Urgente la formazione di laici cattolici, coerenti operatori di un ordine sociale
giusto: così il Papa alla plenaria di Giustizia e Pace
Nel mondo globalizzato si acuisce il rischio che “gruppi economici e finanziari” dettino
“l’agenda politica, a danno del bene comune universale”. La denuncia nel Messaggio
di Benedetto XVI, al cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio
Consiglio della Giustizia e della Pace, letto stamane in apertura dell’assemblea plenaria
del dicastero, riunita fino a domani nella Casa La Salle, a Roma. Il servizio di Roberta
Gisotti.
Le persone,
i popoli e la grande famiglia umana – sottolinea il Papa nel Messaggio – “attendono,
a fronte di ingiustizie e forti diseguaglianze, parole di speranza, pienezza di vita”
a partire dall’annuncio di Gesù Cristo “il primo e principale fattore di sviluppo”,
di “Colui che può salvare l'umanità dai suoi mali radicali”. Solo “vivendo la “carità
nella verità” - ribadisce Benedetto XVI - possiamo offrire uno sguardo più profondo
per comprendere le grandi questioni sociali e indicare alcune prospettive essenziali
per la loro soluzione in senso pienamente umano. Solo con la carità, sostenuta dalla
speranza e illuminata dalla luce della fede e della ragione, è possibile conseguire
obiettivi di liberazione integrale dell'uomo e di giustizia universale”. Quindi l’invito
del Santo Padre “a considerare con costante attenzione gli squilibri sociali, settoriali,
nazionali, quelli tra risorse e popolazioni povere, tra tecnica ed etica. Nell'attuale
contesto di globalizzazione, - denuncia - tali squilibri non sono affatto scomparsi.
Sono mutati i soggetti, le dimensioni delle problematiche, ma il coordinamento tra
gli Stati - spesso inadeguato, perché orientato alla ricerca di un equilibrio di potere,
piuttosto che alla solidarietà - lascia spazio a rinnovate disuguaglianze, al pericolo
del predominio di gruppi economici e finanziari che dettano - ed intendono continuare
a farlo - l'agenda della politica, a danno del bene comune universale”. Da qui la
“particolare urgenza” di formare il laicato cattolico alla dottrina sociale della
Chiesa, per rispondere da “cittadini liberi e responsabili” al “dovere immediato di
lavorare per un ordine sociale giusto”, sempre affiancati da sacerdoti e vescovi capaci
di offrire “un indispensabile sostegno e aiuti spirituale alla coerente testimonianza
laicale nel sociale”.