Non si placa la violenza anticristiana in Iraq. Mons. Casmoussa: indaghi l'Onu
Cristiani senza pace in Iraq. Dopo l’attentato alla chiesa di Baghdad costato la vita
di 55 persone, e la dichiarazione di Al Qaeda secondo cui i cristiani sono “obiettivi
legittimi”, lo scorso 15 novembre, a Mossul, altri due uomini sono stati uccisi nelle
loro case. Secondo le dichiarazioni della polizia, alcuni sconosciuti hanno fatto
irruzione nelle abitazioni e li hanno freddati con armi automatiche prima di fuggire.
Le vittime si chiamavano Nabil Ghanem e Nashwan Khoder, entrambi 36 anni. Il primo,
siro-cattolico, era dipendente delle unità provinciali delle organizzazioni di lotta
contro la corruzione, il secondo, un falegname d’origine armena. Mons. Basile George
Casmoussa, arcivescovo siro-cattolico di Mossul, ha detto ad AsiaNews che questi
ultimi attacchi sembrano essere indice di un cambiamento di strategia nella persecuzione
dei cristiani: “La novità è che i terroristi ora attaccano direttamente nelle case”.
Secondo il presule, molte famiglie cristiane “lasciano o vorrebbero lasciare le grandi
città, Baghdad e Mossul in particolare. Il primo passo è stato quello di lasciare
le loro case. Ma alcuni di loro cercheranno di andare all’estero”. Mons. Casmoussa
ha quindi chiesto alle Nazioni Unite “di discutere seriamente il problema dei cristiani
iracheni. Di mandare una vera commissione d’inchiesta. Di fare pressioni sul governo
iracheno, affinché garantisca un’attenzione e una sicurezza più alte alle chiese e
ai villaggi cristiani. E di perseguire gli omicidi, fino in fondo”. (M.G.)