2010-11-11 16:15:28

Conclusa a Milano la Conferenza nazionale sulla famiglia


La bozza del Piano nazionale della Famiglia è stata arricchita dalla Conferenza di Milano e ora andrà trasmessa al governo e alle parti sociali. Lo ha detto ieri sera, al termine della Conferenza sulla famiglia, il sottosegretario alle Politiche per la famiglia, Carlo Giovanardi. Debora Donnini:RealAudioMP3

C’è sostanzialmente accordo: la famiglia in Italia va aiutata e il problema alla Conferenza di Milano è stato affrontato a 360 gradi con associazioni, professori, volontariato, esperienze di amministrazioni locali. Nel chiuderla, Carlo Giovanardi ha specificato che la bozza di Piano ora è fatta, sarà sottoposta a Regioni, sindacati e Governo. La macchina l’abbiamo costruita, ora ci vuole la benzina, ha affermato. Dieci i punti del Piano nazionale della famiglia, affrontati con proposte concrete dai gruppi di lavoro in questi tre giorni: vanno dal fisco ai servizi per la prima infanzia; dalle famiglie con anziani a carico ai problemi di affido e adozione; dall’accoglienza della vita alla conciliazione fra famiglia e lavoro fino al ruolo educativo, media e immigrazione.

Tanti ieri gli interventi di esponenti del governo. Gli aborti in Italia sono in calo, ha detto il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella. Dal palco della convention, il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, ha annunciato che a breve ci sarà un decreto del governo per il lavoro di giovani con meno di 35 anni. Avranno ciascuno una dota di 5 mila euro da portare alle imprese per essere assunti a tempo indeterminato. Due le condizioni: un figlio sotto i tre anni ed essere disoccupati da sei mesi con contratto atipico. Tanti anche gli esempi virtuosi delle amministrazioni locali. Per citare un caso: in Sicilia c’è il servizio “Anziani in affido” che vede anziani soli e con ridotta autosufficienza presi in carico da famiglie in difficoltà economiche. Centrale, poi, la cooperazione fra enti locali e associazioni.

Per Andrea Olivero, portavoce del Forum del Terzo Settore, la Conferenza ha messo in luce le buone pratiche sviluppatesi in Italia ma, afferma, manca l'assunzione da parte del governo di impegni precisi in merito alle risorse. E tempi certi e risorse certe per il Piano nazionale di politiche per la famiglia, li chiede anche il presidente del Forum delle Associazioni familiari, Francesco Belletti, secondo cui non si tratta di penalizzare i single, ma di ridistribuire i carichi fiscali più equamente con la proposta, ad esempio, del “fattore famiglia”, molto apprezzata qui a Milano. Tutto questo perché vi sia un Welfare a misura di famiglia.

Sugli obiettivi raggiunti nei tre giorni di lavori della Conferenza, Debora Donnini ha raccolto il commento di Pierpaolo Donati, sociologo e direttore scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia:RealAudioMP3

R. – E’ stata messa veramente a fuoco la tematica della famiglia come soggetto sociale, e anche, come esemplificazione di questo discorso, una proposta di riforma fiscale che sia equa nei confronti di tutte le famiglie, da quelle più povere a quelle più ricche, per favorire quelle in difficoltà e tassare maggiormente quelle che stanno meglio.

D. – Voi siete d’accordo con la proposta del Forum delle famiglie del “fattore famiglia” per cambiare il fisco?

R. – Sì, direi che questa sia una delle acquisizioni più chiare della Conferenza, e cioè l’abbandono del quoziente familiare sul modello francese e l’elaborazione di una proposta, che è tutta italiana - denominata “fattore famiglia” - che risponde a criteri completamente diversi rispetto al quoziente: è più semplice, istituisce una fascia di non tassazione, che significa rispettare il principio di sussidiarietà, ossia lasciare alla famiglia le risorse che la famiglia ha, senza tassarle, fino ad un certo livello di reddito, che è il livello di vita minimo decente, e di tassare invece i redditi che vanno al di là di questa fascia minima.

D. – Questo servirebbe, secondo lei, anche ad incentivare e a fare più figli?

R. - Noi, oggi, siamo in un sistema totalmente iniquo, per cui le coppie che hanno più figli sono penalizzate, sono tartassate, rispetto alle famiglie che non hanno figli o ne hanno di meno. Qui si tratta semplicemente di giustizia, non di privilegiare le famiglie numerose con figli. Si tratta semplicemente di dire: “Se tu hai un figlio in più, avrai un trattamento adeguato, equo e non sarai penalizzato per questo”.

D. – Aiutare la famiglia, però, non significa solo aiutarla dal punto di vista fiscale, perché la famiglia è inserita in un sistema complesso...

R. – Ci sono tanti punti. Certamente, dopo il fisco, la tematica prioritaria è la riconciliazione o conciliazione famiglia-lavoro: i servizi per i bambini, gli aiuti, anche in emergenza, per gli anziani, banche del tempo, flessibilità degli orari, un insieme di politiche. Se riusciremo ad avere una conciliazione vera e propria, potrà crescere il tasso di lavoro femminile, senza detrimento per la famiglia, senza che ci siano delle ricadute negative sulla famiglia, come c’è stato in passato. In passato, più lavoro femminile ha significato meno fecondità, meno natalità, più disastri nell’educazione dei figli per l’assenza dei genitori e così via.

D. – Il bilancio che esce da questa Conferenza è positivo?

R. – Abbiamo capito certamente la differenza tra il modello statalista del passato, quello che ha dominato anche la Conferenza di Firenze – la prima Conferenza nazionale sulla famiglia, tre anni fa – e quello che sta emergendo in Italia. In questa Conferenza, la grande novità che credo sia emersa è una grande fioritura di iniziative a livello territoriale e locale nei comuni, nei quartieri, nelle valli: non possiamo più aspettarci un vecchio Stato centralista e assistenziale. Certamente, lo Stato ha le sue responsabilità, deve anche accrescerle, ma sarà la società civile a doversi mobilitare nei prossimi anni.(ap)







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