Vertice Ue: via libera a Fondo salva Stati e a ''modifica limitata'' del trattato
di Lisbona in vigore nel 2013
Concluso il vertice a Bruxelles tra i capi di Stato e di Governo a 27 sulle nuove
regole comunitarie in materia di finanza e economia. Accordo raggiunto sul rinnovato
patto di stabilità, mentre è rimandato al prossimo appuntamento di dicembre il discorso
sul fondo anticrisi permanente e le modifiche al trattato di Lisbona. Da Bruxelles,
il servizio di Laura serassio:
E sui principali
risultati del vertice a partire dalla riforma del Patto di crescita e di stabilità,
abbiamo chiesto un commento a Carlo Secchi, docente di Politica Economica Europea
presso l’Università Bocconi di Milano: R. - Sicuramente
era quello che serviva. La sorpresa positiva è stata che molte delle resistenze sono
state vinte e superate e che si è trovato un accordo su una base ampiamente condivisibile.
In particolare si rafforza, ed è ciò di cui c’era bisogno, il meccanismo preventivo.
Credo fosse ovvio a tutti quanto fosse necessario - anche alla luce dei drammatici
avvenimenti dall’inizio dell’anno, Grecia, eccetera - riformare un patto che alla
luce dei fatti si è dimostrato debole con i forti - in particolare Francia e Germania
- ed inefficace nel prevenire il precipitare di una crisi.
D. - A suo parere,
ne usciranno tranquillizzati anche i mercati, evitando così bruschi cambiamenti di
rotta con le conseguenze che ne derivano?
R. - E' difficile dirlo a priori,
ma sicuramente ai mercati viene mandato un duplice messaggio: il rafforzamento delle
regole e l’istituzionalizzazione di un fondo di risorse finanziarie disponibili per
i Paesi in difficoltà.
D. – Proprio per la creazione di questo fondo permanente
“salva Stati” - altro successo di questo Vertice di Bruxelles - sarà necessario mettere
mano ai Trattati di Lisbona: vengono chieste modifiche minime e lievi. Ma sarà possibile
attuarle effettivamente entro dicembre?
R. - Io credo di sì. Seri argomenti
contrari non ci sono. La modifica dei Trattati, se è concordata, può essere fatta
in tempi anche abbastanza brevi. Comunque, anche senza quella, le modifiche del Patto
di stabilità servirebbero allo scopo.
D. - Lei ritiene che con questi primi
passi - abbiamo parlato di un fondo di sostengo, di un rinnovato patto di stabilità,
di maggior rigore - l’Europa stia progredendo?
R. - Credo di sì, seppure con
una velocità inferiore a quella che taluni potevano auspicare, ma certamente sta progredendo.
Il rafforzamento del Patto è un primo passo importante verso una sorta di politica
fiscale e di politica di bilancio comune: una governance meno claudicante di quella
che c’era stata affidata dal Trattato di Maastricht.
D. - Oggi è stato affrontato
il tema del budget: il Regno Unito guida un po’ una fronda di chi vuole limitare al
2,9 per cento l’aumento complessivo per i bilanci delle istituzioni europee …
R.
- La vera domanda deve riguardare il valore aggiunto che viene dall’uso comune delle
risorse di bilancio. Il bilancio dell’Unione Europea è un bilancio estremamente striminzito,
che svolge tuttavia un’importante azione anche redistributiva. Di conseguenza, azioni
comuni hanno chiaramente dimostrato di produrre poi dei risultati più coerenti con
l’interesse comune di quanto non avvenga all’interno dei singoli Stati membri. Non
c’è dubbio dunque che senza un rafforzamento del bilancio comune si avanzerà, ma a
ritmi molto inferiori rispetto a quelli possibili.