La Chiesa indiana chiede che il sito di Ayodhya diventi un luogo di pace
I gruppi musulmani hanno presentato un ricorso in appello contro la sentenza di primo
grado sull’assegnazione del controverso sito di Ayodhya, rivendicato dalla comunità
indù e musulmana, e diviso da un verdetto dell’Alta Corte di Lucknow. La Chiesa indiana,
temendo che la controversia “sia infinita e porti nuovi disordini nella società indiana”
chiede, in un appello affidato all’agenzia Fides, che “il sito di Ayodhya sia sottratto
alla contesa e diventi, com’era desiderio di Madre Teresa, un luogo di pace, sacro
a tutte le religioni”. Secondo il gruppo “Jamiat-Ulama-i-Hind”, che ha presentato
il ricorso, il giudizio in primo grado “non è basato sulle prove ma sulle credenze
degli indù”. La Corte aveva diviso il sito in tre parti stabilendo che la moschea
Babri Masjid, rasa al suo da estremisti indù, non fosse ricostruita. Di fronte a un
possibile trascinarsi della disputa, fr. Charles Irudayam, segretario della Commissione
“Giustizia, Pace e Sviluppo”, in seno alla Conferenza episcopale, ha detto alla Fides:
“Chiediamo al governo di depotenziare la contesa, che Ayodhya diventi terra comune,
un luogo sacro a tutti, com’era desiderio di Madre Teresa. Che diventi sede di un
monumento nazionale per la pace, per i credenti di tutte le comunità religiose, e
simbolo della volontà comune di abbandonare l’odio e la violenza e di costruire la
pace e l’armonia. Desideriamo che il sogno di Madre Teresa possa avverarsi”. (R.P.)