Comunità di Sant'Egidio in Cina: cresce la volontà di dialogo
Una delegazione della Comunità di Sant’Egidio è in questi giorni in Cina per una serie
di incontri con alti rappresentanti di governo e della Chiesa cattolica. Tra i temi
affrontati, quello della multiculturalità è stato al centro del convegno tenutosi
ieri presso il Padiglione Italia dell’Expo Universale di Shanghai. Sull’importanza
di questi incontri si sofferma il presidente della Comunità, Marco Impagliazzo,
raggiunto telefonicamente a Shanghai da Amedeo Lomonaco:
R. – E’ emersa
una volontà di dialogo sempre più forte. In particolare, il ministro degli Affari
religiosi vede con grande interesse i passi di apertura, di collaborazione e di intesa
che stanno maturando nei rapporti con la Chiesa cattolica. Da parte dei vescovi di
Pechino e di Shanghai in particolare - che io ho incontrato - c’è molta attesa perché
tante questioni, che ancora sono sul tappeto, vengano affrontate in maniera positiva.
D.
– Al centro dei colloqui anche la multiculturalità. Come possono cambiare le città
cinesi proprio attraverso i processi di integrazione che sono in corso?
R.
– Le città cinesi stanno subendo un’enorme immigrazione interna, cioè dalla stessa
Cina, e si sta lavorando per evitare tante separazioni che possono nascere all’interno
delle città. Ma domani la Cina dovrà affrontare anche il problema dell’immigrazione
dall’estero perché sta diventando un Paese sempre più decisivo nello scacchiere internazionale.
Io credo che l’esperienza europea - che è quella dell’integrazione, su cui si sta
lavorando, nonostante tante difficoltà - potrà essere molto utile anche alla stessa
Cina.
D. – L’apertura della Cina all’economia globale può portare anche
ad un maggiore e più adeguato impegno di Pechino nella tutela dei diritti umani e,
in particolare, della libertà religiosa?
R. – Come in ogni apertura,
ci saranno certamente dei fattori molto positivi che verranno anche trasmessi dalla
nostra cultura a quella cinese. Bisogna saper dosare un po’ questi due elementi: pazienza
nel comprendersi e anche un po' di impazienza nel continuare a ricercare tanti punti
di contatto, che già ci sono, e svilupparli per poter crescere insieme.
D.
– Quale ruolo può avere per il futuro della Cina la Chiesa cattolica locale?
R.
– Nonostante l’esiguità del numero dei cattolici rispetto all’enormità del numero
dei cinesi, vedo la Chiesa impegnata molto seriamente su due binari. Il primo è quello
di rispondere alla domanda spirituale che c’è nel cuore di tanti uomini e donne cinesi.
Il secondo aspetto è l’impegno nelle questioni sociali. La Chiesa è molto impegnata,
nonostante le sue poche risorse, nell’aiutare le classi più povere della società,
in particolare gli anziani e le persone malate. Questo è di grande esemplarità soprattutto
in una società in cui negli ultimi anni la competitività sta prevalendo tra i vari
cittadini e, quindi, chi rimane fuori dal vortice di una società che si sviluppa,
resta in difficoltà.