Omelia del Papa alla Messa nella Sagrada Familia. Testo integrale
Chi volle che la Basilica della Sagrada Familia di Barcellona fosse eretta voleva
“mostrare al mondo l’amore, il lavoro e il servizio vissuti davanti a Dio, così come
li visse la Sacra Famiglia di Nazaret”. Lo ha affermato Benedetto XVI durante l’omelia
tenuta nella grande chiesa progettata dall’architetto, Antoni Gaudì, e oggi ancora
in costruzione – sulle indicazioni del grande genio catalano – sotto la responsabilità
dell’architetto, Jordi Bonet. Parlando dei progressi sociali conseguiti nel mondo
contemporaneo, il Papa ha detto che non è possibile accontentarsi: “Con essi devono
essere sempre presenti i progressi morali, come l’attenzione, la protezione e l’aiuto
alla famiglia, poiché l’amore generoso e indissolubile di un uomo e una donna è il
quadro efficace e il fondamento della vita umana nella sua gestazione, nella sua nascita,
nella sua crescita e nel suo termine naturale (...) Perciò, la Chiesa – ha esortato
Benedetto XVI - invoca adeguate misure economiche e sociali affinché la donna possa
trovare la sua piena realizzazione in casa e nel lavoro, affinché l’uomo e la donna
che si uniscono in matrimonio e formano una famiglia siano decisamente sostenuti dallo
Stato, affinché si difenda come sacra e inviolabile la vita dei figli dal momento
del loro concepimento, affinché la natalità sia stimata, valorizzata e sostenuta sul
piano giuridico, sociale e legislativo. Per questo, la Chiesa si oppone a qualsiasi
forma di negazione della vita umana e sostiene ciò che promuove l’ordine naturale
nell’ambito dell’istituzione familiare”.
Di seguito il testo integrale dell'omelia
di Benedetto XVI:
Amatissimi fratelli e sorelle nel Signore.
“Questo
giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete… La gioia
del Signore è la vostra forza” (Ne 8,9-11). Con queste parole della prima lettura
che abbiamo proclamato desidero salutare tutti voi che siete qui presenti per partecipare
a questa celebrazione. Rivolgo un affettuoso saluto alle Loro Maestà i Reali di Spagna,
che hanno voluto cordialmente unirsi a noi. Il mio grato saluto va al Signor Cardinale
Lluís Martínez Sistach, Arcivescovo di Barcellona, per le parole di benvenuto e il
suo invito per la dedicazione di questa chiesa della Sacra Famiglia, meravigliosa
sintesi di tecnica, di arte e di fede. Saluto anche il Cardinale Ricardo María Carles
Gordó, Arcivescovo emerito di Barcellona, gli altri Signori Cardinali e Fratelli nell’Episcopato,
specialmente il Vescovo ausiliare di questa Chiesa particolare, così come i numerosi
sacerdoti, diaconi, seminaristi, religiosi e fedeli che partecipano a questa solenne
celebrazione. Nello stesso tempo, rivolgo il mio deferente saluto alle Autorità Nazionali,
Regionali e Locali, così come ai membri di altre comunità cristiane, che si uniscono
alla nostra gioia e lode grata a Dio.
Questo giorno è un punto significativo
in una lunga storia di aspirazioni, di lavoro e di generosità, che dura da più di
un secolo. In questi momenti, vorrei ricordare ciascuna delle persone che hanno reso
possibile la gioia che oggi pervade tutti noi: dai promotori fino agli esecutori di
quest’opera; dagli architetti e muratori della stessa, a tutti quelli che hanno offerto,
in un modo o nell’altro, il loro insostituibile contributo per rendere possibile la
progressiva costruzione di questo edificio. E ricordiamo, soprattutto, colui che fu
anima e artefice di questo progetto: Antoni Gaudí, architetto geniale e cristiano
coerente, la cui fiaccola della fede arse fino al termine della sua vita, vissuta
con dignità e austerità assoluta. Quest’evento è anche, in qualche modo, il punto
culminante e lo sbocco di una storia di questa terra catalana che, soprattutto a partire
dalla fine del XIX secolo, diede una moltitudine di santi e di fondatori, di martiri
e di poeti cristiani. Storia di santità, di creazioni artistiche e poetiche, nate
dalla fede, che oggi raccogliamo e presentiamo come offerta a Dio in questa Eucaristia.
