Indonesia sconvolta dallo tsunami e dall'eruzione del vulcano Merapi. Oltre 300 le
vittime
L’Indonesia si mobilita per far fronte sia allo tsunami, seguito ad un terremoto di
magnitudo 7.7, sia all’eruzione del vulcano Merapi, che hanno causato oltre 300 morti
e un numero ancora imprecisato di dispersi. Le zone più colpite sono l'arcipelago
delle Mentawai, devastate dal sisma, e l’isola di Giava, dove diversi villaggi sono
stati interamente coperti da una colata di lava e cenere. Il servizio di Maria Grazia
Coggiola:
Nelle difficoltà
dei soccorsi, la Caritas Internationalis ha offerto 60mila euro e le organizzazioni
nazionali sono al lavoro. Ottimista la Chiesa locale, in prima linea negli aiuti alla
popolazione. Sentiamo la testimonianza da Padang di Padre Fernando Abis, superiore
regionale dei Saveriani per la zona di Sumatra. L’intervista è di Gabriella Ceraso:
R. – Ci sono
parecchi villaggi che non sono stati ancora raggiunti. Ci sono tante, tante case distrutte.
Anche le scorte di cibo sono state spazzate via…
D. – Voi vi siete organizzati
in qualche modo?
R. – Sì, la diocesi ha già mandato sul posto tre incaricati
della Caritas. Siamo in contatto anche con organizzazioni missionarie e umanitarie
di Jakarta e sembra anche che stiano arrivando aiuti di una certa consistenza.
D.
– Sono scattati anche aiuti ed interventi del governo?
R. – Il governo sta
mandando navi che trasportano quello che si può radunare così, in tutta fretta. Sembra
che anche il vice presidente sia arrivato qui, a Sumatra, mentre il presidente si
è recato a Java.
D. – Crede che ci saranno richieste specifiche, ci sarà bisogno
anche di un massiccio intervento internazionale?
R. – Tra poco ci sarà un incontro
in diocesi con il vescovo e si saprà meglio se ci sarà bisogno di un massiccio intervento
dall’esterno. Penso che a richiedere maggiore attenzione siano i contributi alla ricostruzione
delle case e dei villaggi.
D. – Per quanto riguarda invece il vulcano Merapi,
le informazioni dicono che questa eruzione fosse prevedibile...
R. – Sì, già
da una settimana c’era il preallarme e chi poteva mettersi in salvo l’ha fatto. Quello
che non era prevedibile penso fosse la nube calda, incandescente, che è scivolata
sul fianco del vulcano, dove ci sono state le vittime.