Tappa in Gran Bretagna per il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen,
che sta preparando il terreno in vista del vertice dell’Alleanza Atlantica del prossimo
20 novembre a Lisbona. Ieri la visita a Mosca che ha sancito un’importante convergenza
con la Russia sulla strada di un’alleanza sempre più stretta. Le parti hanno ribadito
la volontà di definire un nuovo corso nei rapporti bilaterali. Il Cremlino ha garantito
maggiore collaborazione a cominciare dall’Afghanistan. Eugenio Bonanata ha
raccolto il commento di Roberto Menotti, ricercatore dell’istituto Aspen:
R. – Questa
nuova atmosfera, questo clima, ha consentito anche a Rasmussen di tentare un passo
po’ più lungo, anche un po’ più rischioso: cioè coinvolgere di nuovo la Russia in
una serie di obiettivi comuni con la Nato, non soltanto sul continente europeo ma
anche oltre, come nel caso dell’Afghanistan. In Afghanistan è chiaro che la Nato in
questo momento ha bisogno – direi – dell’aiuto di chiunque sia disposto a darlo, soprattutto
in vista di un graduale, possibile ritiro che in ogni caso sarà molto difficile. La
Russia, tra l’altro, è molto importante anche dal punto di vista della cooperazione
rispetto alla questione iraniana. Quindi, credo che ci siano diversi fronti su cui
Rasmussen stia lavorando.
D. – Quindi, comunque, il vertice di fine
mese a Lisbona sarà molto significativo?
R. – E’ molto significativo,
innanzitutto, perché in un certo senso consentirà di chiudere un percorso storico
che, di fatto, è partito con la fine della guerra fredda e poi è proseguito con gli
accordi di Pratica di Mare, con la creazione di questo Consiglio Nato-Russia che finora
ha prodotto pochi risultati concreti. Però oggi questo percorso può arrivare effettivamente
ad un punto di svolta, nel senso che la Russia sembra finalmente disposta a farsi
integrare in un sistema di sicurezza sostanzialmente comune. Rasmussen, in particolare,
da diversi mesi sta insistendo moltissimo sulla difesa antimissile come un’opportunità
positiva. Quello che era stato negli ultimi due anni della presidenza Bush un oggetto
di contesa con i russi, può diventare una grande occasione, perché quel sistema ha
un senso soltanto se è un sistema molto largo e che, quindi, in qualche modo coinvolga
sia la Nato che la Russia.
D. – Tuttavia, resta soprattutto l’opposizione
della Turchia che non vuole interferenze nei suoi rapporti con l’Iran, che poi alla
fine è l’obiettivo primario di questa operazione …
R. – Sì, direi che
l’Iran è certamente un obiettivo fondamentale, nel senso che per la Nato, per l’Occidente,
per gli Stati Uniti mantenere stretto il fronte delle sanzioni, il fronte delle pressioni
contro l’Iran, significa necessariamente avere la collaborazione della Russia. Finora
si riesce a mantenere abbastanza questo fronte compatto ma certamente in ogni momento
c’è il rischio che qualcuno esca un po’ dai ranghi. La Turchia è appunto un caso del
genere. La Turchia ha una politica molto autonoma in tutta la regione del Caucaso,
del Mediterraneo, del Medio Oriente; rimane un alleato molto importante per la Nato
ma, certamente, sta creando obiettivamente delle difficoltà. Le difficoltà restano,
però credo che il vertice di Lisbona rappresenti comunque un passo avanti; quantomeno
il rapporto con la Russia sembra consolidarsi. Anche se con dei limiti, sembra consolidarsi.
D.
- Gli Stati Uniti vogliono far capire alla Russia che non è lei l’obiettivo di questo
scudo antimissile …
R. – Senza dubbio. Questo credo sia il grande merito
dell’amministrazione Obama. Finora è davvero una delle maggiori occasioni colte in
politica estera da Obama che, come sappiamo, in questi giorni è un po’ bersagliato
dalle sue difficoltà interne. Però, effettivamente, essere riusciti a mantenere un
canale di collaborazione con la Russia, da questo punto vista, è davvero molto significativo,
molto importante e credo possa avere degli sviluppi ulteriori in futuro. (bf)