Il patriarca Twal in visita in Argentina chiede verità e dialogo per il Medio Oriente
«La verità è la migliore testimonianza di dialogo e di amore»: è quanto ha sottolineato
il patriarca di Gerusalemme dei Latini, Fouad Twal, in un'intervista diffusa dall'agenzia
Aica ripresa da L'Osservatore Romano, in occasione della visita in Argentina, prima
tappa di un viaggio pastorale che il presule sta compiendo in questi giorni in America
Latina. Il patriarca ha espresso il suo pensiero in merito alla situazione del Medio
Oriente e, in particolare, dei cristiani che vivono in Terra Santa, ribadendo la necessità
di rafforzare il dialogo tra le diverse comunità religiose contro la violenza degli
estremisti. Il patriarca ha spiegato che «la verità non può mai essere offensiva»
e ha invocato pace e giustizia per il Medio Oriente: «Questo è il desiderio della
maggioranza dei cristiani, degli ebrei e dei musulmani e non ci può essere pace per
un popolo senza l'altro». Promuovere il dialogo non significa, ha aggiunto il patriarca,
nascondere i problemi reali della regione. «Il dialogo — ha puntualizzato — non è
la negazione delle proprie convinzioni o delle situazioni sociali o religiose nelle
quali si vive. In Medio Oriente e, soprattutto in Terra Santa, la ricchezza delle
tradizioni culturali di ciascun popolo, manifestata con tutta chiarezza, franchezza
e rispetto, non è segno di divisione». La divisione, ha evidenziato, «nasce quando
le posizioni estremiste affermate da varie parti prendono potere e decidono sulla
vita e il futuro di tutto un popolo». Per tale motivo, ha concluso, «non dobbiamo
dare l'ultima parola alle fazioni estremiste, perché non si tratta soltanto del contenzioso
tra israeliani e palestinesi, ma tra coloro che amano la pace e coloro che la odiano».
Il patriarca ha partecipato nei giorni scorsi anche a una celebrazione liturgica a
Luján, nei pressi di Buenos Aires, durante la quale è stato ordinato sacerdote un
diacono dell'Istituto del Verbo Incarnato, che conta molti missionari in Terra Santa.
«La Chiesa d'Oriente risale ai tempi apostolici — ha osservato il patriarca — e non
teme di presentarsi per quello che è». È una comunità, ha aggiunto, «che è riuscita
a sopravvivere in circostanze difficili e ha imparato a fare del bene a tutti». La
Chiesa «vive in società in maggioranza distinte da essa, però sa che nessuna cultura,
nessun uomo e donna gli sono estranei. Ama tutti e testimonia la sua missione universale
di salvezza per tutte le anime». Parlando, infine, dell'esperienza di comunione vissuta
con gli altri presuli del Medio Oriente durante lo speciale sinodo svoltosi a ottobre
in Vaticano, il patriarca ha voluto ringraziare il Papa per la convocazione dell'assemblea
e rilevato che essa è stata un'occasione per «portare una conoscenza migliore dei
cristiani, delle loro difficoltà e gioie, ma anche dei lori sinceri desideri di pace
e di giustizia». (R.P.)