Lettera del Papa al cardinale Farina: la Biblioteca Apostolica conserva tutto ciò
che di bello e buono ha prodotto l'umanità
“Luogo eminente della memoria storica” della Chiesa di ogni tempo e “mezzo prezioso”
per lo svolgimento del ministero del Papa. Sono due delle principali caratteristiche
della Biblioteca Apostolica Vaticana messe in risalto da Benedetto XVI nella Lettera
inviata al cardinale Raffaele Farina, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa.
La Biblioteca Apostolica, riaperta da poche settimane, sarà visitata dal Pontefice
il prossimo 18 dicembre. Il servizio di Alessandro De Carolis:
“Nulla di
quanto è veramente umano è estraneo alla Chiesa” e a maggior ragione non lo è lo sterminato
patrimonio letterario e umanistico prodotto dagli ingegni di ogni epoca. Ecco perché
nel XV secolo, “nel cuore dell’umanesimo”, i Papi del tempo decisero di organizzare
una raccolta sistematica di testi e documenti. Questa decisione tuttavia, afferma
Benedetto XVI, non fu altro che la “realizzazione istituzionale ‘moderna’ di una realtà
ben più antica”. Questo perché, scrive, “la Chiesa di Roma sin dai suoi inizi è legata
ai libri”: quelli delle Sacre Scritture, prima, e poi quelli teologici e relativi
al governo e alla disciplina. C’è quindi, osserva ancora Benedetto XVI, una “continuità”
bimillenaria in questa concezione, che parte da Pietro e arriva fino alla Chiesa del
21.mo secolo. Tale “consapevolezza storica – prosegue il Papa - mi induce a sottolineare
come la Biblioteca Apostolica, al pari del vicino Archivio Segreto, faccia parte integrante
degli strumenti necessari allo svolgimento del Ministero petrino”. Lungi “dall’essere
– dice - semplicemente il frutto della diuturna accumulazione di una bibliofilia raffinata
e di un collezionismo dalle molte possibilità, la Biblioteca Vaticana è un mezzo prezioso
al quale il Vescovo di Roma non può e non intende rinunciare, per avere, nella considerazione
dei problemi, quello sguardo capace di cogliere, in una prospettiva di lunga durata,
le radici remote delle situazioni e le loro evoluzioni nel tempo”.
Inoltre,
sottolinea il Pontefice, la Biblioteca Apostolica “conserva, fin dalle sue origini,
l’inconfondibile apertura, veramente ‘cattolica’, universale, a tutto ciò che di bello,
di buono, di nobile, di degno (cfr Fil 4,8) l’umanità ha prodotto nel corso dei secoli”,
non solo quindi a ciò che riguarda la teologia o la religione. “Tale apertura all’umano
– precisa Benedetto XVI – non è rivolta solo al passato ma guarda anche al presente”
e per questo, ribadisce, nella Biblioteca Vaticana “tutti i ricercatori della verità
sono sempre stati accolti con attenzione e riguardo, senza alcuna discriminazione
confessionale o ideologica; ad essi è richiesta solo la buona fede di una ricerca
seria, disinteressata e qualificata”. “La ricerca di Dio – scrive il Papa – richiede
per intrinseca esigenza una cultura della parola”. La Biblioteca Vaticana, come “luogo
in cui le più alte parole umane vengono raccolte e conservate” è allora “specchio
e riflesso della Parola” di Dio. Che questa consapevolezza, chiosa Benedetto XVI,
guidi la Biblioteca Vaticana perché pur “immersa nella pluralità delle lingue, delle
scritture e delle parole”, guardi “sempre alla Parola” e “attraverso il provvisorio”
cerchi “continuamente il definitivo”.