Aperto in Bulgaria l’Incontro dei vescovi delle Chiese cattoliche di rito orientale
Si è aperto ieri a Sofia, in Bulgaria, il 13.mo Incontro dei vescovi delle Chiese
cattoliche di rito orientale. Al centro dell’appuntamento, patrocinato dal Consiglio
delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), “I criteri di ecclesialità delle Chiese
orientali oggi”. Tra i numerosi partecipanti, il cardinale Péter Erdő, arcivescovo
di Esztergom-Budapest e presidente del Ccee. Marta Vertse lo ha intervistato:
R. – Qui
a Sofia assistiamo ad un incontro dei vescovi cattolici orientali di tutta l’Europa.
Questi incontri sono ormai quasi una tradizione e da alcuni anni si svolgono sotto
l’egida del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, che comprende anche i
vescovi orientali cattolici. Questa volta trattiamo dei criteri di ecclesialità, perché
il Concilio Vaticano II usa l’espressione “Chiesa” o “Chiesa particolare” in diversi
sensi. Nei documenti che si occupano delle Chiese orientali, “Chiesa particolare”
significa molto spesso un insieme di diverse diocesi, caratterizzate da una propria
tradizione liturgica, spirituale, teologica e anche disciplinare, che possono essere
Chiese patriarcali, Chiese metropolitane o Chiese “sui iuris” composte da una sola
diocesi. La nozione “Chiesa ‘sui iuris’” è poi una novità post-conciliare, introdotta
dal Codice dei Canoni delle Chiese orientali promulgato nel 1990. Quindi, in base
a tutte queste esperienze, noi vediamo che l’essere “Chiesa ‘sui iuris’” significa
diverse cose, a seconda dell’estensione e dell’organizzazione gerarchica di ciascuna
di queste Chiese. Una Chiesa orientale patriarcale cattolica ha un’autonomia molto
ampia; una Chiesa metropolitana un po’ meno. Per una Chiesa composta da una sola diocesi,
naturalmente, anche la posizione giuridica è diversa. Eppure, tutte queste comunità
hanno uguale dignità: questo vuol dire che tutte conservano l’eredità apostolica della
nostra fede e rappresentano una tradizione autentica; naturalmente anche la Chiesa
latina, ma non diciamo che un rito è più nobile dell’altro perché, per quanto riguarda
l’autenticità di questa testimonianza sulla tradizione, sono uguali. Eppure, a livello
pastorale si presentano diversi problemi dei quali trattiamo proprio in questi giorni.
Ma l’incontro ha anche un aspetto celebrativo, perché la Chiesa cattolica di rito
bizantino-slavo di Bulgaria è nata 150 anni fa; è nata per una iniziativa venuta dal
basso, dal clero bulgaro e pensiamo che questa occasione sia un vero motivo per celebrare
la Chiesa bulgara, oggi: è una Chiesa vivace, rispettata nella società, anche se i
cattolici non rappresentano più dell’un per cento dell’intera popolazione di questo
Paese. (gf)