La Santa Sede all’Onu: porre fine a discriminazioni e violenze contro i cristiani
Sulla scia del brutale attacco contro una Chiesa cattolica a Baghdad, l’arcivescovo
Francis Chullikatt, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite,
si è rivolto al terzo comitato dell’Assemblea generale sul tema della discriminazione
razziale e dell’intolleranza religiosa. L’arcivescovo ha espresso il suo dolore per
la tragedia soprattutto in quanto, essendo stato nunzio apostolico in Iraq e in Giordania
dal 2006 fino a poco tempo fa, conosceva personalmente alcune delle vittime dell’attacco.
Nell’intervento della Santa Sede, che era già stato programmato per la giornata di
ieri, si è lamentato che “a molti nel mondo è negata perfino la libertà di pregare
nell’ambito di una comunità … Si tratta di uomini, donne e bambini la cui ricerca
di Dio è considerata un’attività proibita e molti di loro affrontano serie conseguenze
fisiche e legali nel perseguire tale fondamentale necessità umana”.
Ricordando
che nessuna cultura e nessun Paese è immune dalla xenofobia e dall’odio di fede, nonostante
gli sforzi compiuti per combatterli, la delegazione della Santa Sede ha espresso disappunto
per il fatto che nel rapporto del Relatore speciale delle Nazioni Unite sull’argomento
si è mancato di “rilevare il destino di tutti quei cristiani nel mondo che sono stati
cacciati via dalle loro case, torturati, imprigionati, assassinati o costretti a convertirsi
o a rinnegare la loro fede”. L’arcivescovo Chillukatt ha chiesto alla comunità internazionale
di non ignorare la situazione che “richiede l’attenzione urgente di leader internazionali
e nazionali al fine di tutelare il diritto alla libertà religiosa di quegli individui
e di quelle comunità. La speranza nel progresso dell’umanità, che è al centro dell’attenzione
di questa preminente organizzazione internazionale, non potrà concretizzarsi fino
a quando non avranno fine questi abusi. Devono finire e devono finire ora!”.
Mons.
Chullikatt ha detto anche che la soluzione del problema non può risiedere nella condanna
per “diffamazione della religione”, ed ha sollecitato un approccio diverso al problema.
“Mentre la mia delegazione – ha rilevato - sostiene ogni sforzo volto a proteggere
i fedeli da ingiusti discorsi di odio e di incitamento alla violenza, siamo tuttavia
preoccupati perché vediamo che il concetto di ‘diffamazione della religione’, usato
per raggiungere tali scopi, è risultato controproducente e invece di proteggere i
fedeli, è stato utilizzato come un mezzo di cui lo Stato si fa garante, per l’oppressione
dei credenti stessi”. L’arcivescovo ha ribadito il sostegno della Santa Sede a quelle
iniziative che intendano smorzare le manifestazioni di discriminazione e di violenza
senza violare la libertà d’espressione religiosa. Mons. Chullikatt ha parlato anche
del pericolo di sovra-identificare la razza con la religione ed ha richiamato l’attenzione
su quei migranti che sono oggetto di ingiusta discriminazione. Riprendendo infine
le parole del Papa all’Angelus di ieri, il presule fa appello a tutti gli uomini di
buona volontà affinché rinnovino gli sforzi per costruire un mondo di comprensione
e rispetto reciproci. (gf)