“Scienza e vita”: fuorviante il messaggio sulla vita della trasmissione Rai “Vieni
via con me”
E’ stato “fuorviante e fortemente diseducativo a livello sociale” il messaggio lanciato
lunedì sera durante la trasmissione “Vieni via con me”, presentata dal conduttore
Fabio Fazio e dallo scrittore Roberto Saviano. E’ quanto afferma all’agenzia Sir il
copresidente di “Scienza e Vita”, Lucio Romano, commentando la trattazione, durante
il programma andato in onda su Rai 3, dei casi di Pier Giorgio Welby ed Eluana Englaro.
Le loro drammatiche storie, che sono anche un’esortazione a riflettere sul diritto
alla vita di ogni essere umano, non possono prescindere da alcune precise domande.
È lecito staccare il respiratore artificiale ad un malato di sclerosi laterale amiotrofica,
completamente paralizzato, ma capace di manifestare la propria volontà, e di dare
il consenso informato? È lecito sospendere alimentazione ed idratazione ad un paziente
in stato vegetativo? Le risposte date a queste ed altre domande attraverso le testimonianze
della vedova di Pier Giorgio Welby e del padre di Eluana Englaro durante la trasmissione
“Vieni via con me” hanno scatenato la “reazione negativa” di diverse associazioni
di familiari di persone gravemente disabili o in stato vegetativo. “Si è utilizzata
una terminologia errata – spiega Lucio Romano – confondendo lo stato vegetativo con
lo stato di coma. Sotto il profilo bioetico – aggiunge – sappiamo come il ricorso
all’emotivismo non porti ad alcun risultato di crescita, ma suggestioni l’interlocutore
al punto da far ritenere che la scelta da assumere sia giusta solo in funzione dell’espressione
di una volontà emotiva del soggetto”. “Mentre Pier Giorgio Welby – precisa inoltre
Lucio Romano - è stato in grado di esprimere la propria volontà, nel caso di Eluana
si è trattato di una volontà presunta, ossia ricostruita”. E’ stato poi molto grave
– sottolinea quindi il copresidente di “Scienza e Vita” – “l’aver parlato di eutanasia
in modo sottilmente ipocrita senza mai usarne il termine”. Questo indica “la volontà
di introdurla a livello sociale e culturale, pur senza richiamarla esplicitamente”.
E’ una procedura scorretta – fa notare Lucio Romano – “per fuorviare i telespettatori
ai quali le due vicende sono state presentate come casi di accanimento terapeutico.
Far passare l’eutanasia come un procedimento che rispetta la dignità della persona
e presentare come non degna la vita di persone con gravi disabilità – aggiunge - è
inaccettabile dal punto di vista dei contenuti e della comunicazione della cultura”.
Ad indignare – afferma ancora Lucio Romano – è che sia proprio “chi parla di dignità
delle persone a livello civile, sociale e politico a cancellare poi il fondamento
di questa dignità”. A cancellare un così alto valore che caratterizza ogni essere
umano, “soprattutto nelle situazioni di massima disabilità e disagio”. “La vita di
ognuno – conclude – è un bene comune” e ciascuno è “responsabile di quella dell’altro
e deve prendersene cura”. Questo costituisce “il fondamento del vivere civile in una
società autenticamente democratica”. (A.L.)