Speranza tra i cristiani in Pakistan dopo l’appello del Papa per Asia Bibi
Hanno ricevuto vasta eco in Pakistan, tra la comunità cristiana, le parole pronunciate
ieri dal Papa, al termine dell’udienza generale, sulla vicenda della donna cristiana
condannata alla pena capitale. Il vescovo di Islamabad - Rawalpindi, mons. Anthony
Rufin, sottolinea al Sir che la condanna a morte “può essere fermata perché il governo
pachistano sa di avere l’attenzione della comunità internazionale”. A questa risonanza
internazionale si aggiunge anche l’appello di Benedetto XVI: “In modo particolare
– ha detto ieri il Santo Padre - esprimo la mia vicinanza spirituale alla sig.ra Asia
Bibi e ai suoi familiari, mentre chiedo che, al più presto, le sia restituita la piena
libertà”. Ricordando la vicenda di Asia Bibi, mons. Anthony Rufin spiega poi che
in Pakistan non sono rari litigi e discussioni tra musulmani e persone appartenenti
a minoranze religiose. Soprattutto nei villaggi – osserva il presule – “le persone
sono povere e meno istruite e non sanno come rispondere o tacere di fronte ai provocatori”.
Nell’appello lanciato ieri dal Papa viene inoltre ricordata la difficile situazione
dei cristiani in Pakistan, “spesso vittime di violenze o di discriminazione”. Il Santo
Padre ha pregato, in particolare, “per quanti si trovano in situazioni analoghe, affinché
anche la loro dignità umana ed i loro diritti fondamentali siano pienamente rispettati”.
“La comunità cristiana pachistana – ricorda Elly Xenou di Caritas International –
è molto esposta alle discriminazioni”. “Molti cristiani – aggiunge – sono poveri perché
il sistema delle caste si è trasformato in un sistema di classi sociali, quasi feudale”.
“Purtroppo in Pakistan il livello dell’educazione è molto basso, così si possono creare
molti fraintendimenti riguardo alla religione”. Ma la gente “è molto calorosa e accogliente
e il fondamentalismo non appartiene alla loro cultura”. Le diverse comunità del Paese
– conclude Elly Xenou – “possono vivere insieme pacificamente e sostenersi reciprocamente,
come dimostra la storia antica del Pakistan”. (A cura di Amedeo Lomonaco)