Benedetto XVI alla Cei: riconoscere il "primato educativo" alla famiglia
Valorizzare la liturgia, in un’epoca che vede offuscata la dimensione dell’interiorità,
e rilanciare la “responsabilità educativa”, riconoscendo alla famiglia il “primato”
della formazione delle giovani generazioni. Sono i punti al centro della 62.ma Assemblea
generale della Conferenza episcopale italiana (Cei), messi in risalto da Benedetto
XVI nel Messaggio inviato all’assise, riunita da ieri pomeriggio ad Assisi. La sintesi
del Messaggio del Papa nel servizio di Alessandro De Carolis:
I sintomi
del malessere il Papa li individua oltre la facciata del progresso. Scienza e tecnica
– riconosce – hanno portato a “traguardi indubbiamente significativi e apprezzabili”.
Ma questo non ha riempito il cuore dell’essere umano, anche perché – rileva – tale
progresso “è avvenuto spesso a scapito dei fondamenti del cristianesimo, nei quali
si radica la storia feconda del Continente europeo”. La cultura contemporanea, riflette
Benedetto XVI, “conosce l’eclissi del senso di Dio e l’offuscarsi della dimensione
dell’interiorità”, ma anche “l’incerta formazione dell’identità personale in un contesto
plurale e frammentato” e le “difficoltà di dialogo tra le generazioni, la separazione
tra intelligenza e affettività”. Conosce, ripete, il confinamento della sfera morale
“nell’ambito soggettivo”, con Dio che, stigmatizza, “quando non viene negato, è comunque
escluso dalla coscienza pubblica”. Tutti elementi, prosegue il Pontefice, che “sono
il segno di una crisi di fiducia nella vita e influiscono in maniera rilevante sul
processo educativo, nel quale i riferimenti affidabili si fanno labili”. Né è sufficiente,
“per invertire la rotta”, obietta ancora, “un generico richiamo ai valori, né una
proposta educativa che si accontenti di interventi puramente funzionali e frammentari”.
Per
questa ragione, è l’apprezzamento di Benedetto XVI ai vescovi italiani, “è quanto
mai opportuna la vostra scelta di chiamare a raccolta intorno alla responsabilità
educativa tutti coloro che hanno a cuore la città degli uomini e il bene delle nuove
generazioni. Tale indispensabile alleanza – indica – non può che partire da una nuova
prossimità alla famiglia, che ne riconosca e sostenga il primato educativo: è al suo
interno che si plasma il volto di un popolo”. Inoltre, soggiunge il Papa, come “fonte
perenne di educazione alla vita buona del Vangelo vi esorto a valorizzare la liturgia”.
Essa, osserva, “introduce all’incontro con Gesù Cristo, che con parole e opere costantemente
edifica la Chiesa, formandola alle profondità dell’ascolto, della fraternità e della
missione”. “L’autentico credente, in ogni tempo – aveva detto poco prima il Papa –
sperimenta nella liturgia la presenza, il primato e l’opera di Dio”. E dal momento
che nell’agenda dei lavori dell’assise dei vescovi italiani figura l’esame della traduzione
italiana della terza edizione tipica del Messale Romano, Benedetto XVI ha invitato
al massimo rispetto di una parola, come quella sacra espressa dalla liturgia, che
pur non potendo “prescindere dal tempo”, costituisce – ha asserito – “una finestra
che si apre oltre il tempo”. Dare voce “a una realtà perennemente valida – ha proseguito
– esige pertanto il sapiente equilibrio di continuità e novità, di tradizione e attualizzazione.
Dunque, ha concluso, “ogni vero riformatore è un obbediente della fede: non si muove
in maniera arbitraria, né si arroga alcuna discrezionalità sul rito; non è il padrone,
ma il custode del tesoro istituito dal Signore e a noi affidato. La Chiesa intera
è presente in ogni liturgia: aderire alla sua forma è condizione di autenticità di
ciò che si celebra”.