Appello di Benedetto XVI per la liberazione di Asia Bibi e in difesa dei cristiani
in Pakistan
All'udienza generale di questa mattina, in Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha levato
un appello per "la difficile situazione dei cristiani in Pakistan", che - ha affermato
- "spesso sono vittime di violenze o di discriminazione. In modo particolare - ha
detto - oggi esprimo la mia vicinanza spirituale alla Sig.ra Asia Bibi e ai suoi familiari,
mentre chiedo che, al più presto, le sia restituita la piena libertà. Inoltre prego
per quanti si trovano in situazioni analoghe, affinché anche la loro dignità umana
ed i loro diritti fondamentali siano pienamente rispettati". In precedenza, davanti
a circa 12 mila persone, il Papa aveva tenuto la catechesi incentrandola su Santa
Giuliana di Cornillon, conosciuta anche come Santa Giuliana di Liegi, nei cui pressi
nacque nel 1191 o 1192. Di seguito il testo della catechesi del Pontefice:
Cari
fratelli e care sorelle,
anche questa mattina vorrei presentarvi una
figura femminile, poco nota, a cui la Chiesa però deve una grande riconoscenza, non
solo per la sua santità di vita, ma anche perché, con il suo grande fervore, ha contribuito
all’istituzione di una delle solennità liturgiche più importanti dell’anno, quella
del Corpus Domini. Si tratta di santa Giuliana di Cornillon, nota anche come santa
Giuliana di Liegi. Possediamo alcuni dati sulla sua vita soprattutto attraverso una
biografia, scritta probabilmente da un ecclesiastico suo contemporaneo, in cui vengono
raccolte varie testimonianze di persone che conobbero direttamente la Santa.
Giuliana
nacque tra il 1191 o il 1192 nei pressi di Liegi, in Belgio. E’ importante sottolineare
questo luogo, perché a quel tempo la Diocesi di Liegi era, per così dire, un vero
“cenacolo eucaristico”. Prima di Giuliana, insigni teologi vi avevano illustrato il
valore supremo del Sacramento dell’Eucaristia e, sempre a Liegi, c’erano gruppi femminili
generosamente dediti al culto eucaristico e alla comunione fervente. Guidate da sacerdoti
esemplari, esse vivevano insieme, dedicandosi alla preghiera e alle opere caritative. Rimasta orfana a 5 anni, Giuliana con la sorella Agnese fu affidata alle
cure delle monache agostiniane del convento-lebbrosario di Mont-Cornillon. Fu educata
soprattutto da una suora, di nome Sapienza, che ne seguì la maturazione spirituale,
fino a quando Giuliana stessa ricevette l’abito religioso e divenne anche lei monaca
agostiniana. Acquisì una notevole cultura, al punto che leggeva le opere dei Padri
della Chiesa in lingua latina, in particolare sant’Agostino, e san Bernardo. Oltre
ad una vivace intelligenza, Giuliana mostrava, fin dall’inizio, una propensione particolare
per la contemplazione; aveva un senso profondo della presenza di Cristo, che sperimentava
vivendo in modo particolarmente intenso il Sacramento dell’Eucaristia e soffermandosi
spesso a meditare sulle parole di Gesù: “Ecco io sono con voi tutti i giorni
fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).
A sedici anni ebbe una prima
visione, che poi si ripeté più volte nelle sue adorazioni eucaristiche. La visione
presentava la luna nel suo pieno splendore, con una striscia scura che la attraversava
diametralmente. Il Signore le fece comprendere il significato di ciò che le era apparso.
La luna simboleggiava la vita della Chiesa sulla terra, la linea opaca rappresentava
invece l’assenza di una festa liturgica, per l’istituzione della quale era chiesto
a Giuliana di adoperarsi in modo efficace: una festa nella quale i credenti avrebbero
potuto adorare l’Eucaristia per aumentare la fede, avanzare nella pratica delle virtù
e riparare le offese al Santissimo Sacramento.
