Haiti: i Camilliani chiedono di aiutare il Paese ancora in emergenza colera
Continua l'emergenza colera ad Haiti dove si parla di centinaia di morti confermate
per la grave infezione che sta colpendo il Paese. Lo ha dichiarato all’agenzia Fides
dalla località Petite Riviere, vicino all'epicentro dell'epidemia, padre Scott Binet,
medico camilliano, coordinatore internazionale della Camillian Task Force, presidente
di Sos Doctors. Stando alle ultime stime, ci sono circa 1300 campi per 1.500.000 profughi,
molti dei quali nelle vicinanze della capitale Port au Prince. Al Charles Colimon
Hospital di Petite Riviere, dove si trova la sede dei Camilliani, sono stati registrati
oltre 500 casi di diarrea acquosa acuta, circa 60 al giorno. L'ospedale è pieno di
bambini e adulti distribuiti in tende. La struttura dei Camilliani, insieme all'Ong
di Port au Prince Doctors of the World, è impegnata nell'apertura di un Centro per
il trattamento e la prevenzione del colera a Solino vicino ad un campo che ospita
6500 profughi". Riguardo alle cause che hanno potuto scatenare questa epidemia, il
medico camilliano sostiene che non sono ancora chiare dal momento che nell'isola non
si verificava dal 1960. "Gli esperti, secondo padre Scott, concordano nel fatto che
le precarie situazioni sanitarie e igieniche hanno favorito i contagi. Il batterio
del colera poteva essere presente nel fiume Artibonite o nelle sorgenti di acqua stagnante
ancora prima del terremoto. Mancano dati concreti sulla malattia, ma dal 5% al 16%
delle morti tra i bambini haitiani sono dovute alla diarrea acquosa che è difficile
diagnosticare. La cosa più importante da fare adesso è contenere la malattia che rischia
di raggiungere le coste dell'isola di Hispaniola e la Repubblica Domenicana. Haiti
purtroppo rimarrà in stato di crisi umanitaria anche nel 2011. La ripresa e la ricostruzione
del Paese procede molto lentamente, si deve lavorare su più fronti, compresa la tutela
di donne e bambine vittime di violenze sessuali, oltre che sul piano sanitario e sulla
sistemazione dei sopravvissuti. Servono urgentemente rifugi, acqua potabile e farmaci.
Molte case sono andate distrutte e altre sono in rifacimento. A breve ci saranno le
elezioni e si vedrà se risentiranno di questa situazione". Nel suo appello alla comunità
internazionale, padre Scott conclude invitando tutti a "non dimenticare Haiti e la
sua gente, ad avere compassione di questa povera gente colpita dal terremoto e da
questa grave epidemia di colera, senza però dimenticare le sofferenze passate dalle
quali provengono e che li vede in situazioni di povertà estrema e sottosviluppo. In
quanto sacerdote e medico, continua padre Scott, riconosco che l'uomo è composto da
corpo e anima e che curare uno a discapito dell'altro è un disservizio per i nostri
fratelli. Gli haitiani meritano il nostro aiuto e la nostra compassione come nessun
altro, ancora di più in un certo senso, date le loro circostanze difficili. Pregate,
aiutateli, sosteneteli economicamente o in qualsiasi altro modo anche attraverso organizzazioni
solidali. Siate solidali con loro in ogni modo". (R.P.)