Nuova rubrica della Radio Vaticana sul Vaticano II per capire la modernità del Concilio
Sono trascorsi quasi cinquant’anni dall’apertura del Concilio Vaticano II, da quella
memorabile sessione inaugurale presieduta da Giovanni XXIII nella Basilica di San
Pietro l’11 ottobre 1962. Quanto profondamente abbiano modificato la vita della Chiesa
nel mondo le decisioni assunte dai Padri conciliari è un’evidenza concreta e, insieme,
un continuo oggetto di riflessione. Ma cosa è e dove risiede lo spirito del Concilio?
E com’è possibile vivere oggi la continuità e la discontinuità della tradizione alla
luce del Concilio? A queste domande, la Radio Vaticana vuole offrire un suo contributo
inaugurando da oggi una rubrica intitolata “Il Concilio Vaticano II, bussola del terzo
millennio”, secondo una definizione di Benedetto XVI. Si tratta di un ciclo di 25
brevi riflessioni settimanali, in programma ogni martedì, curate dal gesuita padre
Dariusz Kowalczyk – docente di Teologia dogmatica alla Pontificia Università Gregoriana
– e incentrate sui documenti fondamentali del Vaticano II. In questa prima puntata,
l’autore si sofferma su una delle domande oggi ricorrenti quando di parla del Concilio:
Abbiamo bisogno
di un Concilio Vaticano Terzo? Chi può saperlo? Quando Angelo Roncalli fu eletto Successore
di Pio XII, molti osservatori ritenevano che quel Pontificato sarebbe stato un Pontificato
“di transizione”. Roncalli allora aveva 76 anni. Pochi mesi dopo Giovanni XXIII prese
delle iniziative per convocare il Concilio che ha cambiato la Chiesa. Molti fra i
curiali ritenevano che l’idea di un nuovo Concilio fosse ben spropositata. Nella Chiesa
era diffusa l’opinione che in quanto il Vaticano I, nel 1870, aveva sancito l’infallibilità
papale, il Pontefice da solo avrebbe potuto affrontare ogni questione. Giovanni XXIII,
che pensava esattamente l’opposto, superò le obbiezioni. Ma da dove gli venne la ferma
convinzione di lanciarsi in un’impresa così grande come un Concilio ecumenico? Egli
stesso disse: “Su quanto tocca la mia umile persona non amo richiamarmi a particolari
ispirazioni.
Mi accontento della retta dottrina la quale insegna che
tutto viene da Dio. In tal modo ho considerato come ispirazione anche quest’idea del
Concilio”. (Si!) E’ proprio Colui che guida la sua Chiesa “alla verità tutta intera”,
cioè lo Spirito Santo, che ispirò Papa Roncalli a convocare il Concilio che sarebbe
diventato “una pietra miliare nella storia bimillenaria della Chiesa” come ha detto
Giovanni Paolo II. Col passare del tempo, i documenti conciliari non hanno perso la
loro attualità. Anzi, sono sempre da attuare. Ma soprattutto rimane da riscoprire
lo Spirito che ha ispirato e guidato il Concilio. Joseph Ratzinger notò che al Concilio
vero “già durante le sedute, e poi, via via sempre di più nel periodo successivo,
si contrappose un sedicente «spirito di Concilio» che in realtà ne è un vero «anti-spirito».
Uno dei dogmi di quell’“anti-spirito” sarebbe la tesi che tutto ciò che è nuovo (o
presunto tale) è sempre migliore di ciò che è stato o che c’è. Durante le nostre
riflessioni cercheremo di distinguere nel presente lo spirito vero del Concilio da
quell’anti-spirito che si era palesato già allora e anche oggi persiste.