2010-11-08 14:39:46

Sri Lanka: i vescovi chiedono al governo un futuro di pace e unità dopo 25 anni di guerra civile


La Chiesa in Sri Lanka continua a fare sentire la sua voce nel difficile processo di riconciliazione nazionale avviato dopo la fine di 25 anni di guerra civile, chiedendo soluzioni politiche rapide per costruire un futuro di unità e di pace nel Paese. A tale scopo i vescovi hanno presentato diverse proposte alla Commissione per la Riconciliazione nazionale, istituita dal governo del Presidente Rajapaksa (la cosiddetta Lessons Learnt and Reconciliation Commission). Tra queste l’introduzione di un sistema educativo trilingue (inglese, tamil e cingalese), il decentramento amministrativo e la fine dello stato di emergenza. “La speranza di noi cristiani è che la Commissione prenda in seria considerazione queste raccomandazioni, perché aiuteranno a sanare le ferite della guerra e porranno le basi per la pace futura”, ha affermato il cardinale designato Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo e presidente della Conferenza episcopale dello Sri Lanka, ripreso dall’agenzia Ucan. Tra le altre richieste avanzate dall’episcopato quella di fermare l’”invasione culturale” e l’occupazione militare delle aree nord-orientali abitate dalla minoranza tamil. Un altro nodo è poi quello degli scomparsi durante la guerra: “Di molte persone, compresi sacerdoti, non si sa più nulla”, ha affermato mons. Kingsley Swampillai, vescovo di Trincomalee-Batticaloa, citato sempre dalla Ucan. Dello stesso tenore le preoccupazioni delle altre Chiese cristiane e delle organizzazioni per i diritti umani. Proprio in questi giorni diverse Ong e settori della società civile srilankese hanno espresso forti critiche alla Commissione per la Riconciliazione nazionale, accusando l’Esecutivo di “mancanza di credibilità”. A loro dire, la Commissione non solo non risponde agli standard minimi di indipendenza e imparzialità, ma può diventare anche uno strumento per garantire l’impunità e continuare l’abuso dei diritti umani: nonostante le ripetute denunce dei mesi scorsi – affermano - non è stato compiuto alcun progresso dalla fine della guerra civile. Il conflitto armato tra le Tigri per la liberazione della patria tamil (Ltte) e le forze governative – lo ricordiamo - è iniziato nel 1983 ed è terminato nel maggio del 2009 con la sconfitta della guerriglia. Le elezioni presidenziali di quest’anno non hanno sinora dato una risposta e una soluzione alle legittime richieste della minoranza tamil, 4 milioni di persone residenti perlopiù nelle aree del nord e dell’est del Paese. (L.Z.)







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