Per circa vent’anni
Giuliana, che nel frattempo era diventata la priora del convento, conservò nel segreto
questa rivelazione, che aveva riempito di gioia il suo cuore. Poi si confidò con altre
due ferventi adoratrici dell’Eucaristia, la beata Eva, che conduceva una vita eremitica,
e Isabella, che l’aveva raggiunta nel monastero di Mont-Cornillon. Le tre donne stabilirono
una specie di “alleanza spirituale”, con il proposito di glorificare il Santissimo
Sacramento. Vollero coinvolgere anche un sacerdote molto stimato, Giovanni di Losanna,
canonico nella chiesa di San Martino a Liegi, pregandolo di interpellare teologi ed
ecclesiastici su quanto stava loro a cuore. Le risposte furono positive e incoraggianti.
Quello
che avvenne a Giuliana di Cornillon si ripete frequentemente nella vita dei Santi:
per avere la conferma che un’ispirazione viene da Dio, occorre sempre immergersi nella
preghiera, saper attendere con pazienza, cercare l’amicizia e il confronto con altre
anime buone, e sottomettere tutto al giudizio dei Pastori della Chiesa. Fu proprio
il Vescovo di Liegi, Roberto di Thourotte, che, dopo iniziali esitazioni, accolse
la proposta di Giuliana e delle sue compagne, e istituì, per la prima volta, la solennità
del Corpus Domini nella sua Diocesi. Più tardi, altri Vescovi lo imitarono, stabilendo
la medesima festa nei territori affidati alle loro cure pastorali.
Ai
Santi, tuttavia, il Signore chiede spesso di superare delle prove, perché la loro
fede venga incrementata. Accadde anche a Giuliana, che dovette subire la dura opposizione
di alcuni membri del clero e dello stesso superiore da cui dipendeva il suo monastero.
Allora, di sua volontà, Giuliana lasciò il convento di Mont-Cornillon con alcune compagne,
e per dieci anni, dal 1248 al 1258, fu ospite di vari monasteri di suore cistercensi.
Edificava tutti con la sua umiltà, non aveva mai parole di critica o di rimprovero
per i suoi avversari, ma continuava a diffondere con zelo il culto eucaristico. Si
spense nel 1258 a Fosses-La-Ville, in Belgio. Nella cella dove giaceva fu esposto
il Santissimo Sacramento e, secondo le parole del biografo, Giuliana morì contemplando
con un ultimo slancio d’amore Gesù Eucaristia, che aveva sempre amato, onorato e adorato.
Alla
buona causa della festa del Corpus Domini fu conquistato anche Giacomo Pantaléon di
Troyes, che aveva conosciuto la Santa durante il suo ministero di arcidiacono a Liegi.
Fu proprio lui che, divenuto Papa con il nome di Urbano IV, nel 1264, volle istituire
la solennità del Corpus Domini come festa di precetto per la Chiesa universale, il
giovedì successivo alla Pentecoste. Nella Bolla di istituzione, intitolata Transiturus
de hoc mundo (11 agosto 1264) Papa Urbano rievoca con discrezione anche le esperienze
mistiche di Giuliana, avvalorandone l’autenticità, e scrive: “Sebbene l’Eucaristia
ogni giorno venga solennemente celebrata, riteniamo giusto che, almeno una volta l’anno,
se ne faccia più onorata e solenne memoria. Le altre cose infatti di cui facciamo
memoria, noi le afferriamo con lo spirito e con la mente, ma non otteniamo per questo
la loro reale presenza. Invece, in questa sacramentale commemorazione del Cristo,
anche se sotto altra forma, Gesù Cristo è presente con noi nella propria sostanza.
Mentre stava infatti per ascendere al cielo disse: «Ecco io sono con voi tutti i giorni
fino alla fine del mondo» (Mt 28,20)”. Il Pontefice stesso volle dare
l’esempio, celebrando la solennità del Corpus Domini a Orvieto, città in cui allora
dimorava. Proprio per suo ordine nel Duomo della Città si conservava – e si conserva
tuttora – il celebre corporale con le tracce del miracolo eucaristico avvenuto l’anno
prima, nel 1263, a Bolsena. Un sacerdote, mentre consacrava il pane e il vino, era
stato preso da forti dubbi sulla presenza reale del Corpo e del Sangue di Cristo nel
Sacramento dell’Eucaristia. Miracolosamente alcune gocce di sangue cominciarono a
sgorgare dall’Ostia consacrata, confermando in quel modo ciò che la nostra fede professa.