La
gioia che provo nel poter presiedere questa celebrazione si è accresciuta quando ho
saputo che questo edificio sacro, fin dalle sue origini, è strettamente legato alla
figura di san Giuseppe. Mi ha commosso specialmente la sicurezza con la quale Gaudí,
di fronte alle innumerevoli difficoltà che dovette affrontare, esclamava pieno di
fiducia nella divina Provvidenza: “San Giuseppe completerà il tempio”. Per questo
ora non è privo di significato il fatto che sia un Papa il cui nome di battesimo è
Giuseppe a dedicarlo.
Cosa significa dedicare questa chiesa? Nel cuore
del mondo, di fronte allo sguardo di Dio e degli uomini, in un umile e gioioso atto
di fede, abbiamo innalzato un’immensa mole di materia, frutto della natura e di un
incalcolabile sforzo dell’intelligenza umana, costruttrice di quest’opera d’arte.
Essa è un segno visibile del Dio invisibile, alla cui gloria svettano queste torri,
frecce che indicano l’assoluto della luce e di colui che è la Luce, l’Altezza e la
Bellezza medesime.
In questo ambiente, Gaudí volle unire l’ispirazione
che gli veniva dai tre grandi libri dei quali si nutriva come uomo, come credente
e come architetto: il libro della natura, il libro della Sacra Scrittura e il libro
della Liturgia. Così unì la realtà del mondo e la storia della salvezza, come ci è
narrata nella Bibbia e resa presente nella Liturgia. Introdusse dentro l’edificio
sacro pietre, alberi e vita umana, affinché tutta la creazione convergesse nella lode
divina, ma, allo stesso tempo, portò fuori i “retabli”, per porre davanti agli uomini
il mistero di Dio rivelato nella nascita, passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo.
In questo modo, collaborò in maniera geniale all’edificazione di una coscienza umana
ancorata nel mondo, aperta a Dio, illuminata e santificata da Cristo. E realizzò ciò
che oggi è uno dei compiti più importanti: superare la scissione tra coscienza umana
e coscienza cristiana, tra esistenza in questo mondo temporale e apertura alla vita
eterna, tra la bellezza delle cose e Dio come Bellezza. Antoni Gaudí non realizzò
tutto questo con parole, ma con pietre, linee, superfici e vertici. In realtà, la
bellezza è la grande necessità dell’uomo; è la radice dalla quale sorgono il tronco
della nostra pace e i frutti della nostra speranza. La bellezza è anche rivelatrice
di Dio perché, come Lui, l’opera bella è pura gratuità, invita alla libertà e strappa
dall’egoismo.
Abbiamo dedicato questo spazio sacro a Dio, che si è
rivelato e donato a noi in Cristo per essere definitivamente Dio con gli uomini. La
Parola rivelata, l’umanità di Cristo e la sua Chiesa sono le tre espressioni massime
della sua manifestazione e del suo dono agli uomini. “Ciascuno stia attento a come
costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si
trova, che è Gesù Cristo” (1Cor 3, 10-11), dice san Paolo nella seconda lettura. Il
Signore Gesù è la pietra che sostiene il peso del mondo, che mantiene la coesione
della Chiesa e che raccoglie in ultima unità tutte le conquiste dell’umanità. In Lui
abbiamo la Parola e la Presenza di Dio, e da Lui la Chiesa riceve la propria vita,
la propria dottrina e la propria missione. La Chiesa non ha consistenza da se stessa;
è chiamata ad essere segno e strumento di Cristo, in pura docilità alla sua autorità
e in totale servizio al suo mandato. L’unico Cristo fonda l’unica Chiesa; Egli è la
roccia sulla quale si fonda la nostra fede. Basati su questa fede, cerchiamo insieme
di mostrare al mondo il volto di Dio, che è amore ed è l’unico che può rispondere
all’anelito di pienezza dell’uomo. Questo è il grande compito, mostrare a tutti che
Dio è Dio di pace e non di violenza, di libertà e non di costrizione, di concordia
e non di discordia. In questo senso, credo che la dedicazione di questa chiesa della
Sacra Famiglia, in un’epoca nella quale l’uomo pretende di edificare la sua vita alle
spalle di Dio, come se non avesse più niente da dirgli, è un avvenimento di grande
significato. Gaudí, con la sua opera, ci mostra che Dio è la vera misura dell’uomo,
che il segreto della vera originalità consiste, come egli diceva, nel tornare all’origine
che è Dio. Lui stesso, aprendo in questo modo il suo spirito a Dio, è stato capace
di creare in questa città uno spazio di bellezza, di fede e di speranza, che conduce
l’uomo all’incontro con colui che è la verità e la bellezza stessa. Così l’architetto
esprimeva i suoi sentimenti: “Una chiesa [è] l’unica cosa degna di rappresentare il
sentire di un popolo, poiché la religione è la cosa più elevata nell’uomo”.
