La ricerca scientifica sia luogo di dialogo e incontro tra l'uomo e il suo Creatore:
così il Papa all’Accademia delle Scienze
La scienza sia sempre indirizzata alla ricerca della verità: è l’esortazione di Benedetto
XVI, rivolta stamani ai partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia delle
Scienze, ricevuti in udienza in Vaticano. Il Papa ha messo in luce i punti di contatto
tra fede e ricerca scientifica ed ha ribadito l’incoraggiamento della Chiesa per un
progresso scientifico che sia davvero di beneficio per l’umanità. Il Pontefice ha
ricordato con affetto e gratitudine il fisico Nicola Cabibbo, presidente dell’Accademia,
scomparso recentemente. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Non bisogna
guardare alla scienza come fosse una panacea né con sentimenti di paura: è quanto
sottolineato da Benedetto XVI che ha messo in guardia da queste due visioni estremistiche
della ricerca scientifica. Il Papa si è dunque soffermato sul reale obiettivo della
scienza, anche alla luce degli straordinari sviluppi dell’ultimo secolo:
“Its
task was and remains a patient yet passionate…” “Il suo compito – ha
osservato – era e resta una ricerca paziente e al tempo stesso appassionata della
verità, riguardante il cosmo, la natura” e l’essere umano. Una ricerca, ha aggiunto,
che può conoscere “successi e fallimenti”. Ed il cui sviluppo può vivere momenti esaltanti,
quando si scoprono aspetti complessi della natura, ma anche di umiltà quando teorie
che si pensava avessero scoperto alcuni fenomeni si rivelano invece solo parziali.
Il Papa ha così ribadito la stima della Chiesa verso i ricercatori scientifici e la
gratitudine per i loro sforzi che continua ad incoraggiare. Del resto, ha soggiunto,
anche gli scienziati “apprezzano sempre più il bisogno di aprirsi alla filosofia”
per scoprire la "fondazione logica ed epistemologica” della loro metodologia:
“For
her part, the Church is convinced that scientific…” “Da parte sua –
ha affermato – la Chiesa è convinta che in definitiva l’attività scientifica riceva
dei benefici dal riconoscimento della dimensione spirituale dell’uomo e la sua ricerca”
di risposte ultime. Parole corredate da un auspicio per la collaborazione tra fede
e scienza:
“Scientists do not create the world…” “Gli
scienziati – ha detto – non creano il mondo”. Piuttosto, cercano di imitare le leggi
che la natura ci manifesta. L’esperienza degli scienziati come esseri umani, ha proseguito,
è perciò quella della percezione di una legge, di un logos. Ciò, ha osservato, ci
porta “ad ammettere l’esistenza di una Ragione onnipotente che è altro dall’uomo e
che sostiene il mondo”. Questo, ha rilevato, è “il punto di incontro tra la scienza
naturale e la religione”. Come risultato, dunque, la scienza “diventa un luogo di
dialogo, di incontro tra l’uomo e la natura e, potenzialmente, perfino tra l’uomo
e il suo Creatore”. Guardando poi all’esperienza scientifica del XX secolo, tema della
Plenaria dell’Accademia, il Papa ha offerto un’ulteriore riflessione sui risultati
che la scienza dovrebbe perseguire:
“First, as increasing accomplishments
of the sciences…” “Innanzitutto – ha constatato – poiché il moltiplicarsi
degli sviluppi scientifici accrescono la nostra meraviglia sulla complessità della
natura, è sempre più percepito il bisogno di un approccio interdisciplinare legato
ad una riflessione filosofica che conduca ad una sintesi”. Inoltre, ha detto ancora,
il progresso scientifico deve sempre essere realizzato in vista della fraternità e
della pace, “per aiutare a risolvere i grandi problemi dell’umanità e per dirigere
gli sforzi di ognuno verso il vero bene dell’uomo e lo sviluppo integrale dei popoli
del mondo”. Nel XXI secolo, ha concluso il Papa, il progresso si potrà dunque davvero
definire positivo se gli scienziati riusciranno ad applicare le loro scoperte tenendo
conto di ciò che è giusto e buono.