Testimonianze e bilanci del 18.mo viaggio apostolico del Papa nelle parole del cardinale
Sistach e di padre Lombardi
L’affetto che ha circondato Benedetto XVI sia in Galizia che in Catalogna è rimasto
come un segno per quanti, in Spagna, hanno seguito da vicino le parole e i gesti del
Papa, durante la sua visita. L'arcivescovo di Barcellona, il cardinale Lluíz Martínez
Sistach ne dà una testimonianza a caldo al microfono del nostro inviato nel capoluogo
catalano, Paolo Ondarza:
R. – Sono
molto soddisfatto di questo viaggio di Benedetto XVI a Barcellona. Lui è venuto con
uno spirito di affetto per la nostra città, per la nostra Chiesa, per le altre Chiese,
per tutta la Spagna. Anche l’accoglienza dei cittadini di Barcellona è stata molto
affettuosa. La celebrazione della dedicazione della chiesa della Sagrada Familia,
adesso basilica, è stata una celebrazione molto bella liturgicamente, un po’ come
se la Gerusalemme celeste fosse presente in questo mondo.
D. – Eminenza,
da quello che ha potuto vedere e constatare in questi giorni tra la visita di Santiago
de Compostela, prima, e poi quella nella sua diocesi a Barcellona, che cosa ha colpito
di più la gente?
R. – Ha colpito molto il Papa, che è un Papa molto
aperto a tutti, che dà un messaggio lucidissimo, che capiscono tutti. E’ profondo
e intellegibile. Non è facile riuscire ad armonizzare i due aspetti, ma il Papa questo
lo fa. Credo che le persone che non hanno fatto molti studi, che non si considerano
intellettuali, capiscano il messaggio di un intellettuale qual è il Papa. Questo è
un dono, una grazia, un carisma del nostro Papa, come pure la sua vicinanza a tutte
le persone, il suo affetto.
D. – Anche le proteste, che qualcuno aveva
annunciato per l’arrivo del Santo Padre, non hanno offuscato la visita…
R.
– No, grazie a Dio. Né a Santiago e, anche se c’è stata qualche protesta, neanche
a Barcellona. Questo grazie anche alla capacità del Papa di stare come il Buon pastore,
come Pietro che viene a visitare le Chiese. Lo hanno ricevuto tante persone: c’erano
moltissimi giovani, moltissimi bambini e coppie - questo mi ha colpito e ha colpito
anche il Papa - ed erano per le strade, non soltanto nella Sagrada Familia.
D.
– Eminenza, questa visita di due giorni ha mostrato il volto di quella parte della
Spagna fiera delle proprie radici cristiane e di cui poco si parla però nei giornali.
Questo volto adesso è stato mostrato ed è stato sotto gli occhi di tutti…
R.
- Sì, io penso soprattutto alla gioventù, che cerca un senso alla vita, cerca la verità,
una verità che illumini il futuro. Il Papa parla loro e parla di Gesù. Certamente,
sono giovani del nostro tempo, con tutte le contraddizioni, ma sempre con il desiderio
di cercare e trovano nel Papa un’icona della verità. Forse, non capiscono tutto, ma
vedono che c’è qualche cosa di autentico e di coerente che riempie il suo cuore. (bf)
E
per un bilancio complessivo di questo 18.mo viaggio apostolico internazionale di Benedetto
XVI, Paolo Ondarza ha sentito il direttore della Sala Stampa Vaticana, e nostro
direttore generale, padre Federico Lombardi:
R. – Io partirei
dal primato di Dio, che è una della priorità del Pontificato, anzi, la priorità di
questo Pontificato - come il Papa ha detto già più volte. Dio è stato veramente al
centro dei discorsi, sia della prima sia della seconda tappa, perché l’incontro con
Dio è la meta del pellegrinaggio. Il Papa pensa molto al rischio dell’oblio di Dio
e dell'indifferenza verso la trascendenza nella nostra cultura e nel nostro tempo
e, quindi, si sente impegnato a ricordare agli uomini la relazione fondamentale con
Dio. Questo viaggio per me è stato veramente uno dei viaggi più concentrati su questa
tematica. Poi, da Santiago, il Papa ha avuto anche delle parole molto forti connesse
al tema di Dio e delle radici cristiane per l’Europa. Questo mi ha fatto ricordare
