Darfur, rischio di pena di morte per alcuni minorenni. L'impegno dell'Italia per salvarli
Prosegue la campagna del’associazione “Italians for Darfur” per salvare dalla pena
capitale 10 persone, fra cui quattro presunti adolescenti del Darfur, in Sudan, accusati
di essere implicati in un attacco a un convoglio militare sudanese avvenuto lo scorso
maggio. Il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, assicura che attraverso
i canali diplomatici farà tutto il possibile per bloccare l’esecuzione dei minori.
Sulla vicenda Debora Donnini ha intervistato Antonella Napoli, presidente
di “Italians for Darfur”:
R. – Da quello
che abbiamo appreso da fonti dirette, si tratta di un processo sommario dove non c’è
una prova certa che tutti gli imputati abbiano preso parte a questi attacchi. La cosa
ancora più grave è che per cinque dei presunti minori di questi imputati, soltanto
due sono stati sottoposti all’esame che permette di accertare se si tratti di bambini
o di adulti. Uno è stato dichiarato non condannabile perché l’esame ha dato un esito
certo; l’altro - che è stato sottoposto due volte all’esame, il primo con un esito
positivo, il secondo poco chiaro - è stato, invece, dichiarato condannabile. Quindi,
sono quattro i presunti minori condannati a morte pur essendo indicati dalla difesa
come minori.
D. – Come associazione “Italians for Darfur” cosa chiedete
al governo di Khartoum?
D. – Chiediamo che la sentenza venga annullata
o commutata in un’altra pena e che si faccia di tutto per accertare che si tratti
di minori e, quindi, che non vengano condannati a morte.
D. – Qual è
attualmente la situazione nel Darfur?
R. – Purtroppo la situazione è
drammatica. Siamo a cospetto di un conflitto tutt’altro che pacificato in Darfur,
dove – ricordiamolo – è dispiegata una missione di pace e dove si continua a combattere
perché in alcune aree che sono sotto il controllo del “Sudan Liberation Movement”
e del “Justice and Equality Movement” - che sono i principali gruppi ribelli che si
contrappongono a Khartoum - il governo continua a bombardare e a fare incursioni per
cercare di riprendere il controllo di quelle aree e, quindi, si continua a morire.(bf)