Senegal: Campagna per il conferimento del Premio Nobel per la Pace alle donne africane
Si chiudono oggi a Dakar, in Senegal, i lavori del seminario promosso dalla Campagna
per il conferimento del Premio Nobel per la Pace alle donne africane. La diaspora
femminile e la doppia discriminazione che subiscono le donne disabili, ma anche il
ruolo delle donne nella cura della famiglia, nell’economia africana e nella costruzione
della pace in contesti di conflitto sono i principali temi discussi dall’Assemblea,
sulla base dei quali il comitato scientifico si appresta ora ad elaborare il dossier
da presentare al Parlamento norvegese, per la candidatura. Il servizio della nostra
inviata, Silvia Koch:
A Dakar abbiamo
aspettato Isoke Aikpitanyi, vittima della tratta, giunta in Italia dalla Nigeria,
che ha avuto il coraggio di ribellarsi allo sfruttamento: Isoke non è potuta venire,
perché non ha ancora i documenti e non può abbandonare il territorio italiano, ma
ha inviato un messaggio in cui ricorda che la tratta toglie alle donne l’identità
e quindi la dignità. Con Marguerite Welly Lottin, presidente
dell’Associazione Griot per la promozione delle culture straniere in Italia, originaria
del Camerun, ma italiana di adozione, abbiamo parlato della emigrazione femminile:
R.
- Non nego niente di quello che ho acquisito in Italia: una parte di me è italiana,
ma voi dovete sapere che le radici sono veramente forti. Non dobbiamo dimenticare
quello che è il passato, chi mi ha dato la vita, perciò devo sempre annaffiare le
radici. Quello che posso lasciare al Paese che mi ha accolto, che sento che mi ha
preso come fossi una delle loro figlie, che mi ha adottato, è dare il bello che ho,
perchè è fondamentale lo scambio dei doni.
D. - Durante il seminario
sono state ricordate le tante figure, eroine dell’Africa, e anche il movimento femminista
africano, diverso da quello europeo, ma che sicuramente c’è stato …
R.
- Hanno fatto tantissimo, le donne africane, ma questo non viene mai divulgato. La
diaspora africana sta cercando di ricostruire la storia vera. Dobbiamo fare una rete
delle donne, sia africane che europee, perché abbiamo gli stessi problemi. E’ arrivato
il momento di avere una sola voce, per dare così la possibilità alle donne di essere
dappertutto, dove si prendono le decisioni, perché di solito le decisioni sulle donne
sono sempre prese dai “maschi”.
Da parte di alcuni esponenti dell’orizzonte
dell’associazionismo africano è venuta, poi, la richiesta di chiudere il seminario
con una strategia chiara per la divulgazione della Campagna sul territorio. Si pensa
a una carovana itinerante, che attraversi il continente da Cape Town a Tunisi, per
aiutare le popolazioni a comprendere appieno il valore di questa iniziativa e avvicinarla
così alla sensibilità tradizionale africana. (m.g.)