Quest’affermare
Dio porta con sé la suprema affermazione e tutela della dignità di ogni uomo e di
tutti gli uomini: “Non sapete che siete tempio di Dio?... Santo è il tempio di Dio,
che siete voi” (1Cor 3, 16-17). Ecco qui unite la verità e la dignità di Dio con la
verità e la dignità dell’uomo. Nel consacrare l’altare di questa chiesa, tenendo presente
che Cristo è il suo fondamento, noi presentiamo al mondo Dio che è amico degli uomini,
e invitiamo gli uomini ad essere amici di Dio. Come insegna l’episodio di Zaccheo,
di cui parla il Vangelo odierno (cfr Lc 19,1-10), se l’uomo lascia entrare Dio nella
sua vita e nel suo mondo, se lascia che Cristo viva nel suo cuore, non si pentirà,
ma anzi sperimenterà la gioia di condividere la sua stessa vita, essendo destinatario
del suo amore infinito.
L’iniziativa della costruzione di questa chiesa
si deve all’Associazione degli Amici di san Giuseppe, che vollero dedicarla alla Sacra
Famiglia di Nazaret. Da sempre, il focolare formato da Gesù, Maria e Giuseppe è stato
considerato una scuola di amore, preghiera e lavoro. I patrocinatori di questa chiesa
volevano mostrare al mondo l’amore, il lavoro e il servizio vissuti davanti a Dio,
così come li visse la Sacra Famiglia di Nazaret. Le condizioni di vita sono profondamente
cambiate e con esse si è progredito enormemente in ambiti tecnici, sociali e culturali.
Non possiamo accontentarci di questi progressi. Con essi devono essere sempre presenti
i progressi morali, come l’attenzione, la protezione e l’aiuto alla famiglia, poiché
l’amore generoso e indissolubile di un uomo e una donna è il quadro efficace e il
fondamento della vita umana nella sua gestazione, nella sua nascita, nella sua crescita
e nel suo termine naturale. Solo laddove esistono l’amore e la fedeltà, nasce e perdura
la vera libertà. Perciò, la Chiesa invoca adeguate misure economiche e sociali affinché
la donna possa trovare la sua piena realizzazione in casa e nel lavoro, affinché l’uomo
e la donna che si uniscono in matrimonio e formano una famiglia siano decisamente
sostenuti dallo Stato, affinché si difenda come sacra e inviolabile la vita dei figli
dal momento del loro concepimento, affinché la natalità sia stimata, valorizzata e
sostenuta sul piano giuridico, sociale e legislativo. Per questo, la Chiesa si oppone
a qualsiasi forma di negazione della vita umana e sostiene ciò che promuove l’ordine
naturale nell’ambito dell’istituzione familiare.
Contemplando ammirato
questo ambiente santo di incantevole bellezza, con tanta storia di fede, chiedo a
Dio che in questa terra catalana si moltiplichino e consolidino nuovi testimoni di
santità, che offrano al mondo il grande servizio che la Chiesa può e deve prestare
all’umanità: essere icona della bellezza divina, fiamma ardente di carità, canale
perché il mondo creda in Colui che Dio ha mandato (cfr Gv 6,29).
Cari
fratelli, nel dedicare questa splendida chiesa, supplico, al tempo stesso, il Signore
delle nostre vite che da questo altare, che ora verrà unto con olio santo e sopra
il quale si consumerà il sacrificio d’amore di Cristo, sgorghi un fiume continuo di
grazia e di carità su questa città di Barcellona e sui suoi abitanti, e sul mondo
intero. Che queste acque feconde riempiano di fede e di vitalità apostolica questa
Chiesa arcidiocesana, i suoi Pastori e fedeli.
Desidero, infine, affidare
all’amorosa protezione della Madre di Dio, Maria Santissima, “Rosa di aprile”, “Madre
della Mercede”, tutti voi qui presenti e tutti coloro che con parole e opere, con
il silenzio o la preghiera, hanno reso possibile questo miracolo architettonico. Che
Ella presenti al suo divin Figlio anche le gioie e le sofferenze di coloro che giungeranno
in futuro in questo luogo sacro, perché, come prega la Liturgia della dedicazione
delle chiese, i poveri possano trovare misericordia, gli oppressi conseguire la vera
libertà e tutti gli uomini rivestirsi della dignità di figli di Dio. Amen.