Conclusa a Milano la Conferenza nazionale sulla famiglia
La bozza del Piano nazionale della Famiglia è stata arricchita dalla Conferenza di
Milano e ora andrà trasmessa al governo e alle parti sociali. Lo ha detto ieri sera,
al termine della Conferenza sulla famiglia, il sottosegretario alle Politiche per
la famiglia, Carlo Giovanardi. Debora Donnini:
C’è sostanzialmente
accordo: la famiglia in Italia va aiutata e il problema alla Conferenza di Milano
è stato affrontato a 360 gradi con associazioni, professori, volontariato, esperienze
di amministrazioni locali. Nel chiuderla, Carlo Giovanardi ha specificato che la bozza
di Piano ora è fatta, sarà sottoposta a Regioni, sindacati e Governo. La macchina
l’abbiamo costruita, ora ci vuole la benzina, ha affermato. Dieci i punti del Piano
nazionale della famiglia, affrontati con proposte concrete dai gruppi di lavoro in
questi tre giorni: vanno dal fisco ai servizi per la prima infanzia; dalle famiglie
con anziani a carico ai problemi di affido e adozione; dall’accoglienza della vita
alla conciliazione fra famiglia e lavoro fino al ruolo educativo, media e immigrazione.
Tanti
ieri gli interventi di esponenti del governo. Gli aborti in Italia sono in calo, ha
detto il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella. Dal palco della convention,
il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, ha annunciato che a breve ci sarà un decreto
del governo per il lavoro di giovani con meno di 35 anni. Avranno ciascuno una dota
di 5 mila euro da portare alle imprese per essere assunti a tempo indeterminato. Due
le condizioni: un figlio sotto i tre anni ed essere disoccupati da sei mesi con contratto
atipico. Tanti anche gli esempi virtuosi delle amministrazioni locali. Per citare
un caso: in Sicilia c’è il servizio “Anziani in affido” che vede anziani soli e con
ridotta autosufficienza presi in carico da famiglie in difficoltà economiche. Centrale,
poi, la cooperazione fra enti locali e associazioni.
Per Andrea Olivero,
portavoce del Forum del Terzo Settore, la Conferenza ha messo in luce le buone pratiche
sviluppatesi in Italia ma, afferma, manca l'assunzione da parte del governo di impegni
precisi in merito alle risorse. E tempi certi e risorse certe per il Piano nazionale
di politiche per la famiglia, li chiede anche il presidente del Forum delle Associazioni
familiari, Francesco Belletti, secondo cui non si tratta di penalizzare i single,
ma di ridistribuire i carichi fiscali più equamente con la proposta, ad esempio, del
“fattore famiglia”, molto apprezzata qui a Milano. Tutto questo perché vi sia un Welfare
a misura di famiglia.
Sugli obiettivi raggiunti nei tre giorni di lavori
della Conferenza, Debora Donnini ha raccolto il commento di Pierpaolo Donati,
sociologo e direttore scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia:
R. – E’ stata
messa veramente a fuoco la tematica della famiglia come soggetto sociale, e anche,
come esemplificazione di questo discorso, una proposta di riforma fiscale che sia
equa nei confronti di tutte le famiglie, da quelle più povere a quelle più ricche,
per favorire quelle in difficoltà e tassare maggiormente quelle che stanno meglio.
D.
– Voi siete d’accordo con la proposta del Forum delle famiglie del “fattore famiglia”
per cambiare il fisco?
R. – Sì, direi che questa sia una delle acquisizioni
più chiare della Conferenza, e cioè l’abbandono del quoziente familiare sul modello
francese e l’elaborazione di una proposta, che è tutta italiana - denominata “fattore
famiglia” - che risponde a criteri completamente diversi rispetto al quoziente: è
più semplice, istituisce una fascia di non tassazione, che significa rispettare il
principio di sussidiarietà, ossia lasciare alla famiglia le risorse che la famiglia
ha, senza tassarle, fino ad un certo livello di reddito, che è il livello di vita
minimo decente, e di tassare invece i redditi che vanno al di là di questa fascia
minima.
D. – Questo servirebbe, secondo lei, anche ad incentivare e
a fare più figli?
R. - Noi, oggi, siamo in un sistema totalmente iniquo,
per cui le coppie che hanno più figli sono penalizzate, sono tartassate, rispetto
alle famiglie che non hanno figli o ne hanno di meno. Qui si tratta semplicemente
di giustizia, non di privilegiare le famiglie numerose con figli. Si tratta semplicemente
di dire: “Se tu hai un figlio in più, avrai un trattamento adeguato, equo e non sarai
penalizzato per questo”.
D. – Aiutare la famiglia, però, non significa
solo aiutarla dal punto di vista fiscale, perché la famiglia è inserita in un sistema
complesso...
R. – Ci sono tanti punti. Certamente, dopo il fisco, la
tematica prioritaria è la riconciliazione o conciliazione famiglia-lavoro: i servizi
per i bambini, gli aiuti, anche in emergenza, per gli anziani, banche del tempo, flessibilità
degli orari, un insieme di politiche. Se riusciremo ad avere una conciliazione vera
e propria, potrà crescere il tasso di lavoro femminile, senza detrimento per la famiglia,
senza che ci siano delle ricadute negative sulla famiglia, come c’è stato in passato.
In passato, più lavoro femminile ha significato meno fecondità, meno natalità, più
disastri nell’educazione dei figli per l’assenza dei genitori e così via.
D.
– Il bilancio che esce da questa Conferenza è positivo?
R. – Abbiamo
capito certamente la differenza tra il modello statalista del passato, quello che
ha dominato anche la Conferenza di Firenze – la prima Conferenza nazionale sulla famiglia,
tre anni fa – e quello che sta emergendo in Italia. In questa Conferenza, la grande
novità che credo sia emersa è una grande fioritura di iniziative a livello territoriale
e locale nei comuni, nei quartieri, nelle valli: non possiamo più aspettarci un vecchio
Stato centralista e assistenziale. Certamente, lo Stato ha le sue responsabilità,
deve anche accrescerle, ma sarà la società civile a doversi mobilitare nei prossimi
anni.(ap)