Indonesia: oltre 340 morti per lo tsunami, centinaia i dispersi
Si aggrava il bilancio delle vittime dello tsunami, seguito al terremoto di magnitudo
7.7, che ha colpito l’Indonesia, già fortemente provata dalle calamità naturali. Le
autorità di Jakarta hanno riferito che il numero dei morti è salito a 343, mentre
i dispersi sono oltre 330. Cominciano intanto ad arrivare i primi soccorsi e gli aiuti
nelle zone più devastate dell'arcipelago delle Mentawai, al largo di Sumatra, mentre
sull’isola di Giava è cominciata la sepoltura delle vittime dell'eruzione del vulcano
Merapi, che ha provocato altre 33 vittime. Per un aggiornamento sulla situazione,
Giada Aquilino ha raggiunto telefonicamente Matteo Amigoni, rappresentante
di Caritas Italiana in Indonesia, che in questi giorni sta operando nella zona di
Padang:
R. – La situazione
è ogni minuto e ogni ora sempre più grave. Si parla di più di 500 case fortemente
danneggiate e circa quattromila sfollati. La zona delle Mentawai, di fronte Padang,
è distante 200 km dal primo porto più grande, per cui si fa molta fatica a raggiungere
questa zona. Ci sono più di 12 ore di nave da fare e in un periodo come questo, in
cui imperversano le piogge, è ancora più difficile da un punto di vista logistico.
C’è stato il terremoto, l’abbiamo sentito quella sera, siamo scappati fuori, sotto
l’acqua, però poi alla televisione hanno detto che era tutto a posto. Solamente il
giorno dopo le comunicazioni sono riprese, sono arrivati i primi sms dai parroci e
dalle suore di là e ci hanno detto: abbiamo perso 7 persone, non le troviamo più,
adesso sono 20, fino a che siamo arrivati alle cifre di adesso. Il problema è che
è veramente difficile capire un po’ di più. Oggi partirà la seconda nave di aiuti
della Caritas locale, la Caritas di Padang. Noi, come Caritas Italiana, fin dal primo
momento siamo stati vicini ai nostri colleghi e li stiamo aiutando anche ora. L’imbarcazione
che partirà ha a bordo materiali di soccorso, quindi acqua, tende per ripararsi dalla
pioggia, vestiti, qualcosa da mangiare, taniche per ricuperare l’acqua pulita e così
via.
D. –Qual è l’emergenza più grande in questo momento?
R.
– Cercare di dare un riparo agli sfollati. Ci diceva uno dei parroci delle isole Mentawai
che stanno andando a cercare nelle zone un po’ più remote per vedere com’è la situazione.
Poi l’attenzione alle epidemie perché dopo qualche giorno, se l’acqua non è buona,
c’è anche questo pericolo. Anche le medicine stanno per essere portate. C’è da dire
che il governo sta inviando navi militari con materiale e con generi di primo soccorso
insieme anche ad altre organizzazioni locali. La Caritas di Padang da molti anni lavora
alle isole Mentawai che sono poverissime: non ci sono le strade, ci si muove da un’isola
all’altra solamente con la nave.
D. – Ci sono notizie a proposito del
vulcano Merapi? In quelle zone qual è la situazione?
R. – Anche nella
zona del vulcano Merapi - che è più a est rispetto alle isole Mentawai, a circa duemila
km - la situazione è abbastanza grave; c’è stata una caduta di ceneri infuocate. La
Caritas locale sta aiutando gli evacuati. Si parla di 15 mila, ormai, per arrivare
a 20 mila persone, ospitate dalla Caritas locale sotto i tendoni. Servono acqua, cibo,
tende e vestiti ma anche le mascherine per le ceneri, il collirio per gli occhi, medicine
per la tosse. Queste sono le cose che servono nel momento in cui ci sono esplosioni
del genere.
D. – Il Papa nelle scorse ore ha levato un appello alla
comunità internazionale per fornire il necessario aiuto e per alleviare le pene di
quanti soffrono per le devastazioni in Indonesia e non solo. In questo quadro, qual
è l’appello delle Caritas sul posto?
R. – Sia ieri, sia oggi le televisioni
indonesiane hanno ripreso l’appello del Papa e il messaggio di vicinanza alle vittime
dei disastri qui in Indonesia. E’ molto interessante, perché l’Indonesia è un Paese
a maggioranza musulmana ma si riconosce in ogni caso l’impegno delle Caritas locali
e anche di Caritas Italiana che, senza distinzioni, portano aiuti a chi ne ha bisogno.
Gli appelli che stiamo facendo in queste ore sono per una raccolta fondi: anche Caritas
Italiana la sta facendo, perché veramente ogni euro in più può essere una tenda, una
tanica d’acqua o di benzina in più. E’ veramente un modo per aiutare le persone che
sono state colpite dallo tsunami - per dar loro qualcosa da mangiare e una nuova casa
in futuro - e le persone che sono purtroppo sotto le tende e che devono scappare dalla
furia del vulcano.