Messa a Roma per i cristiani iracheni uccisi il 31 ottobre a Baghdad
“Per le comunità cristiane che vivono in Iraq questo è un momento orribile, perché
sono vittime di attacchi sempre più atroci da parte degli estremisti islamici. L’Occidente
non può continuare a far finta di nulla!”. Con un accorato appello è cominciata ieri
sera l’omelia di mons. Al Jamil, procuratore a Roma del patriarcato di Antiochia
dei Siri, che ha presieduto nella chiesa romana di sant’Ippolito, una celebrazione
eucaristica per le vittime del tragico attentato del 31 ottobre scorso nella cattedrale
siro-cattolica di Baghdad. Nella giornata di ieri, inoltre, si è pregato in tutte
le chiese della diocesi di Roma per i cristiani vittime di persecuzioni religiose
in Medio Oriente. “Le nostre comunità cattoliche – ha spiegato il prelato ai presenti
- sono molto importanti in Iraq. Con i fratelli musulmani abbiamo sempre avuto rapporti
di amicizia, ma adesso le cose sono diventate più difficili; loro dovrebbero aiutarci
maggiormente contro gli attacchi di questi fanatici religiosi. Viviamo in costante
pericolo nonostante non facciamo parte di nessuna delle fazioni in lotta nel Paese,
anzi cerchiamo di dare il nostro contributo di pace”. A illustrare maggiormente la
situazione drammatica che vivono quotidianamente i cristiani a Baghdad, a termine
della celebrazione eucaristica è intervenuto padre Aysar Saaed che tra pochi giorni
partirà per la capitale irachena per sostituire uno dei sacerdoti morti nell’attentato:
“Gli attacchi contro i cristiani ormai sono continui, pochi giorni fa sono state assaltate
13 case in quartieri diversi della città, abitate da famiglie cristiane. Questi terroristi
- ha detto - dicono di farlo in nome di Dio, ma nessun Dio accetta l’uccisione di
vittime innocenti! Noi, al contrario di loro, non abbiamo armi, ma possediamo la nostra
fede e per questo vi chiediamo di pregare per le nostre comunità, perché il Signore
ci dia la forza e il coraggio di andare avanti nel suo nome”. (A cura di Marina
Tomarro)