Conferenza nazionale sulla Famiglia: proposta una "no tax area" in base al numero
dei figli
Si chiude oggi pomeriggio a Milano la Conferenza sulla Famiglia, organizzata dalla
presidenza del Consiglio, che presenterà un piano nazionale. Sono oltre duemila i
partecipanti di associazioni, rappresentati di governo e delle amministrazioni. Ieri
si sono riuniti contemporaneamente 10 gruppi di lavoro che oggi hanno lanciato le
loro proposte su famiglia e fisco, ma anche su asili nido, tv, conciliazione della
famiglia con il lavoro. Fulcro del discorso la necessità di politiche familiari adeguate.
Intanto in un’intervista a “La Stampa” il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi,
propone un patto di stabilità a livello europeo, sul quale abbia il compito di vigilare
una Authority centrale. “Ogni Stato – si legge - deve destinare alla famiglia il 2,5%
del Pil, e senza un'autorità di controllo la maggioranza dei Paesi resterà inadempiente”.
Per Gotti Tedeschi, infatti, “non si esce dalla crisi economica se le famiglie non
si rimettono a fare figli”. Il servizio della nostra inviata a Milano, Debora Donnini:
La famiglia
in tutta la sua ricchezza, ma anche in tutte le problematiche che incontra in Italia,
a partire da quelle economiche. E soprattutto di fronte alla crisi demografica con
una media nazionale di 1,4 figli per donna. Questo il centro della Conferenza di Milano
che vuol essere una fucina di idee per dare una proposta concreta, in particolare
riguardo il sistema fiscale. Sembra che ci sia sempre più accordo sull’abbandonare
il quoziente familiare per puntare sul fattore famiglia che prevede una “no tax area”.
Ovvero, in poche parole, prevedere che per calcolare il reddito da tassare venga considerato
il numero dei figli a carico. A questo punto se si rientra in una determinata fascia,
non si dovrebbe essere tassati. Un sistema che, secondo Donati, direttore dell’Osservatorio
nazionale sulla Famiglia, dovrebbe costare 16 miliardi di euro. Qui a Milano viene
anche rilanciata dal Movimento per la vita la proposta di legge che si trova presso
la camera dei deputati: si chiede che i consultori diventino luoghi dove si aiutano
le donne a evitare l’aborto, mentre si propone che solo una struttura sanitaria possa
autorizzare l’interruzione volontaria di gravidanza. Dal gruppo media e famiglia arriva
la proposta di introduzione di un “marchio di qualità” che attesti il carattere family
friendly dei diversi prodotti multimediali. Si propone poi di iscrivere i bambini
a un fondo previdenziale. Stamani l’incontro con i sindaci. Il sindaco di Milano Letizia
Moratti ha parlato delle necessità di più asili, ma anche dei bonus bebè messi in
atto nel capoluogo lombardo. E poi ancora l’esperienza di avanguardia dell’amministrazione
locale di Parma creatrice, appunto, del “Quoziente Parma” che ha rimodulato tasse
e accesso ad asili, scuole, in base a figli a carico e a situazioni di invalidità.
Ma dai gruppi di lavoro sono uscite anche tante problematiche. L'economista Giancarlo
Rovati dell'Università' cattolica del Sacro cuore ha diffuso le sue rilevazioni in
base a cui 6 famiglie su 100 avrebbero avuto difficoltà, nell’ultimo anno, a fare
la spessa tutti i giorni. Il professor Luigi Campiglio ha fatto presente che dal ‘96
a oggi le risorse dedicate dai governi alla famiglia sono diminuite di 11,4 miliardi
di euro. E L'Istat oggi ha pubblicato una serie di dati secondo cui la maggior parte
del lavoro in famiglia ricade sulle donne: nel 2008-2009 il 76,2% è stato a carico
delle mogli. Messa in luce anche la necessità di più asili nido, a fronte di un’evidente
disparità fra le regioni italiane. E ancora si chiede più flessibilità per conciliare
famiglia e lavoro.
C’è bisogno dunque di nuove politiche familiari. Tra
le proposte quella di una fiscalità che sostenga la famiglia con figli. In Conferenza,
al posto del quoziente familiare, l’orientamento appare sempre più rivolto al cosiddetto
“fattore famiglia”. Debora Donnini ha chiesto al presidente delle Associazioni
familiari, Francesco Belletti, di spiegare in che cosa consiste.
R. – Il dibattito
è molto ricco. Sicuramente questa conferenza ha portato al centro dell’attenzione
del governo e del Paese la questione “famiglia”. Finalmente la famiglia è diventata
una priorità della nostra agenda e quello che sta succedendo oggi nella Conferenza
è che l’identità della famiglia è stata confermata fondata sull’art. 29 della Costituzione.
Quindi, su un’identità forte di responsabilità sociale della famiglia: un uomo e una
donna sposati regolarmente e che hanno figli. Questo è quel luogo di produzione di
capitale sociale di cui il nostro Paese ha bisogno. E la terza questione è che noi
con questa definizione possiamo avere politiche esplicite, specifiche di promozione
della famiglia e non assistenziali. Questo non significa porre dei criteri di discriminazione
verso situazioni di irregolarità familiare: questo significa dire che per le politiche
specificatamente familiari occorre un esplicito fondamento dell’art. 29. Per tutti
i servizi occorre riconoscere i diritti delle persone. Quindi, sono due questioni
non in contraddizione. Oggi, la vera sfida del Paese è riuscire a promuovere il “fare
famiglia”.
D. – Voi avete anche sottolineato l’importanza del fatto
che il vostro “fattore famiglia” venga accolto al posto del quoziente familiare. Può
spiegarci brevemente perché?
R. – Il “fattore famiglia”, che è la proposta
che il Forum ha lanciato a metà settembre, quindi è molto giovane, è un modello che
supera il quoziente familiare, senza rinnegarlo, ma andando ad intercettare le criticità,
soprattutto l’accusa di privilegiare i redditi più alti nel beneficio fiscale. Il
nostro sistema di no tax area familiare è basato sul numero delle persone. Il criterio
di fondo è che noi sosteniamo che i soldi che la famiglia dedica per allevare i propri
figli non sono reddito imponibile, ma sono investimento per un bene della società.
Quindi, si tratta di restituire equità alla dimensione familiare, non si tratta di
chiedere un privilegio per le famiglie e per le famiglie che hanno figli.(ap)