2010-11-06 15:59:37

Elezioni in Myanmar. L'opposizione accusa: brogli e minacce


Il Myanmar torna domani alle urne, dopo 20 anni, per le elezioni politiche, che già si preannunciano all’insegna delle polemiche. I due principali partiti di opposizione, Il Partito democratico e la Forza democratica nazionale, hanno, infatti, accusato la Giunta militare di brogli e minacce sugli elettori, sottolineando che l'Unione per la solidarietà e lo sviluppo, ha raccolto illegalmente voti in anticipo. Tutti gli occhi sono puntati ora sulla leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi, che dovrebbe essere scarcerata subito dopo le elezioni. Il suo partito, lo ricordiamo, era uscito vincitore dalle elezioni del 90. Una vittoria mai riconosciuta dalla Giunta. Quale il significato di questa tornata elettorale? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Marzia Casolari, docente di Storia dell’Asia all’Università di Perugia:RealAudioMP3

R. – Il significato di questa tornata elettorale penso sia quello di un regime che deve rispondere ad esigenze di facciata, sostanzialmente; che quindi deve darsi una parvenza di presunta democraticità, di aver avviato un processo di democratizzazione del Paese che aveva promesso di avviare fin dalle elezioni del 1990, che poi, però, ha sempre smentito nei fatti, attuando un sistema di governo che in realtà è un sistema di controllo totale sul Paese che, come ben sappiamo, ha soffocato qualsiasi tipo di opposizione che venisse dai sindacati, dal principale partito di opposizione o dai circoli religiosi legati al clero buddista.

D. – Non è un caso che la Giunta militare abbia vietato la presenza di osservatori internazionali e giornalisti stranieri durante il voto; un dato, questo, professoressa, su cui riflettere …

R. – Questo è un dato senz’altro molto grave. D’altra parte, la giunta militare ha impedito l’ingresso di personale umanitario anche successivamente al tifone Nargis … Il governo birmano ha un rapporto estremamente conflittuale con le Nazioni Unite, per ovvi motivi; le Nazioni Unite hanno, da parte loro, peccato perché rispetto a molte altre situazioni, non hanno mai adottato misure drastiche nei confronti della Birmania.

D. – La leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi dovrebbe essere scarcerata subito dopo le elezioni. La sua figura continua ad essere comunque una guida per il Paese?

R. – Io credo che abbia ancora molto seguito e credo che sia abbastanza scontato che i birmani votino in maggioranza per lei ... ma credo che i brogli possano farle ottenere pochi risultati. Tuttavia, credo che la gente abbia voglia di andare a votare … Insomma, la Birmania non è l’Afghanistan: la società civile birmana comunque ha la voglia di esprimersi, ammesso che ne abbia la possibilità. L’abbiamo visto dalle rivolte che ci sono state negli anni passati. Però, Aung San Suu Kyi forse non rappresenta più la sola voce di opposizione alla Giunta militare; credo che l’opposizione si stia articolando in varie direzioni, che non sempre concordano con la posizione assolutamente non violenta, di grande rispetto delle regole che viene incarnata appunto dalla figura di Aung San Suu Kyi. (gf)







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