Attentato di Baghdad: salito a tre il numero dei sacerdoti rimasti uccisi. Almeno
58 le vittime
Sono tre i sacerdoti deceduti in Iraq a causa dell’attentato compiuto domenica scorsa
a Baghdad nella chiesa sirocattolica di “Nostra Signora della Salvezza”. Oltre a padre
Tha’ir Saad e padre Boutros Wasim - rende noto l'agenzia Zenit - è morto anche padre
Qatin. Il sacerdote, rimasto ferito durante l’attacco, è deceduto dopo il ricovero
in ospedale. Il bilancio complessivo è di almeno 58 morti, tra cui donne e bambini.
Ieri nella chiesa caldea di San Giuseppe, si sono tenuti i funerali di alcune delle
vittime. Alle esequie hanno partecipato oltre 700 persone, tra cui autorità politiche
e religiose. Prima della Santa Messa una processione ha accompagnato le bare dei due
preti rimasti uccisi domenica. Durante l’omelia il cardinale Emmanuel III Delly, patriarca
di Babilonia dei Caldei, ha ricordato che i fedeli assassinati si sono recati in chiesa
“per pregare Dio e per assolvere al proprio dovere religioso, ma la mano del diavolo
è entrata in questo luogo di culto per uccidere”. “Noi non abbiamo paura della morte
e delle minacce - ha aggiunto il porporato - siamo i figli di questo Paese e resteremo
in Iraq con i nostri fratelli musulmani per glorificare il nome dell'Iraq”. Durante
la cerimonia funebre, è stato anche letto il telegramma di cordoglio inviato da Benedetto
XVI all’arcivescovo siro-cattolico di Baghdad, mons. Athanase Matti Shaba Matoka.
“Da anni questo amato Paese – scrive il Papa – soffre indicibili pene e anche i cristiani
sono divenuti oggetto di efferati attacchi che, in totale disprezzo della vita, inviolabile
dono di Dio, vogliono minare la fiducia e la civile convivenza”. “Vicinanza e solidarietà”
alla Chiesa e alla comunità cristiana irachena è stata poi espressa dalla Conferenza
episcopale statunitense. I presuli americani esortano gli Stati Uniti “a compiere
ulteriori passi affinché l’Iraq protegga propri cittadini, specialmente i più vulnerabili”.
Il cardinale Francis Eugene George sottolinea inoltre che la Conferenza episcopale
americana condivide la preoccupazione dei presuli iracheni sulla mancanza di un’adeguata
protezione di tutti i cittadini, “in particolare i cristiani e altre minoranze vulnerabili”.
Il cardinale Andrè Vingt- Trois, arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza
episcopale francese esprime poi “costernazione e profonda tristezza”. Il porporato,
in una lettera inviata a mons. Athanase Matti Shaba Matoka, auspica che “il Signore
accolga i morti nella pace e nella luce”, risollevando gli “artigiani della pace e
della giustizia” affinché non cedano mai allo sconforto. In Iraq, intanto, Al Qaeda
annuncia che tutti i cristiani sono “obiettivi legittimi”. I terroristi, nella rivendicazione
dell’attacco, avevano anche affermato che due donne convertite all'islam sono tenute
prigioniere in monasteri egiziani. El Watani’, storico settimanale dei copti d'Egitto,
precisa che le donne menzionate nella rivendicazione “avevano lasciato le loro case
per disaccordi familiari”. Anche le massime autorità religiose musulmane hanno confermato
che “non vi è stata da parte loro alcuna conversione all’islam”. Una ferma condanna
all’attacco di domenica è giunta anche dall’ayatollah Ali Al-Sistani, guida spirituale
degli sciiti iracheni che ha chiesto di “rafforzare la protezione di tutti gli iracheni”.
Il ministro iracheno per la sicurezza nazionale Sherwan al Waili ha dichiarato infine
che la strage poteva essere evitata. Il suo ministero, infatti, aveva diffuso dieci
giorni fa alle forze di sicurezza informazioni di intelligence secondo cui al Qaida
stava pianificando di attaccare alcune chiese. L’allarme, però, sarebbe stato ignorato.
Il governo iracheno ha annunciato che saranno prese delle sanzioni contro i responsabili
della sicurezza del quartiere di Baghdad dove ha avuto luogo l’attacco. (A.L.)