2010-11-15 14:31:31

Perù: si riaccende il dibattito sulla fecondazione in vitro


“Un chiaro esempio della logica terribile che introduce la riproduzione assistita: il figlio diventa una merce”: così Carlos Polo, direttore per l’America Latina del Population Research Institute, ha commentato la vicenda avvenuta in Perù, in cui una coppia di genitori, che, ricorsi alla fecondazione in vitro, hanno avuto una bambina affetta da sindrome di Down, hanno chiesto un risarcimento alla struttura sanitaria cui si erano rivolti. “Il legittimo e meraviglioso desiderio di genitorialità – riferisce L’Osservatore Romano – sta divenendo, con la procreazione in vitro, un mero processo commerciale, in cui il bambino, una persona latrice di diritti inviolabili, è ridotto a cosa manipolabile, a oggetto in vendita”. Il direttore insiste sul tema, sostenendo che queste pratiche “aprono alla logica dell’aborto”. “Per produrre un embrione sano – dice – se ne sopprimono molti altri che diventano materiale di scarto”. Il numero di embrioni sacrificato nelle tecniche di fecondazione in vitro, infatti, si aggira intorno all’80% e l’embrione umano “ha fin dall’inizio la dignità propria della persona”. “La Chiesa condanna con forza le tecniche di controllo delle nascite che agiscono dopo la fecondazione, quando l’embrione è già costituito e in particolare ritiene moralmente illecita l’eliminazione volontaria degli embrioni – ha ricordato Gloria Adaniya, presidente del Center for family - nel campo della procreazione, considera, invece, lecite tutte le tecniche che rispettano il diritto alla vita e all’integrità fisica di ogni essere umano, così pure gli interventi che mirano a rimuovere gli ostacoli che si oppongono alla fertilità naturale”. (R.B.)







All the contents on this site are copyrighted ©.