Il cardinale George: gli Usa hanno l’obbligo morale di proteggere i cristiani iracheni
Il presidente della Conferenza episcopale statunitense, il cardinale Francis E. George,
ha chiesto al governo di Washington di “raddoppiare i propri sforzi per proteggere
la popolazione irachena”, ed in particolare la minoranza cristiana. Aprendo i lavori
della Plenaria dei vescovi americani, ieri a Baltimora, il porporato ha sottolineato
che "avendo invaso" l'Iraq, gli Stati Uniti hanno l’obbligo morale di non abbandonare
gli iracheni. Il cardinale George, il 9 novembre scorso, aveva indirizzato una lettera
al presidente Barack Obama, esprimendo il dolore dei cattolici americani per la strage
nella chiesa siro-cattolica di Baghdad, avvenuta il 31 ottobre, e chiedendo con forza
alla Casa Bianca di garantire la sicurezza della comunità cristiana dell’Iraq. Nella
sua prolusione, l’ultima da presidente dell’episcopato Usa, il cardinale George si
è soffermato lungamente sull’approvazione della riforma sanitaria all’inizio di quest’anno.
Un avvenimento, ha ammesso, che ha rappresentato “una ferita” all’unità della Chiesa
americana per le differenti opinioni sull’iniziativa legislativa. La Conferenza episcopale
si oppose al passaggio della legge, avvertendo che avrebbe permesso l’utilizzo di
fondi federali per finanziare l’aborto, non avrebbe garantito adeguatamente la libertà
di coscienza degli operatori sanitari e avrebbe lasciato senza cure sanitarie buona
parte degli immigrati. “Gli sviluppi dopo l’approvazione della riforma”, ha detto
il cardinale George, “hanno confermato che la nostra analisi della legislazione era
giusta e che i nostri giudizi morali erano appropriati”. Al tempo stesso, l’arcivescovo
di Chicago ha criticato quanti considerano “utile” la Chiesa nel momento in cui offre
sostegno ad un progetto politico, sia esso di destra o di sinistra. La Chiesa cattolica,
ha avvertito, “non deve temere l’isolamento politico”, qualcosa che è già avvenuto
“in politica e nella diplomazia”. Il cardinale George ha quindi messo l’accento sul
ruolo dei vescovi per la comunità dei fedeli. “I presuli – ha affermato – parlano
a nome della Chiesa quando si tratta di temi di fede, di morale e delle leggi che
le riguardano. Tutto il resto è opinione, anche importante e ben informata, che merita
un ascolto attento e rispettoso”. Ma, ha avvertito, “si tratta pur sempre di opinioni”.
Nella prima giornata di lavori, i vescovi statunitensi hanno affrontato anche il tema
degli aiuti alla popolazione di Haiti, ribadendo il proprio impegno ad una solidarietà
fattiva nei confronti dell’isola caraibica. L’episcopato Usa ha inoltre indirizzato
una lettera al Pontefice nella quale lo ringrazia per i suoi “continui sforzi tesi
a promuovere l’unità all’interno della Chiesa” e si unisce a Lui nell’impegno per
la pace nel mondo e in particolare in Terra Santa. (A cura di Alessandro Gisotti)