Leader musulmani del Pakistan: “istituzioni complici del martirio delle minoranze”
Ali Jinnah, il padre della patria e l’estensore della Costituzione del Pakistan “avrebbe
sposato la campagna per salvare Asia Bibi e per abrogare la legge sulla blasfemia”.
Se le istituzioni non proteggono le minoranze religiose, “diventano complici del loro
martirio”. E’ quanto dicono all’agenzia Fides autorevoli esponenti musulmani del “Jinnah
Institute” di Islamabad, istituto indipendente che lavora per la costruzione dello
Stato di diritto e della democrazia in Pakistan. Si moltiplicano le voci nella società
civile del Pakistan per la salvezza di Asia Bibi e l’abolizione della controversa
legge sulla blasfemia. Sono voci di intellettuali, opinion leader e organizzazioni
musulmane, che “danno fiato alle speranze dei cristiani”, dice una fonte locale della
Fides. L’impegno dei musulmani moderati è essenziale per creare un vasto movimento
di opinione, che possa sfociare nell’abolizione della legge in Parlamento. L’abrogazione,
infatti, fino ad oggi è stata un “tabù”, data la protesta dei settori islamici fondamentalisti
che ne hanno avversato ogni tentativo di revisione. Sia il generale Pervez Musharraf,
sia la leader assassinata Benazhir Bhutto in passato ci hanno provato ma hanno dovuto
desistere per l’opposizione di leader religiosi come la Conferenza degli “Jamiat Ulema
del Pakistan”, che rappresenta oltre 30 partiti religiosi. “Siamo felici dell’appello
del Papa e delle pressioni della comunità internazionale. Ma il passo decisivo è il
sostegno e la convinzione dell’opinione pubblica pakistana”, sottolinea una fonte
di Fides nella Chiesa locale. Sherry Rehman, intellettuale musulmano, eletta in Parlamento
nelle file del “Pakistan People party”, membro della Commissione Nazionale sulla condizione
della Donna, è Preside del prestigioso “Jinnah Istitute”, che si ispira all’opera
di Ali Jinnah. Rehman dice che “è chiaro che Asia Bibi è un’altra vittima del pregiudizio
che pervade le nostre istituzioni. Se tutte le istituzioni dello Stato, inclusa la
magistratura e il sistema giudiziario, non sono in grado di proteggere le minoranze
dagli abusi, è una questione grave, che le rende complici del loro martirio. Da oltre
vent’anni la legge sulla blasfemia viene manipolata e usata come strumento di dominio
sulle comunità più deboli. Il tempo è maturo per rimuoverla”. Ali Dayan Hasan, ricercatore
musulmano e membro dell’Istituto, afferma che “il caso di Asia Bibi deve servire come
‘sveglia’ alla società pakistana per la tutela dei diritti umani; come richiamo al
sistema giudiziario, che deve liberarsi di incompetenza e bigottismo; come invito
pressante al governo perché trovi la volontà politica di abrogare la legge sulla blasfemia”.
(R.P.)