Oggi in Italia la Giornata del Ringraziamento per i frutti della terra e del lavoro
dell’uomo
Si celebra oggi in Italia la Giornata del Ringraziamento sul tema tratto dal salmo
144 "Tu apri la tua mano e sazi il desiderio di ogni vivente". La Giornata,
come ha ricordato stamani anche Benedetto XVI all'Angelus, cade tradizionalmente in
Italia in questa seconda domenica di novembre “come azione di grazie a Dio al termine
della stagione dei raccolti”. “E’ fondamentale – si legge poi nel messaggio dei vescovi
italiani – che anche il lavoro agricolo e rurale si caratterizzi per una rinnovata
e chiara consapevolezza etica”, affinché emerga la “dimensione sociale dell’agricoltura,
fondata sui valori perenni” dell’accoglienza e della solidarietà. Sulla Giornata,
Paolo Ondarza ha intervistato mons. Angelo Casile, direttore dell’Ufficio
Nazionale Cei per i problemi sociali e il lavoro:
R. - Sono
già 60 anni che la Chiesa, insieme alle Associazioni, celebra questa Giornata per
ringraziare Dio per i frutti della terra e del lavoro dell’uomo. Queste sono le parole
che ogni sacerdote eleva a Dio nell’Atto dell’Offertorio: è bello coniugare sempre
questa attenzione tra il mondo agricolo rurale e Eucaristia. Il messaggio di quest’anno
"Tu apri la tua mano e sazi il desiderio di ogni vivente" ci dice che è da Dio che
noi otteniamo la giusta provvidenza per ogni giorno e soprattutto è da Dio che impariamo
anche l’arte di essere giusti.
D. - Quest’anno, in particolare, la
Giornata si concentra sui problemi che il mondo rurale sta vivendo, acuiti dal protrarsi
della crisi economica…
R. - Sì, problemi legati anche allo sfruttamento
dei terreni, alle eco-mafie, allo sfruttamento del lavoro delle persone immigrate.
D.
- Nel messaggio si sottolinea che in questo tempo di crisi un segnale positivo è rappresentato
dal ritorno all’impresa agricola di giovani laureati…
R. - Sempre più
assistiamo a questo fenomeno: giovani laureati lasciano il lavoro che avevano pensato
o la professione che avevano pensato per loro e tornano con consapevolezza a coltivare
le terre, magari appartenute ai loro familiari. Questo lo fanno anche con una marcia
in più, perché gli studi che hanno fatto riescono ad influire positivamente sul loro
impegno e sul loro lavoro. Penso, ad esempio, al Progetto Policoro, promosso dalla
Conferenza episcopale: tanti giovani, utilizzando anche terreni confiscati magari
alla mafia, riescono a mettere in piedi delle cooperative che testimoniano che il
cambiamento è possibile.
D. - Proprio le cooperative agricole - si
legge nel messaggio - “rappresentano un segno di speranza e sono un dono grande per
la costruzione di un modello economico ispirato ai principi etici” …
R.
- Sempre più si apprende che con il peggiorare della crisi, quelle imprese che hanno
basato le proprie scelte sui valori della Chiesa - quindi attenzione al territorio,
attenzione alle persone, attenzione ad una economia reale e non fatta di speculazioni
- stanno superando la crisi senza avere conseguenze particolari. Questo stile di attenzione
alle cose piccole ma essenziali, permette loro di non fare un passo superiore alle
loro capacità e quindi non risultano soggetti agli effetti della crisi. (mg)