Brasile: il 20 novembre Giornata nazionale della coscienza nera
Un evento di orientamento commemorativo ma al tempo stesso un'occasione privilegiata
di promozione interculturale quanto mai attuale per far fronte a pericolose ventate
di qualunquismo xenofobo e razzista”. Con queste parole padre Ari Antônio dos Reis,
responsabile per la pastorale afro-brasiliana della Conferenza nazionale dei vescovi
del Brasile illustra il senso della Giornata nazionale della coscienza nera che si
celebrerà, il 20 novembre prossimo, in tutto il Brasile. Secondo il religioso, l'annuale
appuntamento mira soprattutto a sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni
politiche sui diritti inalienabili legati all'appartenenza etnica, una consapevolezza
che deve poter divenire appunto «coscienza» di condividere, nel rispetto e nella fratellanza,
la condizione di essere tutti persone, cittadini del mondo latori di diritti inalienabili.
La Giornata ricorda la data dell'assassinio di Zumbi dos Palmares, leader e simbolo
della lotta contro la schiavitù in Brasile. Padre Dos Reis, pur evidenziando i progressi
nel cammino di affermazione dei diritti degli afro-brasiliani, ha sottolineato il
nascere, nel tempo, di “nuove forme di oppressione e di negazione del diritto alla
cittadinanza ai neri, attraverso meccanismi di esclusione che hanno mano a mano
acquisito volti diversi”. Tra queste “nuove forme” di esclusione, specialmente nel
XIX secolo, il religioso ha ricordato il non accesso dei neri all'istruzione, al lavoro
e l'impossibilità di avere un alloggio decente. In particolare la celebrazione eucaristica
— sottolinea il religioso — è «la più ricca espressione di gratitudine a Dio per
il rafforzamento dei vincoli della comunione ecclesiale e della fraternità. Il responsabile
della pastorale afro-brasiliana conclude riaffermando la centralità del mistero eucaristico
nella vita della Chiesa e del cristiano. «Per i cattolici la santa Eucaristia è considerata
la forma di preghiera più importante e sublime. Durante la celebrazione eucaristica
i cattolici condividono il corpo e il sangue di Gesù nelle specie del pane e del vino.
La morte di Cristo sulla croce, compiuta una volta per sempre, fu sufficiente — sottolinea
padre Ari Antônio dos Reis — ad espiare tutti i nostri peccati. Colui che ci ha donato
il pane della vita per la nostra salvezza è il simbolo vivente dell'accoglienza,
dell'inclusione di tutta l'umanità nella via, nella verità e nella vita. Questo fulgido,
incomparabile modello deve poter essere incarnato anche nella vita quotidiana, nell'organizzazione
civile e politica dove nessuna persona più essere esclusa».(C.P)