nemico è diventato più evanescente ma più subdolo e più complicato da cogliere.

D. – Quali sono le questioni che minacciano la sicurezza dei Paesi Nato nel XXI secolo?

R. – In sé e per sé, nessuna; se non la crisi economica e l’avanzamento crescente di nuovi soggetti nel sistema internazionale. Più in concreto, il compito del vertice Nato di Lisbona sarebbe quello di approvare un documento strategico che muti la natura e la missione della Nato. Questo mutare la missione della Nato vuol dire, praticamente, due cose: dal punto di vista negativo, mascherare in un modo decoroso la sconfitta che la Nato sta subendo in Afghanistan e trovare il modo per ritirarsi entro il 2014 in una maniera diversa da quella accaduta in Vietnam e, quindi, trovare un modo per dire che, in realtà, esiste un potere a Kabul. Dall’altro, emergono soggetti ostili potenzialmente nuovi e conflitti nuovi che sono quelli mediorientali - in effetti da sempre esistenti - rinnovati dalla minaccia iraniana; e poi sospetti verso l’atteggiamento ambiguo che da un lato la Cina, dall’altro la Russia, possono assumere. Io non credo però che per un lungo periodo di tempo la Russia possa assumere di nuovo un indirizzo ostile verso l’Alleanza atlantica. Penso, invece, che qualche elemento di allarme possa venire dai rapporti tra la Cina e i Paesi africani. Se è vero che l’Africa è il nuovo Continente dove si svilupperà una grande crescita futura, se è vero, in altre parole, che l’Africa è la nuova Asia destinata a diventare un soggetto importante della vita internazionale, è qui che la Cina sta sviluppando il suo sforzo di penetrazione più intenso. Se, poi, li chiamano conflitti come “attacchi cibernetici”, se li chiamano “trasformazione della Nato” in un esercito più leggero ma capace di agire in una maniera più efficiente dovunque nel mondo, allora vuol dire che la Nato sceglie di diventare l’esercito delle Nazioni Unite. (bf)







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