In due mesi 120 mila sudcoreani conquistati dal docu-film su padre Lee Tae-suk
Dalla prima proiezione, nel settembre scorso, ha attirato oltre 120mila spettatori,
facendo registrare un record assoluto per le sale cinematografiche della Corea del
Sud. Il successo registrato dal film-documentario "Don't cry for me Sudan", dedicato
alla vita del missionario John Lee Tae-suk, ha saputo riscuotere i consensi di critica
e pubblico pur senza una massiccia campagna promozionale e pubblicitaria. A dispetto
di fede religiosa, età e sesso, decine di migliaia di persone hanno voluto assistere
alle proiezioni e condividere le emozioni suscitate all'esterno dei cinema e nei forum
dedicati su internet. Nel mese di novembre il film ha varcato i confini sud-coreani
per raggiungere le sale statunitensi (a Los Angeles, la patria del cinema Usa) e tedesche,
dove verrà trasmesso in occasione della 61ma edizione del Berlin International Film
Festival, in calendario dal 10 al 20 febbraio 2011. "Don't cry for me Sudan" racconta
la storia di padre John Lee Tae-suk, missionario sud-coreano, che ha esercitato la
professione medica prima di fare il suo ingresso fra i Salesiani, scomparso il 14
gennaio scorso all'età di 48 anni per un cancro al colon. Dopo l'ordinazione sacerdotale
nel 2001, egli ha iniziato l'opera missionaria a Tonj, una cittadina nel sud del Sudan
martoriata dalla guerra. Negli anni ha saputo essere sacerdote, medico, insegnante,
musicista, sapendo donare affetto a tutti. Ha inoltre fondato un ospedale e una scuola,
oltre a dar vita a un movimento giovanile. Sul letto di morte, il religioso ha invocato
la figura di San Giovanni Bosco e ha sospirato: "Non abbiate timori. Tutto è bene".
Grazie al documentario, moltissimi non-cattolici hanno potuto conoscere e apprezzare
le figura del sacerdote, che ha già prodotto un piccolo miracolo per la Sudan Youth
Education Foundation, che si occupa dei giovani sudanesi: le offerte dei donatori
sono aumentate in modo esponenziale dopo la proiezione del film, passando da 3mila
a oltre 10mila. Oggi le scorte di medicine e apparecchiature sono garantite, nuovi
edifici fra cui scuole e ospedali sono in costruzione e i giovani possono scorgere
un futuro di speranza davanti a sé. Perché, come spiegano in molti, "i semi che padre
Lee ha sparso nella terra di Tonj, porteranno frutti in abbondanza". (R.P.)