Sri Lanka: i vescovi chiedono al governo un futuro di pace e unità dopo 25 anni di
guerra civile
La Chiesa in Sri Lanka continua a fare sentire la sua voce nel difficile processo
di riconciliazione nazionale avviato dopo la fine di 25 anni di guerra civile, chiedendo
soluzioni politiche rapide per costruire un futuro di unità e di pace nel Paese.
A tale scopo i vescovi hanno presentato diverse proposte alla Commissione per la Riconciliazione
nazionale, istituita dal governo del Presidente Rajapaksa (la cosiddetta Lessons
Learnt and Reconciliation Commission). Tra queste l’introduzione di un sistema educativo
trilingue (inglese, tamil e cingalese), il decentramento amministrativo e la fine
dello stato di emergenza. “La speranza di noi cristiani è che la Commissione prenda
in seria considerazione queste raccomandazioni, perché aiuteranno a sanare le ferite
della guerra e porranno le basi per la pace futura”, ha affermato il cardinale designato
Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo e presidente della Conferenza episcopale dello
Sri Lanka, ripreso dall’agenzia Ucan. Tra le altre richieste avanzate dall’episcopato
quella di fermare l’”invasione culturale” e l’occupazione militare delle aree nord-orientali
abitate dalla minoranza tamil. Un altro nodo è poi quello degli scomparsi durante
la guerra: “Di molte persone, compresi sacerdoti, non si sa più nulla”, ha affermato
mons. Kingsley Swampillai, vescovo di Trincomalee-Batticaloa, citato sempre dalla
Ucan. Dello stesso tenore le preoccupazioni delle altre Chiese cristiane e delle organizzazioni
per i diritti umani. Proprio in questi giorni diverse Ong e settori della società
civile srilankese hanno espresso forti critiche alla Commissione per la Riconciliazione
nazionale, accusando l’Esecutivo di “mancanza di credibilità”. A loro dire, la Commissione
non solo non risponde agli standard minimi di indipendenza e imparzialità, ma può
diventare anche uno strumento per garantire l’impunità e continuare l’abuso dei diritti
umani: nonostante le ripetute denunce dei mesi scorsi – affermano - non è stato compiuto
alcun progresso dalla fine della guerra civile. Il conflitto armato tra le Tigri per
la liberazione della patria tamil (Ltte) e le forze governative – lo ricordiamo -
è iniziato nel 1983 ed è terminato nel maggio del 2009 con la sconfitta della guerriglia.
Le elezioni presidenziali di quest’anno non hanno sinora dato una risposta e una soluzione
alle legittime richieste della minoranza tamil, 4 milioni di persone residenti perlopiù
nelle aree del nord e dell’est del Paese. (L.Z.)