Preoccupazione per le minacce ai cristiani di al Qaeda. L’arcivescovo siro-cattolico
di Baghdad: l'Europa ci aiuti
In Iraq è ancora forte il dolore e lo sgomento dopo l’attentato compiuto domenica
scorsa a Baghdad contro la cattedrale siro-cattolica, costato la vita a 58 persone
fra cui tre sacerdoti, e che ha visto il moltiplicarsi in queste ore di numerosi attestati
di solidarietà. Uno è stato espresso dal Patriarcato Latino di Gerusalemme, mentre
una lettera di condioglianze è stata inviata al Papa dal Catholicos di Cilicia degli
Armeni, Aram I. Intanto, l’ala irachena di Al Qaeda, questa mattina, è tornata ad
attaccare i cristiani nel Paese del Golfo, definendoli "bersagli legittimi" di violenza.
Il gruppo denominato Isi - Stato Islamico d’Iraq - aveva imposto un ultimatum per
la liberazione di due donne della Chiesa copta egiziana convertite all’Islam e trattenute,
secondo l’Isi, in monasteri del Paese. Circostanza smentita dalla stessa Chiesa copta
e dalle massime autorità religiose musulmane dell’Egitto. Al microfono di Fausta
Speranza, l’arcivescovo siro-cattolico di Baghdad, mons. Athanase Matti Shaba
Matoka, sottolinea la tristezza di quanto avvenuto domenica e dà voce ai timori
che animano la comunità cristiana irachena:
R. - Certainement,
c’était une journée triste… Certamente, è stata una giornata triste: domenica
sera, all’interno della Chiesa c’è stata una carneficina. I cristiani si domandano
ora come poter restare ancora in un Paese che tratta così i cristiani. Non è certo
il governo, è al Qeda o non so chi altro ci sia ancora dietro questi attacchi.
D.
- Mons. Matoka, al Qaeda, l’organizzazione terroristica, ha affermato oggi che l’oggetto
di questi attacchi sono i cristiani. Qual è la risposta cristiana?
R.
- L’Eglise encourage, nous encourageons nos fideles... La Chiesa incoraggia,
noi incoraggiamo i nostri fedeli a rimanere, nonostante tutto questo. Quando ci sono
degli avvenimenti come quello di domenica scorsa nella nostra cattedrale, cosa si
può dire? E’ difficilissimo dire: restate. E’ doloroso! Dal punto di vista umano,
ci sono delle norme per il rispetto dei basilari diritti dell’uomo, che anche in questo
Paese dovrebbero essere rispettate.
D. - In particolare, le violazioni
dei diritti umani sono contro le minoranze…
R. – Certainement, mais
je veux dire que entre eux aussi… Certamente, ma io vorrei dire che anche
tra di loro ci sono conflitti. E noi come cristiani non abbiamo alcun problema con
gli altri. Non abbiamo mai agito contro gli altri. I cristiani non hanno mai fatto
niente contro nessuno. Perché li attaccano allora?
D. – Ci sono ragioni
ideologiche?
R. - Idéologique o politique o religieuse: ... Ideologica
o politica o religiosa: noi non sapppiamo… Viviamo in un clima che è non certo tranquillo.
D.
- Il Sinodo è stato un momento di grande speranza per i cristiani del Medio Oriente
e dopo, subito dopo il Sinodo, tanta violenza: è veramente molto triste...
R.
- C’est bien triste que après… E’ triste che subito dopo il Sinodo, durante
il quale abbiamo espresso al mondo intero il nostro desiderio di voler vivere in fratellanza,
in pace con tutte le religioni, sia venuta tanta violenza. Effettivamente, poco dopo
noi abbiamo subito questo attacco, che ha gettato a terra tutte le nostre speranze…
Abbiamo bisogno della preghiera! Noi facciamo tutto, tutto quanto ci è possibile -
come Chiesa e malgrado tutto quello che succede - per incoraggiare i nostri fedeli
a restare in questo Paese. Chiediamo all’Europa che si occupi dei cristiani in Medio
Oriente. Vogliamo mantenere la nostra presenza cristiana in questo Paese, che è molto
significativa: il cristianesimo si è diffuso qui fin dai primi secoli.(mg)