Israele non ferma il piano costruzioni a Gerusalemme est
Il governo israeliano esclude un congelamento o una limitazione delle costruzioni
di nuovi alloggi. Ad affermarlo è il segretario di gabinetto israeliano, Tzvi Hauser.
L’ufficio del premier, Benjamin Netanyahu, precisa inoltre che lo Stato ebraico “non
vede alcun legame tra il processo di pace e la politica di costruzione” degli alloggi.
Le dichiarazioni arrivano dopo le critiche della comunità internazionale, seguite
all’annuncio dell’edificazione di 1.300 nuovi insediamenti a Gerusalemme est.
Elezioni
in Giordania Urne chiuse e spoglio in corso in Giordania, dove si sono svolte
ieri le elezioni politiche boicottate dal Fronte islamico del Lavoro, gruppo di opposizione
legato ai Fratelli musulmani. Secondo i dati della Commissione elettorale, l’affluenza
è stata del 52,9% degli aventi diritto al voto. Viene data per scontata l’ennesima
affermazione dei partiti vicini al governo e a re Abdallah.
Dopo elezioni
in Myanmar In Myanmar, dove la giunta militare ha proclamato la propria vittoria
alle contestate elezioni legislative, il governo di Yangon sembra ora allentare la
pressione sugli oppositori del regime che hanno boicottato il voto. Nei prossimi giorni,
intanto, dovrebbe essere liberata la Premio Nobel per la pace, Aung San Suu Kyi, leader
della Lega Nazionale per la Democrazia. Sull’attendibilità di questa notizia, Giancarlo
La Vella ha intervistato il collega, Stefano Vecchia, esperto di Estremo
Oriente:
R. – La liberazione
di Aung San Su Kyi era, comunque, già prevista alla scadenza dei suoi arresti domiciliari:
18 mesi che scadono, appunto, sabato 13. E’ probabile che in questo momento il governo
cerchi di far passare questa - che era comunque una scadenza prevista - come una concessione
alle opposizioni. Le opposizioni non sono disposte, invece, a scommettere sulla liberazione
o, se la liberazione, comunque, ci sarà. Sono convinte che ci sarà poi una contromossa
del governo per impedire ad Aung san Su Kyi di muoversi liberamente per spiegare ancora
una volta ai birmani la differenza fra regime e una democrazia vera.
D.
– E’ in corso la protesta innescata dall’esito del voto. Potrebbe sfociare in qualcosa
di più drammatico?
R. - E’ possibile. In questo momento, a sud ci sono
scontri duri tra l’esercito birmano e le milizie fedeli al regime e le milizie, invece,
di etnia Karen e di etnia Mon. Gli scontri proseguono e, quindi, c’è un flusso in
uscita di profughi da questa zona. E’ difficile prevedere cosa succederà. Un ampliamento
del conflitto è prevedibile e, anzi, è previsto dall’opposizione che già da tempo
si preparava per questa eventualità.
D. – L’esodo della popolazione
civile verso i Paesi limitrofi potrebbe creare a breve un problema umanitario?
R.
– Certamente, se la situazione dovesse peggiorare dal punto di vista militare l’esodo
è scontato. La Thailandia ha già annunciato che non riconoscerà come profughi questi
nuovi rifugiati - il Paese già ne ospita un gran numero, almeno, da una ventina d’anni
in una decina di campi profughi. Però, sicuramente li accoglierà per ragioni umanitarie
per il tempo necessario, se non altro per salvaguardarne l’incolumità. Le organizzazioni
umanitarie a ridosso del confine thailandese sono pronte già da settimane per questa
evenienza.
Maltempo in Italia L’ondata di maltempo continua ad
investire diverse regioni italiane. Nella provincia di Salerno, teatro nel 1998 a
Sarno dell’alluvione costata la vita ad almeno 130 persone, molti corsi d’acqua hanno
superato gli argini. Oltre 300 persone sono state evacuate da edifici a rischio. L’allarme
resta alto anche in Toscana e Sardegna a causa soprattutto delle frane. In Veneto,
poi, sono ingenti i danni provocati dalle inondazioni dei giorni scorsi. Ieri, il
presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha incontrato gli amministratori locali,
tra i quali il sindaco di Casalserugo, Elisa Venturini, intervistata da Massimiliano
Menichetti:
R. – Abbiamo
avuto 153 attività produttive - considerate quelle agricole, quelle artigianali e
quelle industriali - che hanno subito danni. La nostra realtà è stata gravemente compromessa,
soprattutto riguardo alle attività produttive che il prima possibile devono assolutamente
riprendere. Dobbiamo garantire ai nostri imprenditori, ai nostri operai, di poter
riprendere le loro attività.
D. – Casalserugo è uno dei paesi del padovano
più colpiti da questa emergenza alluvione: su 5600 abitanti, 420 sono gli evacuati.
Qual è adesso la situazione?
R. – Fortunatamente, l’acqua è stata prosciugata
in tutte le vie e adesso c’è una fase di ripristino della normalità. Stanno attivando
tutta una serie di attività: bonifiche dei terreni, distribuzione di pasti caldi.
I volontari sul territorio stanno dando una mano alle famiglie. Alcune famiglie hanno
perso tutto, altre famiglie devono ritornare alla normalità perché non hanno, da un
punto di vista psicologico, la forza di reagire. Allora, noi ci stiamo attivando,
con la distribuzione di alimenti, di generi di prima necessità, di vestiario, anche
con sostegni psicologici, che possano sostenere quanti, in questo momento, fanno fatica
a riprendersi.
D. – Quale è la stima dei danni?
R. – Ora
come ora, in base ad una cifra sommaria, intorno ai 70 milioni di euro. I primi giorni
non erano pervenute notizie sul nostro stato e questa è la cosa che forse ci rammarica
di più, perché non ci si è resi conto, a livello nazionale, dello stato in cui si
versava. Adesso che ci sono i danni, bisogna in qualche modo trovare ristoro.
D.
– Diversi paesi limitrofi sono venuti ad aiutarvi…
R. – Sì, devo dire
che ho avuto molta solidarietà da altri sindaci, i quali mi hanno telefonato e stanno
attivando delle raccolte fondi. E dobbiamo dire che la rete del volontariato è grandissima:
dalle parrocchie, alle Pro loco e alle varie associazioni, senza dimenticare le istituzioni
e le Forze armate. Stanno tutti collaborando veramente al ripristino della normalità.
(Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 314
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