Vietnam: i vescovi chiedono al governo “spiegazioni” sui sei cattolici sotto processo
Un rinvio del processo contro i parrocchiani di Con Dau e la richiesta di avere spiegazioni
di “come sia legalmente possibile appropriarsi di terreni, case, chiesa e cimitero
per consegnarli a una società, la Sun Investment Corporation”, che intende costruire
un centro turistico. Sono le domande che il presidente della Commissione giustizia
e pace dell’episcopato vietnamita, mons. Paul Nguyen Thai Hop ha rivolto alle autorità
del suo Paese nella prospettiva dell’inizio del processo contro sei cattolici. La
vicenda - riferisce l'agenzia AsiaNews - per la quale i sei parrocchiani sono sotto
processo ha preso il via all’inizio di quest’anno, con la decisione delle autorità
locali di Da Nang di abbattere tutte le case della parrocchia di Con Dau, creata 135
anni fa, per realizzare un centro turistico, senza offrire una onesta compensazione
o un aiuto per una nuova sistemazione. L’area comprende il cimitero della parrocchia
e si estende su un terreno di 10 ettari, a circa un chilometro dalla chiesa. Per 135
anni è stato l’unico luogo di sepoltura per i fedeli e, in passato, era indicato tra
i siti storici protetti dal governo. Fino al 10 marzo, quando agenti della sicurezza
hanno messo un cartello all’ingresso del cimitero con la scritta “Vietato seppellire
in quest’area”. Il 4 maggio durante la processione per il funerale di Maria Tan, 82
anni, la polizia è intervenuta per impedire la sepoltura nel cimitero. Per quasi un’ora
ci furono scontri tra circa 500 fedeli e gli agenti, che ferirono numerosi cattolici
e arrestarono 59 persone. La bara della donna fu tolta alla famiglia e più tardi cremata,
contro la volontà che ella aveva espresso, di essere seppellita accanto al suo sposo
e agli membri della sua famiglia, nel secolare cimitero parrocchiale. Il 22 ottobre
scorso, a pochi giorni dal processo, due avvocati, Duong Ha e Cu Huy Ha Vu, che in
varie occasioni avevano espresso sostegno per la causa dei sei cattolici e volontariamente
stavano provvedendo alla loro difesa, si sono visti negare il permesso di difenderli.
(R.P.)