Vertice Ue a Bruxelles: accordo sulla creazione di un fondo anti-crisi
Si è concluso stamani a Bruxelles il vertice dei capi di Stato e di governo dell'unione
Europea a Bruxelles. Al vaglio dei 27 anche il contestato aumento dei bilanci delle
Istituzioni Ue voluto da Commissione e Parlamento europeo. C'è accordo sul rinnovato
patto di stabilità col rafforzamento dei vincoli di bilancio, che tengano conto del
valore del debito, e con sanzioni anche preventive per chi infrange le regole. Accolta
con favore inoltre, in particolare dalla Germania, la modifica limitata del trattato
di Lisbona al fine di creare un fondo anti-crisi permanente per i Paesi della zona
euro, il cui progetto sarà presentato al prossimo consiglio Ue di dicembre insieme
alla questione delle riforme pensionistiche. Sui principali risultati del vertice,
in particolare sull’importanza della riforma del Patto di crescita e di stabilità,
Gabriella Ceraso ha intervistato Carlo Secchi, docente di Politica Economica
Europea all’Università Bocconi di Milano:
R. - Sicuramente
era quello che serviva. La sorpresa positiva è stata che molte delle resistenze sono
state vinte e superate e che si è trovato un accordo su una base ampiamente condivisibile.
In particolare si rafforza, ed è ciò di cui c’era bisogno, il meccanismo preventivo.
Credo fosse ovvio a tutti quanto fosse necessario - anche alla luce dei drammatici
avvenimenti dall’inizio dell’anno, Grecia, eccetera - riformare un patto che alla
luce dei fatti si è dimostrato debole con i forti - in particolare Francia e Germania
- ed inefficace nel prevenire il precipitare di una crisi.
D. - A suo
parere, ne usciranno tranquillizzati anche i mercati, evitando così bruschi cambiamenti
di rotta con le conseguenze che ne derivano?
R. - E' difficile dirlo
a priori, ma sicuramente ai mercati viene mandato un duplice messaggio: il rafforzamento
delle regole e l’istituzionalizzazione di un fondo di risorse finanziarie disponibili
per i Paesi in difficoltà.
D. – Proprio per la creazione di questo fondo
permanente “salva Stati” - altro successo di questo Vertice di Bruxelles - sarà necessario
mettere mano ai Trattati di Lisbona: vengono chieste modifiche minime e lievi. Ma
sarà possibile attuarle effettivamente entro dicembre?
R. - Io credo
di sì. Seri argomenti contrari non ci sono. La modifica dei Trattati, se è concordata,
può essere fatta in tempi anche abbastanza brevi. Comunque, anche senza quella, le
modifiche del Patto di stabilità servirebbero allo scopo.
D. - Lei ritiene
che con questi primi passi - abbiamo parlato di un fondo di sostengo, di un rinnovato
patto di stabilità, di maggior rigore - l’Europa stia progredendo?
R.
- Credo di sì, seppure con una velocità inferiore a quella che taluni potevano auspicare,
ma certamente sta progredendo. Il rafforzamento del Patto è un primo passo importante
verso una sorta di politica fiscale e di politica di bilancio comune: una governance
meno claudicante di quella che c’era stata affidata dal Trattato di Maastricht.
D.
- Oggi è stato affrontato il tema del budget: il Regno Unito guida un po’ una fronda
di chi vuole limitare al 2,9 per cento l’aumento complessivo per i bilanci delle istituzioni
europee …
R. - La vera domanda deve riguardare il valore aggiunto che
viene dall’uso comune delle risorse di bilancio. Il bilancio dell’Unione Europea è
un bilancio estremamente striminzito, che svolge tuttavia un’importante azione anche
redistributiva. Di conseguenza, azioni comuni hanno chiaramente dimostrato di produrre
poi dei risultati più coerenti con l’interesse comune di quanto non avvenga all’interno
dei singoli Stati membri. Non c’è dubbio dunque che senza un rafforzamento del bilancio
comune si avanzerà, ma a ritmi molto inferiori rispetto a quelli possibili.