Urbano IV chiese a uno dei più grandi teologi della storia, san Tommaso d’Aquino –
che in quel tempo accompagnava il Papa e si trovava a Orvieto –, di comporre i testi
dell’ufficio liturgico di questa grande festa. Essi, ancor oggi in uso nella Chiesa,
sono dei capolavori, in cui si fondono teologia e poesia. Sono testi che fanno vibrare
le corde del cuore per esprimere lode e gratitudine al Santissimo Sacramento, mentre
l’intelligenza, addentrandosi con stupore nel mistero, riconosce nell’Eucaristia la
presenza viva e vera di Gesù, del suo Sacrificio di amore che ci riconcilia con il
Padre, e ci dona la salvezza.
Anche se dopo la morte di Urbano IV la
celebrazione della festa del Corpus Domini venne limitata ad alcune regioni della
Francia, della Germania, dell’Ungheria e dell’Italia settentrionale, fu ancora un
Pontefice, Giovanni XXII, che nel 1317 la ripristinò per tutta la Chiesa. Da allora
in poi, la festa conobbe uno sviluppo meraviglioso, e ancora molto sentita dal popolo
cristiano. Vorrei affermare con gioia che oggi nella Chiesa c’è una “primavera
eucaristica”: quante persone sostano silenziose dinanzi al Tabernacolo, per intrattenersi
in colloquio d’amore con Gesù! È consolante sapere che non pochi gruppi di giovani
hanno riscoperto la bellezza di pregare in adorazione davanti alla Santissima Eucaristia.
Prego perché questa “primavera” eucaristica si diffonda sempre più in tutte le parrocchie,
in particolare in Belgio, la patria di santa Giuliana. Il Venerabile Giovanni Paolo
II, nell’Enciclica Ecclesia de Eucharistia, constatava che “in tanti luoghi
[…] l'adorazione del santissimo Sacramento trova ampio spazio quotidiano e diventa
sorgente inesauribile di santità. La devota partecipazione dei fedeli alla processione
eucaristica nella solennità del Corpo e Sangue di Cristo è una grazia del Signore,
che ogni anno riempie di gioia chi vi partecipa. Altri segni positivi di fede e di
amore eucaristici si potrebbero menzionare” (n. 10).
Ricordando santa
Giuliana di Cornillon rinnoviamo anche noi la fede nella presenza reale di Cristo
nell’Eucaristia. Come ci insegna il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica,
“Gesù Cristo è presente nell'Eucaristia in modo unico e incomparabile. È presente
infatti in modo vero, reale, sostanziale: con il suo Corpo e il suo Sangue, con la
sua Anima e la sua Divinità. In essa è quindi presente in modo sacramentale, e cioè
sotto le specie eucaristiche del pane e del vino, Cristo tutto intero: Dio e uomo”
(Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, 282).
Carissimi
amici, la fedeltà all’incontro con il Cristo Eucaristico nella Santa Messa domenicale
è essenziale per il cammino di fede, ma cerchiamo anche di andare frequentemente a
visitare il Signore presente nel Tabernacolo! Guardando in adorazione l’Ostia consacrata,
noi incontriamo il dono dell’amore di Dio, incontriamo la Passione e la Croce di Gesù,
come pure la sua Risurrezione. Proprio attraverso il nostro guardare in adorazione,
il Signore ci attira verso di sé, dentro il suo mistero, per trasformarci come trasforma
il pane e il vino (cfr Benedetto XVI, Omelia nella Solennità del Corpus Domini, 15
giugno 2006). I Santi hanno sempre trovato forza, consolazione e gioia nell’incontro
eucaristico. Con le parole dell’Inno eucaristico Adoro te devote ripetiamo davanti
al Signore, presente nel Santissimo Sacramento: “Fammi credere sempre più in Te, che
in Te io abbia speranza, che io Ti ami!”. Grazie.