L'intenso rapporto tra Maria e Gesù nel film "Io sono con te" in concorso al Festival
del cinema di Roma
Il regista italiano, Guido Chiesa, conosciuto per il suo impegno politico dimostrato
in precedenti pellicole, ha presentato in concorso al Festival del Film di Roma un’inaspettata,
intensa e essenziale ricostruzione cinematografica dei Vangeli dell’infanzia: Maria
e Gesù sono al centro di “Io sono con te”, film nel quale l’amore e la fiducia tra
una Madre e un Figlio custodiscono il mistero di Dio e del suo piano di salvezza per
l’umanità. Il servizio di Luca Pellegrini:
Una madre
e un figlio. Giocano, sorridono, si guardano, si abbracciano. Al minimo pericolo,
sono vicini. Siamo nella Nazareth di duemila anni fa. Guido Chiesa, dopo una serie,
pur breve, di film politicamente e socialmente impegnati, torna al cinema, per raccontare
la storia di Maria e del figlio Gesù. Un lavoro intensamente pensato, voluto a tutti
i costi. La sensazione è quella che sia frutto di una sua esigenza spirituale vera
e incontenibile, nata all’indomani della sua paternità e di un ampio scambio di riflessioni
con la moglie, Nicoletta Micheli, che con lui ha partecipato alla stesura della sceneggiatura,
rimodellata più volte. Vi ha lavorato all’inizio con un’adesione – confessa – di tipo
razionale e materialistico, un percorso intellettuale e soltanto emotivo. Poi è diventato
un atto di fede e di adesione a quel Vangelo che andava scoprendo e raccontando al
cinema. Siamo fuori dall’iconografia tradizionale, siamo dalle parti di Pasolini per
l’essenzialità dell’immagine, del tratteggio dei personaggi, ma l’intensità della
ricerca non si ferma alla storia o al fascino esteriore. Penetra l’anima. Maria non
è un’umile donna messa in disparte nel nucleo familiare patriarcale. Ha un temperamento
docile e forte insieme, si oppone alle violenze e alle imposizioni rituali, stringe
col figlio un rapporto di fiducia che ha un sapore soprannaturale, dove invece tutto
il trascendente è oscurato, nel film, che si ferma soltanto a quel rapporto e al suo
misterioso amore.
E’ ancora Guido Chiesa che spiega perché il Vangelo
dell’infanzia lo ha così incuriosito e affascinato – pur se qualche episodio è tratto
dagli Apocrifi, forse per dare un sapore originale al racconto: “Ho cercato di rivolgermi
a tutti, senza distinzione di cultura, di fede, privilegiando una prospettiva femminile
e proponendo un modello positivo fondato sull’amore, una parola oggi così vituperata”.
Non è mai convenzionale, il regista, che si avvale di volti ignoti colti nella quotidianità
della vita in Tunisia – per rappresentare l’ambiente più attendibile in cui è avvenuta
la nascita di Gesù – un terreno aspro e policromo dove è stato girato il film che
si stende dai giorni dell’Annunciazione a quelli del ritrovamento di Gesù dodicenne
tra i dottori del Tempio. Guido Chiesa lo ha ribadito più volte: non vuole scandalizzare,
anche se non ci sono angeli e pastori, non c’è la cometa e non ci sono i Magi. La
Madre e il Figlio sono al centro del suo interesse d’artista e di uomo: la prima si
mette totalmente nelle mani di Dio, affronta il mistero e il dolore, il secondo si
affida alla Madre fino a quando capisce che la sua libertà non può più essere limitata,
la sua missione nel mondo è un’altra. “Racconto la storia di una donna che ha cambiato
per sempre il volto dell’umanità” – precisa ancora il regista. “Io sono con te” è,
per questo, un titolo ben scelto: Maria con il Figlio, Gesù con ciascuno di Noi.