Arabia Saudita. Appello del gran mufti per l'Hajj: “Rifiutare violenza e terrorismo”
“Una delle caratteristiche più importanti dell'islam è la moderazione, tanto nella
pratica della religione quanto nel comportamento dei suoi fedeli; altro aspetto essenziale
è l'esistenza di un equilibrio fra le domande dell'anima, il corpo e la mente”. Suona
come un monito il sermone pronunciato lunedì dal gran mufti dell'Arabia Saudita, nella
moschea di Namira, ai piedi del monte Arafat, davanti ad almeno due milioni di pellegrini
assiepati dentro e soprattutto fuori l’edificio di culto, situato a circa venti chilometri
a sud-est di La Mecca. L’autorità religiosa ha poi chiesto espressamente di rifiutare
la violenza e il terrorismo in tutte le loro forme; “chiunque compia tali azioni sta
infatti tradendo i principi dell'islam, una religione che vuole e chiede la pace”.
Si è trattato di un richiamo alla moderazione religiosa destinato soprattutto a coloro
che, nascondendosi dietro alla bandiera dell'islam, usano metodi violenti per difendere
la loro fede. La marea umana si estendeva fino al monte Arafat, il luogo dove il profeta
Maometto fece il suo ultimo discorso e dove il fedele musulmano, nel secondo giorno
dell'Hajj, si raccoglie in preghiera e presenta le sue lodi e il suo pentimento
a Dio, rimanendo lì fino al tramonto, vestito del solo ihram (un abito composto
da due pezzi di stoffa bianca senza cuciture). Il gran mufti saudita — riferisce l'agenzia
Efe ripresa dall’Osservatore Romano — ha quindi chiesto ai musulmani di unirsi per
lottare contro l'apostasia e contro quelli che vogliono il male del popolo islamico,
“specialmente in Iraq, in Sudan e in Afghanistan”. L'appello è in linea con i continui
richiami fatti negli ultimi anni dalla massima autorità religiosa del regno e caratterizzati
da dure critiche nei confronti dei gruppi radicali islamici e delle azioni terroristiche
suicide: chi lavora per diffondere il caos e l'anarchia nel mondo, chi predica la
violenza e porta sulla cattiva strada i giovani, agisce contro gli insegnamenti dell'islam.
Nel suo sermone, Sheikh Abdul Aziz ha denunciato inoltre la discriminazione tra gli
esseri umani, così come quella esistente “tra le popolazioni del Terzo mondo da una
parte e dei Paesi più sviluppati dall'altra”. E rivolgendosi direttamente ai fedeli
musulmani, ha chiesto di sostenersi reciprocamente in un momento storico dove le sfide
concrete si chiamano anche disoccupazione e innalzamento dei prezzi. Ieri i pellegrini
si sono riuniti tra Mina e Muzdalifa per il rito del lancio di sette pietre contro
tre colonne che simbolizzano le tentazioni di Satana. Si sono portati poi a La Mecca
dove gireranno sette volte attorno alla Kaaba. Quindi si taglieranno i capelli
prima di immolare a Dio un agnello, dando inizio alla “festa del sacrificio” che segna
la fine dei principali riti dell'Hajj. (M.G.)