che Giovanni Paolo II, proprio da Santiago, aveva lanciato il suo grande appello all’Europa
perché non perdesse le sue radici cristiane ma le ravvivasse, richiamando con questo
verso Santiago innumerevoli pellegrini negli anni seguenti e facendo di Santiago un
luogo in cui le radici cristiane ritrovano la loro vitalità. Benedetto XVI, anche
da Santiago, ha ricordato all’Europa - con una certa appassionata ammonizione - che
cosa sarebbe l’Europa se dimenticasse l’importanza della presenza di Dio nella nostra
vita, se le croci che sono ai crocicchi delle nostre strade venissero dimenticate
nel loro significato e fossero prive di senso di riferimento per il valore dell’amore
e della dedizione di Dio a noi e di noi agli altri nella nostra vita. Quindi, nella
tappa di Barcellona, mi sembra che il tema dell'unione tra verità e bellezza, tra
fede e arte, tra fede, arte e liturgia della Chiesa sia stato veramente espresso in
modo assolutamente unico per il luogo in cui la celebrazione è avvenuta. Non credo
che durante il Pontificato ci sia stata un’altra liturgia di dedicazione in un ambiente
simile e così espressiva della ricchezza dei significati che questa liturgia porta
con sé. Poi, trattandosi di una celebrazione che avveniva nel tempio della Sacra Famiglia,
naturalmente, c’è stato un appello forte del Papa per la tutela della famiglia. Inoltre,
direi che anche la dimensione della carità sia stata presente in un modo forte in
questo viaggio, in particolare nell’ultimo incontro, quello del pomeriggio, presso
l’Istituto Nen Deu - anche se era già stata anticipata e annunciata in altri discorsi:
non c’è vita cristiana, non c’è testimonianza cristiana, senza l’impegno fattivo per
gli altri, in particolare i più piccoli e i più poveri.
D. – "Verità
e libertà" - un altro concetto espresso ieri dal Papa a Santiago de Compostela – non
possono essere separate: la Chiesa è a servizio di entrambe…
R. – Sì
e direi che poi con la giornata di domenica la verità si è unita anche alla bellezza.
Questo è un messaggio molto importante, perché si capisce come le dimensioni fondamentali,
poi, si incontrano e quindi la verità, di cui la Chiesa parla, è qualcosa che permette
veramente lo sviluppo pieno della persona umana nella sua libertà E questo è bello,
si esprime nel modo migliore, in forme che affascinano e che attraggono.
D.
– Il Papa ha anche invitato a riscoprire il connubio arte e liturgia, perché la bellezza
è una grande necessità dell’uomo in quanto rivelatrice di Dio…
R. –
Sì, la bellezza c’è quando c’è l’incontro tra l’uomo e Dio, ma aiuta anche ad attrarre
chi non è ancora così profondamente entrato nella proposta della Chiesa e della fede
a sentirne il fascino. Dobbiamo trovare - questo è un discorso spesso fatto dal Santo
Padre e dalla Chiesa di oggi - i linguaggi adatti per annunciare la fede, e il linguaggio
dell’arte è un linguaggio essenziale, perché esprime anche la dignità di ciò che avviene,
la grandissima importanza di ciò che avviene: si parla di Dio, ci si incontra con
Dio.
D. – Padre Lombardi, guardando ai commenti dei giornali ritiene
che i media e, attraverso loro, la gente, abbiano compreso il messaggio del Papa?
R.
– La gente, certo, se sta ad ascoltare, capisce. Credo che, però, qui abbiamo un messaggio
che passa anche attraverso un evento con tutta la sua complessità e ricchezza. Questa
è un po’ la bellezza misteriosa della liturgia della Chiesa, perché esprime attraverso
atti, parole, attraverso canti - e in questo caso anche attraverso le forme artistiche
della scultura e della architettura - la ricchezza di un messaggio. Io penso che questo
evento avrà un significato importante: sarà veramente per la Chiesa un messaggio di
impegno a curare sempre di più la dignità del linguaggio con cui esprime la realtà
sacra, il rapporto con Dio e la vita della comunità cristiana. (bf)