Da Santiago de Compostela, l'invito di Benedetto XVI: l'Europa si apra a Dio "senza
paura"
Il nome di Dio torni a “risuonare gioiosamente sotto i cieli dell’Europa”. Da Santiago
di Compostela è questo il messaggio che Benedetto XVI ha lanciato alla Spagna e al
Vecchio continente nella Messa celebrata ieri pomeriggio nella Plaza del Obradoiro,
all’esterno del grande Santuario dedicato all’Apostolo Giacomo. Oltre settemila persone
hanno partecipato alla cerimonia, presieduta dal Papa, in occasione dell’Anno giubilare
compostelano. La cronaca nel servizio di Alessandro De Carolis:
L’Europa,
cuore di un cristianesimo che non palpita quasi più, torni ad aprirsi a Dio "senza
paura”. Sul “camino” di Santiago, Benedetto XVI vive la semplicità interiore dell’essere
un pellegrino e la responsabilità pubblica di pastore universale, che da un crocevia
dello spirito come Compostela ricorda agli europei, una volta ancora, che la radice
della loro civiltà è intessuta fin nelle fibre più profonde di Cristo e del suo Vangelo.
(musica)
Davanti
ai principi delle Asturie e alle autorità civili nazionali, regionali e locali, salutate
in idioma galiziano, oltre che ai vertici della Chiesa locale, il Papa presiede la
Messa giubilare dell’Anno compostelano con un’idea ben chiara: rinsaldare nei cuori
di chi crede la convinzione che essere discepoli di Cristo significa dare una testimonianza
sociale e culturale dove, a differenza di certa mentalità, il servizio ai fratelli
“non si misura – dice – in base ai criteri mondani dell’immediato, del materiale e
dell’apparente, ma perché rende presente l’amore di Dio per tutti gli uomini”. Un
amore manifestato “concretamente” nella storia dalla venuta di Cristo e oggi troppo
spesso rinnegato:
“Es una tragedia qu en Europa... È
una tragedia che in Europa, soprattutto nel XIX secolo, si affermasse e diffondesse
la convinzione che Dio è l’antagonista dell’uomo e il nemico della sua liberà (…)
come Dio avrebbe creato tutte le cose se non le avesse amate, Lui che nella sua infinita
pienezza non ha bisogno di nulla? Come si sarebbe rivelato agli uomini se non avesse
voluto proteggerli?”.
Dio, incalza, “è l’origine del nostro essere
e il fondamento e culmine della nostra libertà, non il suo oppositore”. E, allora,
“com’è possibile – si chiede in un crescendo di considerazioni – che si neghi a Dio,
sole delle intelligenze, forza delle volontà e calamita dei nostri cuori, il diritto
di proporre questa luce che dissipa ogni tenebra?”:
“Por eso, es
necesario que Dios... Perciò, è necessario che Dio torni a risuonare
gioiosamente sotto i cieli dell’Europa; che questa parola santa non si pronunci mai
invano; che non venga stravolta facendola servire a fini che non le sono propri. Occorre
che venga proferita santamente. È necessario che la percepiamo così nella vita di
ogni giorno, nel silenzio del lavoro, nell’amore fraterno e nelle difficoltà che gli
anni portano con sé. L’Europa deve aprirsi a Dio, uscire all’incontro con Lui senza
paura”.
Benedetto XVI – che dopo l’omelia si è chinato come tutti
al passaggio del grande botafumeiro, il monumentale incensiere d’argento, pesante
70 chili, che con un sistema di corde e carrucole viene fatto oscillare vorticosamente
sulle teste dei fedeli in occasione delle messe solenni e durante l'Anno Santo Compostelano
– ha fatto un ulteriore appello alle coscienze degli europei:
“No
se puede dar culto a Dios... Non si può dar culto a Dio senza proteggere
l’uomo suo figlio e non si serve l’uomo senza chiedersi chi è suo Padre e rispondere
alla domanda su di lui. L’Europa della scienza e delle tecnologie, l’Europa della
civilizzazione e della cultura, deve essere allo stesso tempo l’Europa aperta alla
trascendenza e alla fraternità con altri continenti, al Dio vivo e vero a partire
dall’uomo vivo e vero. Questo è ciò che la Chiesa desidera apportare all’Europa: avere
cura di Dio e avere cura dell’uomo, a partire dalla comprensione che di entrambi ci
viene offerta in Gesù Cristo”.
Un messaggio già accennato al suo
arrivo in Spagna e suggellato da un pensiero sul significato dell’andare in pellegrinaggio,
alla ricerca della propria anima, che lungo i sentieri di Santiago conta milioni di
adulti, giovani e anziani:
“El cansancio del andar... La
stanchezza dell’andare, la varietà dei paesaggi, l’incontro con persone di altra nazionalità,
li aprono a ciò che di più profondo e comune ci unisce agli uomini: esseri in ricerca,
esseri che hanno bisogno di verità e di bellezza, di un’esperienza di grazia, di carità
e di pace, di perdono e di redenzione (...) Chi compie il pellegrinaggio a Santiago,
in fondo, lo fa per incontrarsi soprattutto con Dio, che, riflesso nella maestà di
Cristo, lo accoglie e benedice nell’arrivare al Portico della Gloria”.
(musica)
Dopo
la Messa a Santiago, Benedetto XVI ha lasciato la Galizia per la Catalogna atterrando
in serata a Barcellona per la seconda tappa di questo 18.mo viaggio apostolico. Il
Papa ha trovato al suo arrivo folla e un’atmosfera festosa, che gli hanno fatto ala
fino all’arcivescovado, da dove il Papa ha vissuto un fuori programma, affacciandosi
da una delle finestre per benedire le persone che continuavano a incitarlo con affetto.