Don Benzi: a tre anni dalla morte la Comunità Papa Giovanni XXIII lo ricorda pregando
per i bambini abortiti
Tre anni fa, il 2 novembre 2007, moriva don Oreste Benzi: un "umile e povero sacerdote
di Cristo", un "infaticabile apostolo della carità”, lo aveva definito allora il Papa.
Don Oreste ha speso tutta la sua vita per gli ultimi e gli indifesi, anche se lui
diceva: “Io non ho fondato niente. Sono stati i poveri che ci hanno rincorso, che
ci hanno impedito di addormentarci”. Oggi la Comunità Papa Giovanni XXIII, da
lui creata, lo ricorda con varie celebrazioni ed eventi. Uno in particolare è la preghiera
per tutti i bambini abortiti. Al microfono di Emanuela Campanile, il suo successore,
Paolo Ramonda, ricorda così gli ultimi momenti della vita di don Oreste:
R. – Come
lui ha sempre creduto e vissuto, ci ha detto che la morte non esiste: “Quando chiuderò
gli occhi a questa terra, mi vedrete freddo, ma in realtà io sarò faccia a faccia
con Dio e vi custodirò nell’amore di Dio, nell’amore ai poveri e ai piccoli”. Il grande
testamento che ci ha lasciato è stata la sua vita stessa: la sua vita di donazione,
di condivisione, di offerta. Negli ultimi tempi, ci faceva presagire il momento, perché
ci parlava di questo distacco, di quando lui non ci sarebbe più stato, e ci diceva:
“Continuate a vivere il carisma, continuate a lasciarvi guidare dallo Spirito Santo,
come un fuoco che si deve propagare in tutto il mondo per annunciare il Vangelo, per
partecipare alla missione universale della Chiesa - che lui amava tanto - e per circondare
di affettuosa cura i piccoli e i bisognosi”.
D. – Tra l’altro, negli
ultimi mesi della sua vita, don Oreste ripeteva che ai Santi non basta la nostra devozione,
con la quale ne affumichiamo il volto con le nostre candele, ma ci chiedono la rivoluzione...
R.
– Sì, una rivoluzione! Una rivoluzione che lui diceva: "Non fatela pagare agli altri":
la rivoluzione la dobbiamo pagare noi, con la nostra conversione. I piccoli e i poveri
hanno bisogno soprattutto di giustizia. La giustizia deve partire da noi, attraverso
una vita da poveri, attraverso una vita fraterna e attraverso l’obbedienza, di cui
lui era un testimone: pur essendo così creativo, così spregiudicato, era estremamente
obbediente ai suoi pastori e ai suoi vescovi. Ma soprattutto lui ci predicava di essere
contemplativi di Dio nel mondo, perché ci diceva: “Saprete stare del tutto con i poveri,
se saprete stare del tutto con Dio; saprete stare in piedi, se saprete stare in ginocchio”.
Lui era un contemplativo dal mattino, sin dalle prime ore dell’alba quando si alzava,
fino a tarda notte, quando arrivava sulla sua auto. Era un inno alla preghiera, alla
contemplazione, alla relazione con Dio.
D. – Numerose le iniziative
che la comunità Papa Giovanni XXIII ha organizzato per ricordare il suo padre spirituale.
Ci sarà anche un momento di preghiera ...
R. – Sì, ci sarà un momento
di preghiera per tutti i bambini non nati. Proprio nel suo ultimo intervento, 15 giorni
prima della morte, alla Settimana Sociale dei cattolici a Pisa, don Oreste aveva “tuonato”
contro l’ipocrisia dell’aborto: un’abominevole strage contro gli innocenti! Così come
aveva tuonato negli ultimi decenni per liberare le ragazze di strada e contro i clienti,
negli ultimi mesi lanciava fortissimo il grido di lasciare vivere queste creature,
questi figli di Dio benedetti… E da sempre in tutta Italia noi, nei cimiteri - come
facevamo con don Oreste, ma anche adesso e come prima e più di prima - continuiamo
a pregare per questi bambini, per questi innocenti. (ap)