Australia: soddisfazione dei vescovi per la sentenza contro la detenzione dei richiedenti
asilo
I vescovi australiani plaudono la sentenza con cui, l’11 novembre, l’Alta Corte d'Australia
ha accolto il ricorso contro la normativa della cosiddetta “Pacific Solution” che
regola la valutazione delle domande degli immigrati clandestini prevedendo la detenzione
dei richiedenti asilo in isole australiane, ma fuori dalla “zona di immigrazione”.
Il ricorso era stato presentato da due cittadini srilankesi detenuti nella remota
Christmas Island, le cui domande di asilo erano state respinte dalle autorità. Trovandosi
fuori della “migration zone” e non potendo quindi accedere al sistema giurisdizionale
australiano, non avevano potuto presentare appello contro la decisione. La suprema
Corte australiana, venendo incontro anche alle obiezioni della Chiesa e delle organizzazioni
per i diritti umani, ha invece giudicato illegale questa disparità di trattamento
fra i richiedenti asilo che arrivano via mare e vengono intercettati prima di raggiungere
la 'zona di migrazione' e quelli che giungono direttamente sul continente in aereo.
Commentando il verdetto, il responsabile per i migranti e i rifugiati della Conferenza
episcopale australiana, mons Joseph Grech, ha invitato il governo a trarne le conseguenze,
prendendo al più presto le misure necessarie “per garantire ai richiedenti asilo
attualmente detenuti la tutela legale prevista dalla legge sull’immigrazione”. Per
il vescovo, riferisce dall’agenzia Cns, la decisione conferma l’urgenza di rivedere
le attuali procedure d’ingresso degli immigrati: “Mere considerazioni di convenienza
politica non giustificano la detenzione di queste persone in luoghi così lontani”,
ha detto il presule. In Australia dal 2001 sono arrivati più di 14.mila boat people,
la metà dei quali ha ottenuto asilo. Secondo le ultime statistiche delle Nazioni Unite
il numero dei richiedenti asilo in Australia nel 2009 avrebbe subito un balzo del
30%. (L.Z.)