Nigeria. Mons. Kaigama: a Jos solo il perdono è più forte della violenza
“È stato incredibile vedere quello che la crisi del 17 gennaio 2010 ha provocato negli
abitanti di Jos e dintorni. La pazzia, che è stata lasciata libera di agire, ha provocato
la distruzione di chiese e moschee, con diverse persone costrette a sfollare perché
le loro abitazioni e i loro esercizi commerciali sono stati distrutti”. Così scrive
Mons. Ignatius A. Kaigama, arcivescovo di Jos, capoluogo dello Stato nigeriano di
Pleteau, dove periodicamente esplodono violenti scontri intercomunitari, con conseguenze
molto pesanti per la popolazione locale. Mons. Kaigama, in un articolo pubblicato
localmente e inviato a Fides, ricorda che le persone hanno visto i risparmi di una
vita andare in fiamme e i propri cari mutilati o uccisi. La natura comunitaria della
vita familiare è stata turbata quando le famiglie divise dalla crisi sono state costrette
a vivere a distanza di chilometri, senza potersi incontrare. “Ma non è sempre stato
così, racconta ancora Mons. Kaigama, “senza dubbio – dice il presule - la città di
Jos è stata una delle città più tranquille della Nigeria, favorita da un clima sereno
e dalle bellezze naturali. Il calore e la generosità della sua gente hanno conquistato
molti. Negli ultimi decenni a causa dello sfruttamento minerario dello stagno, si
è creato un mix di attività locali, nazionali ed internazionali, che ha fatto sì che
cittadini di diversi Paesi si siano installati a Jos. Non stupisce, che lo Stato stesso
avesse adottato il nome di “Casa della pace e del turismo”. Purtroppo, la crisi del
2001 ha creato una diffidenza e un’animosità senza precedenti tra la minoranza costituita
dalla comunità di coloni musulmani Hausa/Fulani e la maggior parte degli indigeni
cristiani. Prima della crisi, entrambe le comunità condividevano in qualche misura
le festività, sociali, religiose e politiche, con poco o nessun pregiudizio o discriminazione.
La Chiesa cattolica insieme agli uomini di buona volontà di altre fedi cerca di porre
fine a questa situazione e di aiutare le vittime delle violenze - afferma mons. Kaigama.
Oltre alla Chiesa locale, anche la comunità cattolica universale è impegnata ad aiutare
gli abitanti dello Stato di Plateau a ritrovare la pace, come testimoniato dalla recente
visita a Jos del cardinale Peter Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio per
la Giustizia e la Pace. Mons. Kaigama conclude descrivendo la sua visita nel villaggio
di Mazah, che era stato attaccato il 17 luglio. “Sono rimasto colpito dagli striscioni
con la scritta: 'la più grande arma contro la violenza è il perdono'. Cosa c’è di
più vero? Il bene può veramente sconfiggere il male, se c’è la volontà”. (C.S.)